Un buco che purtroppo non farà fare nessun passo avanti alla nostra
città perché gli estensori del piano hanno rinunciato fin dall'inizio ad affrontare il suo più
grande problema urbanistico: l'integrazione di una città dispersa in
sette quartieri da sempre separati che non comunicano tra loro.
Del problema di cui sopra nel PGT se ne parla, ma in
centinaia di pagine di progetti veri o presunti non si fornisce
un'idea credibile di soluzione. Si parla di "corridoi
verdi" di "reticoli idrici", di "varchi
ecologici", ma si tratta, appunto di parole. I sette
quartieri che orbitano ognuno per conto proprio nella vaga e debole
atmosfera gravitazionale della città, restano tali, cioè più asteroidi che satelliti
riconoscibili di un sistema urbano definito.
Il PGT di
Alparone-Bogani su questo fronte ha deposto le armi prima ancora di
scendere in campo per incapacità progettuale, insomma mancanza
totale di idee. Per il piano urbanistico adottato dalla
maggioranza di centro destra, Paderno Dugnano, resterà quel che è
attualmente: una città disconnessa e incomunicabile, con sette
frazioni chiuse nelle rispettive parrocchie che oltre tutto non
comunicano nemmeno tra loro e danno più la sensazione di voler
competere al posto di collaborare.
Mi rendo conto che il problema è
difficile, ma una cosa è certa, se si continua a tentare un
approccio basato solo su ipotetiche e improbabili infrastrutture
fisiche per riempire i vuoti esistenti tra un quartiere e l'altro,
non se ne verrà mai a capo. A mio avviso l'unico mezzo di cui una "città dispersa" come la nostra dispone per
tentare un'integrazione possibile, nell'era in cui il concetto di
"rete" si impone ovunque, è la cultura, e le uniche strutture
fisiche sulle quali un'amministrazione può e deve
investire per connettere finalmente la città almeno in modo virtuale sono quelle culturali.
Nei sette tra centri urbani e frazioni di
Paderno Dugnano oggi non ci sono. Per questo vanno progettati e
realizzati nei prossimi cinque anni una serie di nodi culturali, attivi ed attrattivi, aperti
e interconnessi che messi in rete daranno vita alla nuova città
virtuale la cui downtown, c'è già ed è
la Biblioteca civica Tilane che con lo Spazio Metropolis 2.0
costituiscono le uniche dotazioni culturali esistenti situate a Paderno e a Dugnano.
Quali potrebbero essere gli altri nodi?
Ad esempio un Auditorium - Conservatorio a Palazzolo che valorizzi e
metta a sistema le iniziative musicali già esistenti in loco. Un
centro di formazione per i mestieri della moda, dello stile e del
design a Calderara con show room e outlet. Un incubatore di progetti
di impresa basati sulle tecnologie green a Incirano con sede nella
Villa Gargantini. Altri nodi simili dovrebbero venire individuati e messi in rete al Villaggio Ambrosiano, a Cassina Amata. In questo
modo la Paderno del futuro verrebbe integrata da un insieme di
attività e infrastrutture culturali che ne costituiranno la
nervatura, il vero "reticolo idrico" di scambio e
comunicazione della possibile città policentrica.
La cultura è il mezzo e il motore del futuro. Investire risorse su questo equivale a creare una grande impresa produttiva e a dare un ruolo alla nostra città nello scenario della città metropolitana milanese.
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