Il web ha rivoluzionato il mondo editoriale, aumentando a dismisura il numero dei fornitori di contenuti che quotidianamente offrono in rete il loro prodotto: scrittori, giornalisti, foto e videoreporter, blogger. Ma questa rivoluzione tecnologica ha comportato come primo risultato la riduzione al minimo dei compensi dei freelance digitali i quali guadagnano oggi un quinto o un decimo di quanto guadagnavano venti anni fa. Il sindacato, in questo come in altri settori, non ha mosso un dito limitandosi alla miope difesa dei garantiti che è sempre stato il suo limite culturale scoprendo oggi con enorme ritardo che questa difesa di fatto corporativa non difende né garantisce più nessuno. In Italia, perché negli Stati Uniti invece, le cose vanno in modo diverso e il sindacato ha lanciato una campagna di mobilitazione per difendere i diritti e i compensi degli autori online. Dal sito www.lsdi.it vi segnalo questo articolo.
Si chiama “Pay the Writer!” (Pagare i collaboratori!) la campagna lanciata dalla National Writer’s Union (NWU), il sindacato degli autori che collaborano con le testate di informazione, per assicurare a blogger indipendenti, giornalisti e scrittori il compenso per il loro lavoro. Il presidente del sindacato, Larry Goldbetter, ha spiegato che la campagna sta andando bene, anche se si tratta di una battaglia complessa. "Il giornalismo – spiega Goldbetter nell’intervista – sta vivendo questo mutamento radicale dalla stampa al digitale e gli editori hanno il coltello dalla parte del manico. Siamo un piccolo sindacato ma con un forza lavoro sterminata che sta assistendo al collasso della sua capacità di guadagnarsi da vivere col suo lavoro".
"Le nuove tecnologie editoriali – continua Larry Goldbetter - hanno reso molto più facile scrivere ed essere pubblicati, ma nello stesso tempo rendono sempre più difficile guadagnarsi la vita. Ma questo non significa che lì non ci siano soldi. Pensate ad Arianna Huffington, ad esempio, che guadagna 4 milioni di dollari l’anno ad AOL. E proprio AOL ha registrato un forte aumento dei ricavi pubblicitari nel primo trimestre di quest’anno, ma continua a tagliare i compensi dei collaboratori". La soluzione proposta è quella di "dar vita a un sindacato forte".
"Le nuove tecnologie editoriali – continua Larry Goldbetter - hanno reso molto più facile scrivere ed essere pubblicati, ma nello stesso tempo rendono sempre più difficile guadagnarsi la vita. Ma questo non significa che lì non ci siano soldi. Pensate ad Arianna Huffington, ad esempio, che guadagna 4 milioni di dollari l’anno ad AOL. E proprio AOL ha registrato un forte aumento dei ricavi pubblicitari nel primo trimestre di quest’anno, ma continua a tagliare i compensi dei collaboratori". La soluzione proposta è quella di "dar vita a un sindacato forte".
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