sabato 9 marzo 2013

Ma l'Italia, quando si desta?

Gli apprendisti stregoni della grande stampa, Corriere in testa, sono con le spalle al muro come molti dei loro lettori. 
Dopo avere per mesi fatto campagna elettorale a favore di Grillo e del suo movimento e tentato di mettere in campo il loro campione, Monti, spingendolo a improvvisarsi leader politico, di fronte al fallimento delle loro strategie tese a non fa vincere il centro sinistra, adesso tambureggiano a più non posso per sostenere come unica via d'uscita un nuovo governo del Presidente, sostenuto da centrodestra e centrosinistra "per salvare il Paese". Una riedizione, insomma, del governo Monti senza Monti.
Confido che Bersani resista e che il PD sostenga il suo segretario sulla linea delle fermezza di fronte a questa soluzione che ci condannerebbe ancora una volta all'immobilismo, mentre l'Italia, Paese ingiusto, ineguale, sbagliato, arretrato e in parte non piccola, preda e complice di bande criminali, al Sud come al Nord, avrebbe bisogno per sopravvivere di un vero cambiamento.
Ascoltando i cittadini discutere nei negozi e per strada del bel capolavoro da loro realizzato con il voto del 24-25 febbraio si comincia a percepire un sentimento di paura. 
L'impressione è che di fronte all'Italia ingovernabile e insostenibile confermata dal loro voto si faccia strada nelle menti di molti degli elettori che hanno consegnato l'Italia alla coppia Grillo-Berlusconi, la consapevolezza del grande errore commesso per ignoranza, immaturità, rancore cieco verso la politica, stupidità. E molti di loro adesso balbettano per farsi coraggio l'unica speranza alla quale si è ridotta la loro indignazione: "Si dovranno pur mettere d'accordo".
Io sinceramente spero invece che non si mettano d'accordo e che se non verrà data la fiducia a Bersani in Parlamento, si torni subito alle urne per dar modo ai cittadini di correggere democraticamente il loro errore. Se non si fa così quando mai gli italiani impareranno a comportarsi in modo adulto e responsabile?
Gli elettori devono finalmente imparare ad assumersi la loro parte di responsabilità. Troppo comodo dare sempre la colpa ai "politici". Se oggi l'Italia è ingovernabile è colpa anche di quei milioni di cittadini che in una situazione drammatica come quella in cui ci troviamo da tre anni, hanno continuato a votare imperterriti per un personaggio screditato e ignobile come Berlusconi o hanno preso la scorciatoia Grillo nella illusione che oltre a far bene i comizi il comico genovese sapesse anche governare il Paese e risolvesse qualche loro problema da nulla, come la disoccupazione, la miseria, l'insicurezza, la salute.
Questo popolo di immaturi che non sa autogovernarsi perché in realtà ha paura di qualsiasi governo degno di questo nome e teme le sue regole, deve svegliarsi e imparare in fretta la lezione finché è in tempo: chi sbaglia subisce le conseguenze dei suoi errori, chi pretende di non cambiare e non crescere paga il costo delle sue scelte.

7 commenti:

Gianni Rubagotti ha detto...

Sai cosa dico alle persone che incontro che si lamentano di come vanno le cose?
"E' colpa nostra, perché glielo abbiamo lasciato fare. E finché non ci prenderemo le nostre responsabilità non cambieremo le cose"
Spesso ci pensano un secondo e poi mi danno ragione.

Dopodiché potrei farti un lungo elenco di cose per cui il PD se l'è cercata pure lui.
Ti faccio solo un esempio: chi conosce la legge elettorale sa che è una porcata perché rende quasi impossibile avere la maggioranza al senato.

Ora in campagna elettorale Bersani lo ha ricordato? E che proposta ha fatto per cambiare questa legge assurda?

