mercoledì 24 ottobre 2012

Coloretti: "La crisi della giunta Alparone è politica"


Lunedì sera come tutti sanno la giunta Alparone è scivolata malamente nel tentativo arrogante di far approvare, senza averne i numeri, la sua delibera di scioglimento della società partecipata Energie Locali titolare del servizio di illuminazione della città. Ma non si è trattato di un incidente di percorso. Dietro a questo episodio c'è un problema politico grande come una casa che il sindaco tenta senza riuscirci di nascondere. Su questo problema abbiamo intervistato il capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale Marco Coloretti:

Da dove cominciamo, capogruppo Coloretti?”
Cominciamo rivendicando al gruppo del PD il merito di fare un’opposizione seria e senza sconti. Come ha ben ricordato il consigliere Boggia, interpretando al meglio la nostra protesta, solo l’arroganza dei numeri può soverchiare il nostro tentativo di porre una questione di metodo istituzionale e di sostanza democratica nel merito di una decisione così importante come lo scioglimento di Energie Locali.”
Era così necessario l’abbandono dell’aula?”
Sì, per tre ragioni: avevamo chiesto in commissione che ci fosse più tempo per approfondire un argomento così importante alla luce di tante variabili in corso e di soluzioni alternative possibili (vedi anche l’intervento del nostro consigliere Massetti su questo blog). Ci hanno risposto che la decisione era presa e solo su nostra forte pressione abbiamo ricevuto qualche informazione in più, che non ha però dissipato i dubbi sull’eccessiva fretta di chiudere questa partita, anzi. Anche in commissione ci hanno ricordato che loro “avevano i numeri” per votarla, ma di fatto non sanno contare, almeno fino a 16.”
Quindi gli avete fatto lo sgambetto…”
Non siamo lì a giocare, almeno noi. Voglio ricordare che abbiamo garantito il numero legale già in un’altra occasione (orti comunali), anche in presenza di una deliberazione su cui non c’era pieno assenso. Ma allora almeno se ne discusse. E già un’altra volta abbandonammo l’aula, quando era chiaro che decisioni importanti (termovalorizzatore) già preconfezionate dovevano essere votate senza “disturbare il manovratore”. Bhe, i numeri quella sera c’erano anche senza di noi, ma guarda un po’ anche altri due consiglieri di maggioranza ci seguirono. Quindi, quello che noi poniamo riguarda anche il ruolo del consiglio comunale nel suo insieme, non è schermaglia politica. Ed è proprio qui che ne è derivato il secondo motivo per non stare in aula.”
Cioè?”
Quella sera non funzionavano le riprese video, non so se fosse funzionante l’audio per i cittadini a casa, ma spero che qualcuno abbia scattato almeno una foto. I banchi della giunta, completamente dimezzati: all’assente per eccellenza (ma possibile che il punto riguardasse l’illuminazione pubblica soprattutto per le sue ricadute di manutenzione e non ci fosse l’assessore ai lavori pubblici? Non si dice di intervenire – quello meglio di no – ma almeno di esserci) si aggiungeva l’intera pattuglia dei tre assessori leghisti più un consigliere comunale, quel consigliere vicepresidente della commissione bilancio che una volta nominato Torraca assessore magari si aspettava una promozione e invece non l’avrà – o forse era raffreddato. L’assenza in contemporanea dei tre assessori della Lega forse era un caso, ma non è per caso che la Lega a Paderno è commissariata, anche se non è dato sapere per fare cosa. Nel PdL altre tre assenze: una giustificata per studi all’estero (una mano in fuga, mi si perdoni la battuta) e altri due malati. O c’è un’epidemia o c’è qualche problema “politico”, io propendo per la seconda con questa unica osservazione. Nel 2009 sarebbero stati tutti presenti anche con le stampelle, com’è accaduto. Nel 2012 basta il raffreddore per non venire in consiglio. Se c’è qualcuno che deve essere richiamato al senso di responsabilità è il Sindaco e la sua maggioranza. Decisioni importanti per la città non si possono prendere in un consiglio comunale svogliato, disattento e pieno di piccoli protagonismi al limite della decenza. Ma non finisce qui.”
C’è la terza ragione”
