La motonave Jolly Rosso era una nave della società di navigazione Ignazio Messina & C. utilizzata, alla fine della sua vita operativa nel 1989, per trasportare rifiuti tossici. La nave si arenò il 14 dicembre 1990 sulla spiaggia in località Formiciche, nel Comune di Amantea in provincia di Cosenza.
Venne così alla luce con il suo spiaggiamento il business delle "navi dei veleni" gestito dalla mafia. La Jolly Rosso si incagliò dopo aver navigato per alcune ore alla deriva, in seguito all'abbandono da parte dell'equipaggio (che aveva tentato senza riuscirci di affondarla ndr), con assetto molto inclinato a causa dell'imbarco di acqua avvenuto attraverso alcune falle nello scafo.
Venne così alla luce con il suo spiaggiamento il business delle "navi dei veleni" gestito dalla mafia. La Jolly Rosso si incagliò dopo aver navigato per alcune ore alla deriva, in seguito all'abbandono da parte dell'equipaggio (che aveva tentato senza riuscirci di affondarla ndr), con assetto molto inclinato a causa dell'imbarco di acqua avvenuto attraverso alcune falle nello scafo.
Al momento dello spiaggiamento, la nave trasportava, stando ai documenti ufficiali, generi di consumo e tabacco. Venne demolita sul luogo del naufragio nel 1991. Una lunga inchiesta durata diversi anni si è conclusa nel maggio 2009 con l'archiviazione. La vicenda è stata anche collegata all'assassinio di Ilaria Alpi a Mogadiscio.
I rifiuti che aveva nelle stive vennero trasportati in tutta fretta dalla nave a due discariche di Amantea, dove ne sono stati seppelliti circa centomila metri cubi ai bordi del fiume Olivo proprio nel punto preciso dove la Rosso spiaggiò. Le autorità lo hanno a lungo negato, ma una delle discariche contiene residui nucleari non naturali, che provocano un aumento della temperatura del suolo di circa sei gradi. Le analisi dei tecnici dell'Arpacal e dei Vigili del Fuoco hanno registrato un valore di radioattività fino a sei volte superiore ai valori di fondo normalmente presenti nella zona e l'evidente aumento dei tumori nell'area di Amantea confermano l'effetto della presenza di Cesio radioattivo nel terreno.
Oggi su questa vicenda è stato scritto un libro, "L'altra faccia della Calabria - Viaggio nelle navi dei veleni" da Sara Dellabella, capo servizio di politica e interni presso l’agenzia di stampa parlamentare AgenParl (www.agenparl.it). Il libro è il racconto del backstage di un reportage televisivo, una storia dove il percorso della ricostruzione giornalistica si accompagna ai racconti e le esperienze dei compagni di viaggio alla scoperta di una regione per molti versi ancora inesplorata.
Un esempio di narrative journalism articolato su tre livelli: al primo la storia del viaggio della protagonista e del suo amore per la Calabria, nel secondo la realizzazione del reportage sulle "navi dei veleni", curato per Current Tv e Round Robin. Al terzo infine vi sono le fonti consultate dall'autrice: le trascrizioni delle audizioni parlamentari e il materiale - di pubblico dominio- utilizzato per la stesura del testo e qui raccolto per una più agevole consultazione. Completano le fonti in rete, numerosi link alle associazioni che operano sul territorio e alle iniziative volte a informare e sensibilizzare i cittadini sulle tematiche trattate.
Oltre alla vicenda delle navi si racconta quindi anche il rovescio della medaglia: quello delle persone per bene che da anni si impegnano per la ricerca della verità e per il ricordo. Ricordare delle volte è una forma di protesta
"L'altra faccia della Calabria - Viaggio nelle navi dei veleni" è il racconto corale di quello che si significa vivere in maniera onesta in una regione nota solo per la criminalità e la corruzione. La vicenda delle navi dei veleni è il pretesto per dare voce anche a chi normalmente non conquista i titoli di giornale.
L'altra faccia della Calabria - Viaggio nelle navi dei veleni
Sara Dallabella
prefazione di Giovanni Tizian
Ed. Quintadicopertina
Euro 3.99
Euro 3.99
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