domenica 28 ottobre 2012

Quel pugile suonato sospinto sul ring


Il vaniloquio televisivo di un Berlusconi, sfigurato dal make up che cercava di nascondere sotto i posticci le devastazioni fisiche inferte al suo corpo stremato da una ormai patetica volontà di potenza, è stato uno spettacolo davvero desolante.
Con un monologo interminabile, che lui ha chiamato "conferenza stampa", trasmesso dal salone di una delle sue ville brianzole davanti a una platea di complici, l'ex leader della destra italiana ha ripetuto come un disco rotto le solite penose bugie già raccontate mille volte. Per un'ora ha dato sfogo al suo livore impotente contro tutto e tutti: la Magistratura che ha preteso di giudicarlo e condannarlo definendolo un criminale, la Costituzione democratica che non lo tutela nella sua pretesa di impunità, il presidente Monti che lo ha emarginato dalla vita politica nazionale, Merkel e Sarkozy che lo hanno ridicolizzato pubblicamente assassinando la sua già scarsa credibilità internazionale, gli italiani, infine, che lo considerano un bugiardo patologico e non gli hanno mai dato il 51% dei consensi.
A parte la sua noiosa denuncia della magistratura politicizzata e comunista, in estrema sintesi, egli ha dichiarato che la recessione è stata provocata dal governo Monti che ha aumentato le tasse. Ha minacciato per questo di togliergli la fiducia prima della fine del mandato, ma ha ammesso che le reazioni dei mercati finanziari a una mossa del genere creerebbero danni al Paese. Ha ribadito la necessità di "restare in campo" (smentendo il suo addio di due giorni fa), pur confermando le primarie PdL di dicembre per la scelta del candidato premier chiarendo che non vi parteciperà, smentendo così quanto dichiarato in mattinata.
Il vaniloquio è continuato offrendo agli italiani una visione anrticipata di quello che sarà il suo programma elettorale per il 2013. Egli ha detto che vuole continuare l'opera iniziata nel 1994 promettendo agli elettori: abrogazione dell'Imu e riduzione immediata delle tasse. Secondo lui l'Italia vive in "un regime di polizia tributaria" oltre che in una "magistratocrazia". Per porre fine a questa situazione ha promesso di "cambiare totalmente la politica imposta dalla Germania" opponendosi così all'Unione europea e a cambiare la Costituzione (anche questa comunista) per rendere governabile l'Italia .
Il discorso di Berlusconi ascoltato ieri sembrava quello pronunciato al Lirico alla vigilia della Liberazione da un Mussolini al tramonto. Un discorso disperato nel quale il dittatore mediatico sconfitto (come il suo predecessore) ha tentato di recuperare con le solite promesse mai mantenute in 20 anni di avventura politica, un feeling con la folla televisiva che appare irrimediabilmente spezzato.
Qualcuno ancora una volta gli crederà? Questa è la scommessa sulla quale sembra voler puntare il vecchio e stanco Cav, sospinto per non dire spintonato dai suoi più fanatici e interessati sostenitori nel centro del ring elettorale, a combattere come un pugile suonato il suo ultimo round. Possiamo prevedere facilmente che come tutte le dittature mediterranee anche questa finirà male. La piazzale Loreto elettorale è ormai vicina.

1 commento:

Gianni Rubagotti ha detto...

Io sono d'accordo sul fatto che l'Italia non è una democrazia e che qui gli organismi eletti (o nominati) sono limitati nei poteri da molti organismi non eletti che non devono rendere conto che a se stessi.

Berlusconi resta sempre se stesso e continua in quello che è la cifra della sua storia politica: chiedere il voto perché il paese ha bisogno di riforme fortemente liberali e poi non farle anzi dare una mano ai poteri forti che condanna a parole per perpetrarsi come ha fatto con gli ordini professionali e i magistrati stessi quando nel 1999 ha chiesto agli italiani di non andare a votare per i referendum che avrebbero riformato la giustizia.

Ma Berlusconi non è stato solo in questi 20 anni: mi ricordo un intervento di Rimoldi del PDL in consiglio comunale che giustificava la riforma Gelmini dicendo che c'erano professori che leggevano il giornale invece di lavorare. Poi uno va a vedere la riforma Gelmini e scopre che lascia al loro posto i baroni universitari e danneggia i precari che sono l'anello debole della catena e quelli + motivati all'insegnamento.

L'imballaggio liberale sulla vecchia democrazia cristiana che ha inventato Berlusconi è un format tuttora diffuso (basti sentire Casini) e credo anche con una grande audience perché fa comodo a tanti cittadini che vogliono cambiare tutto per lasciare tutto (e nel tutto soprattutto se stessi) il più possibile com'è.