Lunedì
sera come tutti sanno la giunta Alparone è scivolata malamente nel
tentativo arrogante di far approvare, senza averne i numeri, la sua
delibera di scioglimento della società partecipata Energie Locali
titolare del servizio di illuminazione della città. Ma non si è
trattato di un incidente di percorso. Dietro a questo episodio c'è
un problema politico grande come una casa che il sindaco tenta senza
riuscirci di nascondere. Su questo problema abbiamo intervistato il
capogruppo del Partito Democratico in Consiglio comunale Marco
Coloretti:
“Da dove cominciamo, capogruppo Coloretti?”
“Cominciamo
rivendicando al gruppo del PD il merito di fare un’opposizione
seria e senza sconti. Come ha ben ricordato il consigliere Boggia,
interpretando al meglio la nostra protesta, solo l’arroganza dei
numeri può soverchiare il nostro tentativo di porre una questione di
metodo istituzionale e di sostanza democratica nel merito di una
decisione così importante come lo scioglimento di Energie Locali.”
“Era
così necessario l’abbandono dell’aula?”
“Sì,
per tre ragioni: avevamo chiesto in commissione che ci fosse più
tempo per approfondire un argomento così importante alla luce di
tante variabili in corso e di soluzioni alternative possibili (vedi
anche l’intervento del nostro consigliere Massetti su questo blog).
Ci hanno risposto che la decisione era presa e solo su nostra forte
pressione abbiamo ricevuto qualche informazione in più, che non ha
però dissipato i dubbi sull’eccessiva fretta di chiudere questa
partita, anzi. Anche in commissione ci hanno ricordato che loro
“avevano i numeri” per votarla, ma di fatto non sanno contare,
almeno fino a 16.”
“Quindi
gli avete fatto lo sgambetto…”
“Non
siamo lì a giocare, almeno noi. Voglio ricordare che abbiamo
garantito il numero legale già in un’altra occasione (orti
comunali), anche in presenza di una deliberazione su cui non c’era
pieno assenso. Ma allora almeno se ne discusse. E già un’altra
volta abbandonammo l’aula, quando era chiaro che decisioni
importanti (termovalorizzatore) già preconfezionate dovevano essere
votate senza “disturbare il manovratore”. Bhe, i numeri quella
sera c’erano anche senza di noi, ma guarda un po’ anche altri due
consiglieri di maggioranza ci seguirono. Quindi, quello che noi
poniamo riguarda anche il ruolo del consiglio comunale nel suo
insieme, non è schermaglia politica. Ed è proprio qui che ne è
derivato il secondo motivo per non stare in aula.”
“Cioè?”
“Quella
sera non funzionavano le riprese video, non so se fosse funzionante
l’audio per i cittadini a casa, ma spero che qualcuno abbia
scattato almeno una foto. I banchi della giunta, completamente
dimezzati: all’assente per eccellenza (ma possibile che il punto
riguardasse l’illuminazione pubblica soprattutto per le sue
ricadute di manutenzione e non ci fosse l’assessore ai lavori
pubblici? Non si dice di intervenire – quello meglio di no – ma
almeno di esserci) si aggiungeva l’intera pattuglia dei tre
assessori leghisti più un consigliere comunale, quel consigliere
vicepresidente della commissione bilancio che una volta nominato
Torraca assessore magari si aspettava una promozione e invece non
l’avrà – o forse era raffreddato. L’assenza in contemporanea
dei tre assessori della Lega forse era un caso, ma non è per caso
che la Lega a Paderno è commissariata, anche se non è dato sapere
per fare cosa. Nel PdL altre tre assenze: una giustificata per studi
all’estero (una mano in fuga, mi si perdoni la battuta) e altri due
malati. O c’è un’epidemia o c’è qualche problema “politico”,
io propendo per la seconda con questa unica osservazione. Nel 2009
sarebbero stati tutti presenti anche con le stampelle, com’è
accaduto. Nel 2012 basta il raffreddore per non venire in consiglio.
Se c’è qualcuno che deve essere richiamato al senso di
responsabilità è il Sindaco e la sua maggioranza. Decisioni
importanti per la città non si possono prendere in un consiglio
comunale svogliato, disattento e pieno di piccoli protagonismi al
limite della decenza. Ma non finisce qui.”
