giovedì 8 novembre 2012

Stop alla deportazione in Germania dei randagi italiani


Della deportazione in Germania dei cani e gatti randagi italiani non ne sapevo niente fino a quando non ho ricevuto dal mio amico Samuele Rocca questo invito a firmare una petizione al riguardo che gira sulla rete di cui riproduco il testo per gli interessati:

To: PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA E PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Si chiede alle Autorità Italiane che siano presi seri e definitivi provvedimenti per interrompere la deportazione di cani e gatti randagi in Germania. Cani randagi rastrellati e inviati in Germania in condizioni precarie e illegali. Le spedizioni hanno l’apparente scopo di favorire le adozioni internazionali, ma in realtà non si bene che fine facciano poi tutti queste povere creature : una volta passato il confine si perde la traccia di almeno il 60 per cento di loro
Si teme, che le centinaia di esemplari che ogni mese raggiungono la Germania facciano un’atroce fine nei laboratori di vivisezione.  Questo spinge a chiedere urgenti provvedimenti.

Con un comunicato, l' Associazione italiana difesa animali ed ambiente (AIDAA) ha espresso preoccupazione e sdegno per una pratica che sta coinvolgendo in particolar modo il centro-sud Italia; cani randagi rastrellati e inviati in Germania in condizioni precarie e illegali.
Il destino delle centinaia di esemplari che ogni mese raggiungono il territorio tedesco e tutt'altro che chiaro; per la maggior parte di loro si prospetta una fine atroce nei aboratori di vivisezione.

Stando alle informazioni raccolte sul fenomeno dei rastrellamenti, le associazioni che li eseguono sotto copertura di fiduciari italiani sono diverse, ma tutte riferibili a persone di nazionalità tedesca o austriaca che vivono in Italia.
Due i sistemi usati con l'obbiettivo unico di rastrellare cani randagi da inviare nei canili tedeschi dei quali si perde  traccia per oltre il 60%una volta attraversato il confine. Il primo metodo, usato in modo particolare nel sud Italia, prevede il contatto diretto con i proprietari dei canili privati (molti dei quali in odore di malavita o di utilizzo per i cani per i combattimenti). A loro vengono proposti viaggi di 60-70 cani al mese verso la Germania; viaggi che fruttano mediamente dai 10 ai 30 euro a cane per un totale di un incasso di oltre 10.000 euro l'anno per ciascun canile.
Il secondo sistema invece, si sta diffondendo in particolar modo nel Lazio e in alcune zone del sud italia. Un metodo messo appunto da una signora di origine austriaca nota organizzatrice di questi viaggi, che si rivolge direttamente ai sindaci dei comuni con alto tasso di randagismo, a questi offre la soluzione del problema intestandosi i cani (o intestandoli a nomi compiacenti) e portandoli in Germania.
Il tutto avviene attraverso delle convenzioni dirette tra la donna e i sindaci dei comuni italiani coinvolti, senza tener minimamente conto, come sottolinea AIDAA, della legge 281/91 promulgata con lo scopo di tutelare gli animali di affezione, proteggere gli animali randagi nonche' prevenire il randagismo.
E' chiaro dunque che in Germania tra coloro che lanciano campagne europee contro i canili lager del sud Italia, si nascondono uomini senza scrupoli che attraverso i loro complici italiani vanno in cerca delle zone adatte (di solito quelle in cui sono poco presenti le associazioni protezionistiche italiane o i piccoli paesi) dove rastrellare i cani. Questi ultimi una volta giunti a destinazione, vengono in minima parte dati in adozione; per gli altri, come detto, dalle strade si passa direttamente ai laboratori di vivisezione.
AIDAA lancia l'allarme e chiede l'intervento dei Carabinieri del Nas del ministero della sanità per i controlli del caso.



Nessun commento: