giovedì 31 maggio 2012

Pisapia e la famiglia "normale" dei cattolici

Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia accelera sulle coppie di fatto e sul registro delle unioni civili. "Se entro quest'anno il consiglio comunale non deciderà, assumerò io personalmente con la mia giunta la decisione sul registro delle unioni civili" ha affermato in diretta a Radio Popolare, interpellato sull’impegno elettorale per le coppie di fatto, nella diretta per i suoi 356 giorni da sindaco. 
E giustamente lo ha detto alla vigilia della venuta a Milano del Papa per il grande raduno delle famiglie "normali", come le ha definite il Cardinale Scola, perché ha osservato: "Dopo il Papa ci sarà il Dalai Lama e tanti altri, noi abbiamo attenzione per tanti mondi diversi e poi prendiamo le nostre decisioni". Insomma, il Papa, non è l'unica autorità morale del mondo.
Subito si sono levate alte le fiamme della combustione delle code di paglia dei cattolici "democratici" i quali hanno lamentato la coincidenza tra le dichiarazioni del sindaco e la viglia della manifestazione papalina. "Per una questione di rispetto verso noi cattolici si doveva astenere dal rilanciare mediaticamente il suo progetto" hanno detto in coro esponenti cattolici dentro e fuori il PD che tirano in ballo il savoir fare e l'opportunità di sottolineare questa divergenza di vedute su un tema così "sensibile" sul quale in passato il centro sinistra si è miseramente spaccato.
Insomma i cattolici punti nel vivo danno del provocatore a Pisapia e protestano, ma a mio avviso sbagliano a farlo in questi termini perché quella del sindaco di Milano non è una provocazione nè un espediente mediatico per conquistare titoli sui giornali. E' l'annuncio di una battaglia politica che la Milano laica ha deciso di fare, qui e ora perché è venuto il momento di liberare la società milanese e italiana da certe chiusure dogmatiche e illiberali che sono divenute insostenibili a fronte del cambiamento sempre più veloce della società e delle sue forme.
I cattolici che si oppongono al riconoscimento dello stato di famiglia di una coppia di fatto o di una coppia gay sono ciechi e sordi di fronte a una fortissima domanda di "famiglia" che viene da queste persone. Domanda che ha un grande valore sociale (per alcuni anche religioso), che proprio i cristiani dovrebbero per primi riconoscere. Il fatto che non ci riescano è un grave problema, ma è soprattutto un loro problema. Noi cittadini laici finora abbiamo pazientato, ma non possiamo aspettare in eterno che si convincano e intanto subire le loro imposizioni non rispondendo alla domanda che viene da milioni di persone.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

I cattolici non sono il mondo intero...è ora che si sveglino e soprattutto che smettano di imporre agli altri cio' che pensano
Ugo

Anonimo ha detto...

A volte la scelta di convivere nasce anche dal fatto che occorrono tre anni di separazione effettiva prima di poter divorziare.Senza questo lungo ed inutile impedimento, sarebbero molte le famiglie in grado di poter regolarizzare la propria posizione. Anche in questo caso sarebbe indispensabile una legge che riveda ed accorci i tempi d'attesa, tre anni sono davvero tanti, specialmente se si considera che le separazioni di fatto, spesso avvengono molto tempo prima dell'inizio della procedura di separazione legale.come del resto sarebbe auspicabile mettere mano urgentemente alle leggi sulla procreazione assistita, ma questo è un altro capitolo, sebbene sia sempre strettamente relativo alla famiglia. A questo proposito, mi piacerebbe vederlo proposto come discussione sul suo blog, prima o poi.
Grazie per lo spazio
Rosanna

Gianni Rubagotti ha detto...

Il fatto divertente è che in realtà in Italia il matrimonio e quindi la famiglia fra 2 persone nate con lo stesso sesso è perfettamente legale...se una delle 2 ha cambiato sesso.
E' la legge 164/82, votata nel 1982 cioè in tempi di Democrazia Cristiana ancora trionfante.
Non sono riuscito a capire come votò la Dc su quel testo (allora all'avanguardia in Europa) ma avrebbe di sicuro potuto bloccarlo con il potere che aveva allora.
Direi che questo è un segno di come la Chiesa italiana a livello delle gerachie ecclesiastiche e dei loro "fan" politici stia da tempo prendendo una deriva fondamentalista.
Lo testimonia anche il fastidiosissimo riferimento alla Festa della Famiglia non come festa dove rilanciare come modello la "Sacra Famiglia" (chiaro esempio di gravidanza eterologa...) ma come la festa di tutte le Famiglie sapendo benissimo che non può essere la festa di coppie omosessuali, divorziati risposati etc etc...
Si passa dal dirsi diversi dall'avversario al negarne l'esistenza....