“Finora
abbiamo parlato di metodo, ora parliamo di sostanza. La delibera di
scioglimento di Energie Locali, che riguarda appunto la società che
si occupa della manutenzione e dell’efficienza dei 6.800 circa
punti luce a Paderno, con una spesa annua superiore al mezzo milione
di euro, viene presentata come ineludibile e ineluttabile (normativa
vigente, provvedimenti sulle società di servizi per i comuni della
nostra dimensione, la spending review). Però la delibera che
voteremo in consiglio – se non sarà cambiata – prevede solo lo
scioglimento, ma non indica alcuna soluzione. Ma come? Il consiglio
comunale non è l’organo di controllo e di indirizzo delle scelte
amministrative? Ebbene, che controllo possiamo esercitare sulle
possibili alternative di gestione dell’illuminazione pubblica e di
conseguenza che indirizzo possiamo dare perché all’uscita da
Energie Locali corrisponda un servizio adeguato per questa città –
visto che il tema non può essere sempre e solo “risparmio della
spesa” ma anche “invarianza dei servizi” e quindi una resa
efficiente della spesa prevista? Se quella delibera passa, l’intera
posta ha già una strada segnata: si finisce attraverso Consip in
mano allo stesso gestore da cui ce ne andammo anni fa, dimostrando
miglior efficienza in una gestione pubblica di servizio di quanto non
fosse allora – con risparmio notevole per punto luce e migliore
resa del servizio. Questo perché con Consip – da cui non c’è
obbligo di acquisire il lotto, perché si potrebbe comunque ricorrere
a gara con gli stessi parametri – si premia di fatto l’abbattimento
dei costi (e non è sufficiente) soprattutto a ragione di un
contratto esteso che impegnerebbe l’amministrazione per ben 9 anni
di durata dell’appalto. E’ possibile chiedere al consiglio
comunale un sussulto di dignità e quindi un approfondimento vero sia
della questione in oggetto sia del tema che sta sullo sfondo delle
società partecipate dagli enti locali, che vanno sciolte se sono dei
carrozzoni per dare posti ai politicanti ma che invece vanno difese
se riescono a dare un servizio a costi congrui ai cittadini? E si può
pensare di fare lamentele su tutto, ma quando viene l’occasione per
fare veramente una battaglia istituzionale decente, coinvolgendo
tutte le forze politiche, si sceglie la strada “tecnica” –
tecnicista, visto che dopo il voto in consiglio, saranno i direttori
di settore a svolgere tutto – per mancanza di una vera strategia
politica? Chi l’ha detto che è una battaglia persa? Anche il
catasto lo abbiamo portato all’ente con una modifica di legge in
Parlamento, ma allora Paderno aveva una guida politica, ora non ce
l’ha più.”
“Cosa
vi aspettate succeda, adesso?”
“Il
Sindaco si è dichiarato pronto a riconvocare il consiglio per
lunedi. Questo naturalmente senza aver ritirato il punto e quindi
dando per scontato che la deliberazione in campo quella è e quella
rimane. Una dimostrazione di muscoli senza senso. Noi continueremo la
nostra battaglia perché dentro il consiglio comunale venga presa in
considerazione la nostra ipotesi di rivedere, insieme all’attuale
CdA di Energie Locali, quali possono essere le alternative sia perché
la società non si sciolga sia perché, qualora dovesse farlo, si
possano vagliare soluzioni diverse, anche coinvolgendo i comuni di
Cormano e Sesto con cui siamo soci. Ma difficilmente saremo
ascoltati, a meno che…”
“A
meno che?”
“A
meno che si cominci a tamburo battente a far capire a tutti i
cittadini interessati a questa città che è ora di tornare a farsi
vedere in consiglio comunale. E’ facile criticare l’opposizione –
qualcuno dice poco visibile – i partiti – che vorremmo tutti più
attivi, più capaci di suscitare interesse nella politica -, noi che
siamo lì ma non “rovesciamo il mondo”. Tutto vero: però io
vengo da una cultura politica forse superata che pensa ancora che sia
la partecipazione a fare la forza. Questa è un’occasione,
un’occasione importante che va la di là del merito stesso della
decisione in gioco: è un riappropriarsi degli interessi della città
che non possono stare sotto l’ombrello delle “maggioranze”
(qualunque esse siano) ma devono diventare un terreno fertile di
confronto e di partecipazione per scegliere la città che vogliamo.
Non voglio la claque in consiglio comunale, di cui qualcuno andava
pomposamente fiero nel 2009: voglio che ritornino i cittadini, che
sentano con le proprie orecchie, che vedano con i propri occhi e che
scelgano con il proprio cervello cosa è meglio. Solo con la presenza
fisica obbligheremo tutti a pensare prima di alzare la mano.”
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