domenica 11 agosto 2013

Ferragosto: letture, pensieri e appunti

Ferragosto, Paderno mia non ti conosco.. Una settimana di totale distacco della spina è quella che tutti o almeno la maggior parte di noi si attende e si accinge ad affrontare. Una settimana senza giornali, senza internet, senza Tv (film esclusi), senza politica che si spera vada anch'essa in vacanza lasciandoci liberi di leggere e ascoltare altre cose.
La mia settimana di Ferragosto sarà dedicata ai libri, spero di leggerne almeno tre. Quello che sto finendo si intitola "Storia della Repubblica di Salò" dello storico inglese, Frederick William Deakin, un libro del 1962 che in originale aveva il ben più significativo titolo "The Brutal Friendship: Mussolini, Hitler and the fall of Italian Fascism". Ho iniziato a leggerlo, ovviamente, il 3 agosto, dopo aver visto e ascoltato il discorso funebre di Berlusconi dal palco abusivo di via del Plebiscito. Un discorso che mi è venuto istintivo paragonare al discorso del Lirico di Mussolini del dicembre 1944, l'ultimo bagliore dello squallido tramonto di un ex leader. Proprio qui sono arrivato (pag. 724) e la mia lettura si è fermata a questa frase: "Il discorso di Milano di Mussolini creò un'atmosfera di effimera, ma vera euforia, presto dissipata e forse troppo evanescente per poter sfociare in una concreta azione politica".
Il discorso di Roma di Berlusconi ha avuto solo in minima parte lo stesso effetto, anche perché si è trattato di un discorso molto più patetico, il lamento di un perdente senza più dignità, il Tv si è visto sul palco un uomo anziano, piangente, fisicamente debole e senza speranza, sconfitto da sé stesso prima ancora che dai suoi avversari. Un discorso, quello del Lirico, dopo il quale la crisi della "brutale amicizia" tra nazisti e fascisti precipitò a ritmo accelerato verso la disfatta totale, la fuga del Duce verso il "ridotto della Valtellina" travestito da soldato tedesco, l'arresto a Dongo, la fucilazione a Giulino di Mezzegra, il distributore di benzina di piazzale Loreto. Un discorso quello di Roma dopo il quale la crisi dell'avventura berlusconiana sta già galoppando verso la disfatta totale di una politica fallimentare. L'ultima offensiva disperata sull'IMU ne è la prova. Se l'ex Cavaliere provoca la crisi irrigidendosi sulla sua posizione che è solo ideologica, perché tesa solo allo scopo di dare l'impressione di contare ancora qualcosa, l'Italia va a gambe all'aria e questa è un'avventura che nemmeno Berlusconi si può più permettere. A differenza di Mussolini l'ex leader della destra populista ha una via d'uscita per evitare il distributore di benzina: ritirarsi davvero sgombrando il campo e salvando il salvabile, cioè le aziende e la famiglia. 


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