martedì 18 dicembre 2012

PGT: infrastrutture culturali per integrare la città dispersa

Quello che penso del PGT adottato la scorsa settimana dalla giunta padernese l'ho già scritto quima dopo aver seguito tutto il dibattito in consiglio comunale ed essermi riletto i documenti presentati ho visto chiaramente qual è il vero punto debole di questo lavoro. 
Un buco che purtroppo non farà fare nessun passo avanti alla nostra città perché gli estensori del piano hanno rinunciato fin dall'inizio ad affrontare il suo più grande problema urbanistico: l'integrazione di una città dispersa in sette quartieri da sempre separati che non comunicano tra loro.
Del problema di cui sopra nel PGT se ne parla, ma in centinaia di pagine di progetti veri o presunti non si fornisce un'idea credibile di soluzione. Si parla di "corridoi verdi" di "reticoli idrici", di "varchi ecologici", ma si tratta, appunto di parole. I sette quartieri che orbitano ognuno per conto proprio nella vaga e debole atmosfera gravitazionale della città, restano tali, cioè più asteroidi che satelliti riconoscibili di un sistema urbano definito. 
Il PGT di Alparone-Bogani su questo fronte ha deposto le armi prima ancora di scendere in campo per incapacità progettuale, insomma mancanza totale di idee. Per il piano urbanistico adottato dalla maggioranza di centro destra, Paderno Dugnano, resterà quel che è attualmente: una città disconnessa e incomunicabile, con sette frazioni chiuse nelle rispettive parrocchie che oltre tutto non comunicano nemmeno tra loro e danno più la sensazione di voler competere al posto di collaborare.
Mi rendo conto che il problema è difficile, ma una cosa è certa, se si continua a tentare un approccio basato solo su ipotetiche e improbabili infrastrutture fisiche per riempire i vuoti esistenti tra un quartiere e l'altro, non se ne verrà mai a capo. A mio avviso l'unico mezzo di cui una "città dispersa" come la nostra dispone per tentare un'integrazione possibile, nell'era in cui il concetto di "rete" si impone ovunque, è la cultura, e le uniche strutture fisiche sulle quali un'amministrazione può e deve investire per connettere finalmente la città almeno in modo virtuale sono quelle culturali. 
Nei sette tra centri urbani e frazioni di Paderno Dugnano oggi non ci sono. Per questo vanno progettati e realizzati nei prossimi cinque anni una serie di nodi culturali, attivi ed attrattivi, aperti e interconnessi che messi in rete daranno vita alla nuova città virtuale la cui downtown, c'è già ed è la Biblioteca civica Tilane che con lo Spazio Metropolis 2.0 costituiscono le uniche dotazioni culturali esistenti situate a Paderno e a Dugnano.
Quali potrebbero essere gli altri nodi? Ad esempio un Auditorium - Conservatorio a Palazzolo che valorizzi e metta a sistema le iniziative musicali già esistenti in loco. Un centro di formazione per i mestieri della moda, dello stile e del design a Calderara con show room e outlet. Un incubatore di progetti di impresa basati sulle tecnologie green a Incirano con sede nella Villa Gargantini. Altri nodi simili dovrebbero venire individuati e messi in rete al Villaggio Ambrosiano, a Cassina Amata. In questo modo la Paderno del futuro verrebbe integrata da un insieme di attività e infrastrutture culturali che ne costituiranno la nervatura, il vero "reticolo idrico" di scambio e comunicazione della possibile città policentrica.
La cultura è il mezzo e il motore del futuro. Investire risorse su questo equivale a creare una grande impresa produttiva e a dare un ruolo alla nostra città nello scenario della città metropolitana milanese.  

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