giovedì 3 maggio 2012

Gli adolescenti digitali spingono i genitori a diventare più "social"

Obama vieta alle figlie di 10 e 13 anni l'uso di Facebook. Ma il divieto del presidente Usa può essere un modello perseguibile da genitori che sono preoccupati dell'uso che i loro figli adolescenti fanno dei social network? 
Di questo importante argomento che ormai si trova un giorno sì e l'altro pure sui principali giornali si parlerà il 14 maggio all'auditorium Tilane all'incontro organizzato dal Circolo Culturale Restare Umani dal titolo "Adolescenti, genitori e scuole nella RETE rischi e potenzialità di Internet" al quale sono stati invitati genitori, studenti e docenti delle scuole padernesi.
I genitori in particolare sono più pfreoccupati e incerti di fronte al fenomeno. Molti arrivano anche a "pedinare" i propri figli sul web, violando computer e parole chiave, intercettando amici di cui non sospettano l'esistenza e creando falsi profili per monitorare l'attività dei ragazzi in rete. Gli esperti sono divisi sull'atteggiamento da tenere. Alcuni appoggiano lo "spionaggio" dei figli, altri invece assicurano che è utto inutile perché quello che si vede su internet è solo la punta dell'iceberg e per i ragazzi la possibilità di eludere i divieti sono molte messe a disposizione dalla tecnologia con novità che escono tutti i giorni e che si scaricano in pochi secondi.
E' quasi impossibile, scriveva ieri il Corriere.it, porre freni alla smania di "condividere" dei ragazzi. Tanto più che secondo l'ultima ricerca di eMarketer, il 15% dei ragazzini sotto gli 11 anni ha un cellulare di ultima generazione. E la più recente indagine del Pew Research Center rivela che nella fascia tra i 12 e i 17 anni sono almeno il 16% quelli che cinguettano via Twitter.
Per legge, YouTube, Google, Facebook, Timblr e Twitter dovrebbero essere accessibili solo dopo i 13 anni. Ma la regola è facilmente aggirabile inserendo una data di nascita fasulla, o facendo aprire un account da un amico.
E mentre genitori, psicologi ed educatori si interrogano sul che fare, l'industria del marketing digitale propone nuovi social network per la "touch generation" e applicazioni interattive in grado di tranquillizzare gli adulti. KidzVuz, per esempio, sembra ambiente sicuro per nativi digitali di dieci anni o poco più: una start up crata da due mamme di New York che insegna ai bambini a creare e condividere contenuti multimediali, ma senza lasciare tracce personali, e senza possibilità di chattare. I messaggi che compaiono sul sito vengono accuratamente filtrati. O Playground, piattaforma "di socializazione" per giovanissimi creata dal laboratorio per l'innovazione della Southern California University, che consente di creare application e video. Insomma nell'era di Facebook anche i genitori devono diventare più digitali e imparare a condividere.

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