martedì 18 giugno 2013

No alle slot machine...e allo Stato biscazziere


Da tempo il blog del Villaggio Ambrosiano porta avanti una campagna di informazione  meritoria contro la diffusione delle slot machine nei bar padernesi che sono giustamente individuate come il veicolo con il quale la criminalità organizzata si espande sul territorio. Fa notizia questa settimana la scelta di alcuni bar di Palazzolo di rinunciare alle macchine mangiasoldi. I nomi degli esercizi virtuosi sono: Mauri Bar di via Bolivia, Bar Pizzeria di piazza Lampugnani, Teddy Cafè di Via Manzoni, Samovar di fronte alla chiesa di Palazzolo, Chiacchiere e Caffè di via Coti Zelati, i quali rinunciano ad un entrata sicura che mediamente si aggira intorno ai 900 euro al mese.
Alla segnalazione del blog ha risposto un lettore il quale sottolinea che tentare di opporsi al vizio del gioco, come già in passato a quello dell'alcool e del fumo, con i divieti è "inutile" perché, egli dice, gli uomini non diventano virtuosi per decreto. Meglio sarebbe invece spendere soldi e tempo per educarli e informarli offrendo supporto psicologico ai "malati" di gioco compulsivo.
Io non gioco con le slot machine e nemmeno al gratta e vinci. Il gioco automatizzato digitale mi annoia e lo trovo un vizio disperato. Penso però che la perniciosa cultura del gioco d'azzardo diffusa senza freni dall'erario alla ricerca di facili guadagni sulla pelle dei poveracci, sia una delle principali fonti di degrado della nostra società e sia proprio lo "stato biscazziere" una delle cause della diffusione capillare, tramite le slot machine illegali e truccate, della mafia sul territorio nazionale.
Quando il gioco era proibito e lo stato lo consentiva solo in due o tre Casinò autorizzati, in qualche decina di ippodromi, con il tradizionale Banco Lotto e il Totocalcio, il fenomeno era oggettivamente molto, ma molto più contenuto e sostenibile. Basterebbe dunque tornare al passato, eliminare il gioco legalizzato di massa, levare di torno la pletora di gratta e vinci, lotterie d'ogni tipo, sale poker e gioco on line, per ricondurre tutti alla ragione. Ma questo vorrebbe dire per l'Agenzia delle Entrate rinunciare agli introiti fiscali enormi che la malattia del gioco assicura: 13,7 miliardi di euro nel 2012.
Credo pertanto sia giusto continuare a denunciare la criminalità che gira attorno al business del gioco d'azzardo, ma senza dimenticare che il primo "criminale" da denunciare è lo Stato che crea le condizioni dello sfruttamento del vizio e della patologia del gioco d'azzardo di massa, un grande e facile affare al quale la delinquenza viene inevitabilmente invitata a partecipare.  

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