Finora abbiamo parlato di metodo, ora parliamo di sostanza. La delibera di scioglimento di Energie Locali, che riguarda appunto la società che si occupa della manutenzione e dell’efficienza dei 6.800 circa punti luce a Paderno, con una spesa annua superiore al mezzo milione di euro, viene presentata come ineludibile e ineluttabile (normativa vigente, provvedimenti sulle società di servizi per i comuni della nostra dimensione, la spending review). Però la delibera che voteremo in consiglio – se non sarà cambiata – prevede solo lo scioglimento, ma non indica alcuna soluzione. Ma come? Il consiglio comunale non è l’organo di controllo e di indirizzo delle scelte amministrative? Ebbene, che controllo possiamo esercitare sulle possibili alternative di gestione dell’illuminazione pubblica e di conseguenza che indirizzo possiamo dare perché all’uscita da Energie Locali corrisponda un servizio adeguato per questa città – visto che il tema non può essere sempre e solo “risparmio della spesa” ma anche “invarianza dei servizi” e quindi una resa efficiente della spesa prevista? Se quella delibera passa, l’intera posta ha già una strada segnata: si finisce attraverso Consip in mano allo stesso gestore da cui ce ne andammo anni fa, dimostrando miglior efficienza in una gestione pubblica di servizio di quanto non fosse allora – con risparmio notevole per punto luce e migliore resa del servizio. Questo perché con Consip – da cui non c’è obbligo di acquisire il lotto, perché si potrebbe comunque ricorrere a gara con gli stessi parametri – si premia di fatto l’abbattimento dei costi (e non è sufficiente) soprattutto a ragione di un contratto esteso che impegnerebbe l’amministrazione per ben 9 anni di durata dell’appalto. E’ possibile chiedere al consiglio comunale un sussulto di dignità e quindi un approfondimento vero sia della questione in oggetto sia del tema che sta sullo sfondo delle società partecipate dagli enti locali, che vanno sciolte se sono dei carrozzoni per dare posti ai politicanti ma che invece vanno difese se riescono a dare un servizio a costi congrui ai cittadini? E si può pensare di fare lamentele su tutto, ma quando viene l’occasione per fare veramente una battaglia istituzionale decente, coinvolgendo tutte le forze politiche, si sceglie la strada “tecnica” – tecnicista, visto che dopo il voto in consiglio, saranno i direttori di settore a svolgere tutto – per mancanza di una vera strategia politica? Chi l’ha detto che è una battaglia persa? Anche il catasto lo abbiamo portato all’ente con una modifica di legge in Parlamento, ma allora Paderno aveva una guida politica, ora non ce l’ha più.”
Cosa vi aspettate succeda, adesso?”
Il Sindaco si è dichiarato pronto a riconvocare il consiglio per lunedi. Questo naturalmente senza aver ritirato il punto e quindi dando per scontato che la deliberazione in campo quella è e quella rimane. Una dimostrazione di muscoli senza senso. Noi continueremo la nostra battaglia perché dentro il consiglio comunale venga presa in considerazione la nostra ipotesi di rivedere, insieme all’attuale CdA di Energie Locali, quali possono essere le alternative sia perché la società non si sciolga sia perché, qualora dovesse farlo, si possano vagliare soluzioni diverse, anche coinvolgendo i comuni di Cormano e Sesto con cui siamo soci. Ma difficilmente saremo ascoltati, a meno che…”
A meno che?”
A meno che si cominci a tamburo battente a far capire a tutti i cittadini interessati a questa città che è ora di tornare a farsi vedere in consiglio comunale. E’ facile criticare l’opposizione – qualcuno dice poco visibile – i partiti – che vorremmo tutti più attivi, più capaci di suscitare interesse nella politica -, noi che siamo lì ma non “rovesciamo il mondo”. Tutto vero: però io vengo da una cultura politica forse superata che pensa ancora che sia la partecipazione a fare la forza. Questa è un’occasione, un’occasione importante che va la di là del merito stesso della decisione in gioco: è un riappropriarsi degli interessi della città che non possono stare sotto l’ombrello delle “maggioranze” (qualunque esse siano) ma devono diventare un terreno fertile di confronto e di partecipazione per scegliere la città che vogliamo. Non voglio la claque in consiglio comunale, di cui qualcuno andava pomposamente fiero nel 2009: voglio che ritornino i cittadini, che sentano con le proprie orecchie, che vedano con i propri occhi e che scelgano con il proprio cervello cosa è meglio. Solo con la presenza fisica obbligheremo tutti a pensare prima di alzare la mano.”

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