Il risultato è figlio di una frammentazione politica che sarebbe stata diversa con una legge diversa: avendo la certezza che anche al Senato chi avesse vinto avrebbe avuto la maggioranza i vari Ingroia, Monti etc avrebbero fatto una scelta di campo invece di sperare di cercare di entrare in parlamento per poi mettere sul piatto i parlamentari necessari per raggiungere una maggioranza.

Oppure con una legge uninominale anche alla francese il personale politico sarebbe stato non solo cambiato ma anche con facce nuove più difficili da controllare da parte delle direzioni dei partiti (Grillo compreso che ha recentemente contestato l'assenza nella costituzione del vincolo di mandato del parlamentare).

Forse è questo minore controllo il vero problema?

Oscar Figus ha detto...

http://www.partitodemocratico.it/doc/216408/legge-elettorale-la-proposta-del-pd.htm

Il PD ha una sua proposta di legge elettorale, nell'ultimo anno ha poi provato a discutere con PDL e UDC per cambiare il porcellum anche in modo diverso dalla propria ed ha ricevuto qualcosa come venti proposte diverse dagli stessi soggetti e come risultato nessun cambiamento.
http://www.partitodemocratico.it/tag/legge-elettorale.

Oscar Figus

Gianni Rubagotti ha detto...

Il PD ha una proposta ufficiale di riforma elettorale ufficiale che prevede che il 70% dei seggi sia con uninominale a doppio turno (quindi meno del 75% del mattarellum) e il resto con un complicato meccanismo di proporzionale scorporo e diritto di tribuna.

Di questo andrebbero informati Letta (PD) che a febbraio parlava di uninominale alla francese (che in maniera più semplice ha il 100% di collegi uninominali senza scorpori etc etc) come di uno dei primi provvedimenti del governo Bersani.
E Rughetti (PD) che ieri ha dichiarato che il modello migliore è quello dei sindaci che è proporzionale con le preferenze.

In quali casi nei mesi scorsi un esponente del PD ha spiegato in TV la proposta elettorale del partito? se le mie informazioni sono valide il tema non è praticamente mai stato affrontato nei talk show e in questo modo non si sono stanate le farneticanti proposte di (ulteriore contro)riforma del PDL e non si è obbligato Grillo a dire che riforma elettorale vuole.

Cmq la proposta uninominale del PD non mi sembra sia fatta anche per le Regioni (non mi pare che Ambrosoli l'avesse nel programma) dove abbiamo il proporzionale.

E sappiamo che il proporzionale con grandi circoscrizioni unite alle preferenze è un ottimo brodo di cottura per la vendita dei voti.

Faccio infine notare che sarebbe bello chiedere ai militanti PD se apprezzerebbero la legge all'americana che porta a 2 grandi partiti che si alternano. Secondo me ci sarebbero interessanti sorprese.

So che i dirigenti ribatterebbero dicendo che culturalmente come Italia non siamo preparati. Ma le liste nei comuni sotto i 5000 abitanti generalmente dicono il contrario.

carlo arcari ha detto...

Rubagotti, ho seguito lo scrutinio nel mio seggio e ho notato un fenomeno di cui tenere conto: pochissime preferenze. Dove gli elettori di tutti i partiti potevano esprimerle (alle regionali) non l'hanno quasi mai fatto. Con buona pace delle virulente proteste in questo senso, la preferenza non interessa a nessuno. La gente è davvero strana.

Oscar Figus ha detto...

Cerchiamo di essere precisi, si è detto che noi non abbiamo una proposta di legge elettorale e non è così.

Poi se abbiamo cercato di trovare una soluzione di compromesso con gli altri (a mio avviso responsabilmente) o magari a qualcuno la nostra proposta (sia chiaro legittimamente) non piace è un'altra questione.

Se no passa che le nostre colpe siano non fare proposte e non è così.

Aggiungerei poi un'altra questione. Da noi le proposte passano al vaglio di gruppi di lavoro e vengono presentate in assemblee a vari livelli e votate, non le decide da solo né Bersani né Letta.

