Si parla molto di articolo 18 e si afferma che se non lo si abolisce la nostra economia non potrà mai ripartire e gli investitori stranieri continueranno a disertare il Bel Paese e preferire altre localizzazioni più convenienti. Cancellare questa norma di civiltà è il totem da abbattere per i nostri imprenditori i quali non sopportano di dover sottostare a questa regola che li costringe a riconoscere dignità ai loro dipendenti.
E' bastato perciò dire alle imprese che il licenziamento di dipendenti scomodi sarebbe stato reso più facile e agevole con l'annunciata "riforma Fornero" che chi fino a quel momento si era trattenuto, si è immediatamente dato da fare. Leggete questa notizia relativa al licenziamento in tronco di una redattrice di Panorama che aveva osato criticare l'operato del suo direttore.Una cosa fino a ieri inaudita e inconcepibile, che adesso diventa possibile.
Milano, 30 marzo 2012. “È una notizia di gravità assoluta e una novità inconcepibile il licenziamento in tronco, deciso dalla Mondadori, di una giornalista di Panorama, Paola Ciccioli. La sua colpa? Aver espresso in forma critica un’opinione sulla gestione della redazione da parte del direttore Giorgio Mulè.
Un giudice a Milano sarà chiamato a fare giustizia. A giudizio della Federazione della stampa italiana e dell’Associazione lombarda dei Giornalisti, però, si tratta di un provvedimento inaccettabile e incomprensibile che, anche per rispetto al proprio antico stile e alla propria cifra qualificativa di primaria impresa editoriale, la Mondadori dovrebbe immediatamente ritirare.
Basti pensare che il procedimento disciplinare, sfociato in una decisione di tale gravità come un licenziamento, era stato avviato contro la Ciccioli per aver scritto, col mezzo della comunicazione destinata ai propri rappresentanti sindacali aziendali e poi al direttore editoriale, che le scelte del direttore, pur nel rispetto della sua autonomia contrattuale, in ordine ad organizzazioni ed incarichi erano, a suo giudizio, “uno scandalo! Quest’uomo, per così dire, non conosce la vergogna”.
Appare davvero sconcertante, inaudita e paradossale questa iniziativa disciplinare, tanto più perché riferita alla figura di un giornalista che sulla libertà di critica e sulla partecipazione dialettica, attività tipica dei collettivi redazionali, fonda la propria identità professionale divenendo garante di libertà della circolazione delle opinioni.
La privazione del lavoro è un danno grave e irreparabile sul quale sarà chiamato a pronunciarsi il giudice. Il sindacato dei giornalisti è fermamente vicino alla collega e la sosterrà nelle iniziative per il ripristino dei diritti negati e del decoro professionale così duramente e ingiustamente colpiti”. (www.fnsi.it)
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