Attesa delusa. Chi sperava che il
Sindaco avrebbe fatto doverosa chiarezza si è dovuto scontrare
contro la sua pervicace reticenza e il solito muro di gomma, tipico comportamento di chi ha una concezione privatistica della politica e della gestione della cosa pubblica.
Nelle sue comunicazioni in apertura di
seduta, Alparone, non ha risposto per niente alle domande sulla brutta e ancora limacciosa faccenda. Si è limitato a ripetere le poche cose
che tutti hanno letto sulla stampa e cioè che lui non ne sapeva
niente, che quando l'ha saputo pochi giorni fa ha chiesto a Salgaro
di dimettersi perché non poteva restare al suo posto nelle
condizioni di morosità fiscale in cui versava, che non avendo
l'assessore colto il suo invito ha proceduto a ritirargli le deleghe.
Il tutto condito con grandi espressioni di comprensione umana e
solidarietà per "l'amico Angelo" che come molti altri
imprenditori combatte contro la crisi, ecc.
Naturalmente sulla realtà
del fantomatico debito tributario, cosa, quanto, da quanto tempo,
come mai lui ne è stato informato solo ieri, e altre domande
interessanti del genere, ha invocato il rispetto della riservatezza
dovuta a Salgaro come se questi non fosse un amministratore in
carica, titolare dei lavori pubblici e altre deleghe importanti, sfiduciato per comportamenti non corretti, ma
un comune cittadino in difficoltà. Un capolavoro di reticenza e
ipocrisia travestite da "sensibilità".
Alla recita del Sindaco ha risposto fin troppo pacatamente il capogruppo del PD , Marco Coloretti. Dopo aver ribadito il concetto che non si trattava di una questione privata come vorrebbe archiviarla Alparone, ma prettamente pubblica, Coloretti ha sottolineato che la "verità" raccontata del Sindaco è opposta e contraria a quella dichiarata ai giornali da Salgaro. Uno dei due evidentemente mente e lasciare le cose come stanno non è possibile. Anche perché ha detto il Capogruppo c'è il rischio che quanto emerso sia solo la punta di un iceberg, "è necessario per tutti avere il massimo della trasparenza e il massimo del chiarimento rispetto a questa vicenda perché fa bene a tutti. Da questo punto di vista sono a chiedere una Commissione di inchiesta piuttosto che la Commissione Capigruppo, in maniera che i dati che questa commissione mette insieme possano essere resi pubblici in fretta evitando speculazioni, pettegolezzi e dichiarazioni al limite dell'assurdo che lo stesso soggetto continua a fare" ha concluso l'esponente del PD.
Dopo di lui sono intervenuti gli altri
due rappresentanti dell'opposizione: Anelli e Cerioni. Il primo ha
chiesto le dimissioni di Sindaco e giunta "sia per questa
vicenda che per il recente risultato elettorale" con il quale i
padernesi hanno espresso la loro sfiducia al centro destra. Il
secondo ha confermato che la questione non può non venire chiarita
in tutti suoi aspetti e una Commissione d'inchiesta è necessaria.
Ha ricordato infine che "Se questa vicenda fosse avvenuta in una
grande città, sarebbe su tutti i giornali e avrebbe provocato la
caduta della giunta".
Dal settore della maggioranza nessuno
ha aperto bocca, come al solito, anche per loro si tratta evidentemente di una faccenda privata
da non raccontare ai padernesi. A mettere il coperchio al pentolone ci ha pensato il presidente Papaleo che ha negato la
necessità di una Commissione per appurare i fatti. I consiglieri che
vogliono sapere come stanno le cose - ha detto - possono sempre chiedere l'accesso
agli atti e poi farne quello che credono.
"E noi lo faremo sicuramente dai
prossimi giorni – ha dichiarato dopo la seduta Marco Coloretti –
questa pentola piena di brodaglia poco trasparente va scoperchiata per il
bene di tutti e tutto il suo contenuto va sottoposto al giudizio dei cittadini che
hanno diritto di sapere come vengono amministrati".
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