Quindi mettiamo dei punti fermi: il PD ha una proposta di legge elettorale come ha proposte sul finanziamento pubblico, sul lavoro, sui diritti, sulla legalità.

Il PD non solo ha un programma ma soprattutto ha un'idea di Paese, ed è un'idea che può anche essere non condivisa da altri, ma è frutto del lavoro di tante persone che meritano rispetto.

In Lombardia abbiamo una diversa legge elettorale ? È un'altra questione, oltretutto con priorità diversa visto che la Lombardia non è ingovernabile.

Mettiamo le cose nell'ordine giusto, poi sicuramente avremo anche delle colpe ma non quella di non aver cercato e di non cercare di cambiare le cose in un Paese che non sopporta nessun cambiamento, ragiona spesso per partito preso, pensa che la responsabilità sia debolezza o addirittura connivenza e preferisce in maggioranza seguire il pifferaio di turno (meglio se molto ricco) piuttosto che elaborare un pensiero necessariamente complesso.

Pesanti esclusi naturalmente ;-)

DOMENICO DI MODUGNO ha detto...

Rubagotti invoca (pretende) la scelta di campo dei vari Ingroia, Monti. L'invocazione di Rubagotti e' in sostanza la riduzione della democrazia e della partecipazione in cambio di governabilita'. Rubagotti magnifica il sistema elettorale vigente negli Stati Uniti d'America. A Lui e ai sostenitori di tal modello va ricordato che fisiologicamente partecipano circa il 50% degli elettori e il Presidente e' eletto con circa il 25%. Con tale consenso spara bombe atomiche in giro per il mondo. Questo sistema ha alta governabilita' non c'e' dubbio ma milioni di cittadini non hanno rappresentanza istituzionale e politica. Spacciare per democrazia la riduzione, la scomparsa dalla scena politica di milioni di cittadini è deformare la realta'. Deformazione,falsificazione che si ottiene sfalsando il principio di una testa un voto, come nel porcellum, il cui risultato è che una forza del 30% ottiene il superbonus del 55% degli eletti. Definire democratici questi sistemi è solo un eufemismo.
Di Modugno Domenico

Gianni Rubagotti ha detto...

Per Arcari: non mi stupisce che nell'ultima campagna elettorale ci siano state poche preferenze. E' stata una campagna con meno mezzi per la crisi e dove Camera e Senato hanno tolto visibilità alle regionali.
Sinceramente quanti mezzi aveva un cittadino non internettiano per conoscere una buona parte dei tantissimi candidati?

Per Figus: Avere collegi uninominali anche per le regionali serve anche a questo: meno barriere per partecipare alla competizione perché il territorio è limitato e contemporaneamente saperne molto di più su chi si presenta. La governabilità non è l'unico valore che deve avere una legge elettorale, altrimenti basterebbe passare alla dittatura.
Non ho detto che il PD non ha una proposta di legge elettorale. Lo sapevo che formalmente c'era. Dico che non mi sembra che ci creda: altrimenti se ne sarebbe sentito parlare di più in campagna elettorale (visto il casino che crea questa ora credo che siamo d'accordo che è un tema importante) e non ci sarebbero dichiarazioni così discordanti tra dirigenti anche di alto livello.

A Di Modugno: è proprio il contrario, i collegi uninominali consentono meglio di conoscere la persona, di giudicarla per il suo passato e non per il colore della maglietta e permettono alla gente di capire le regole del gioco e quindi di partecipare meglio.
Prendiamo 10 passanti per strada e chiediamo loro di spiegarci almeno uno dei 6 sistemi elettorali che ci sono in Italia (praticamente tutti proporzionali), scommetto che facciamo fatica a trovarne uno.
E' democrazia quella in cui posso formalmente votare ma non so un tubo di come poi il mio voto influenzerà gli eletti?