venerdì 13 aprile 2012

Diaz; dopo 11 anni la ferita resta aperta

Domani pomeriggio (ore 18,30 e ore 21) il regista del film "Diaz – Don’t clean up this blood", Daniele Vicari, incontrerà il pubblico allo Spazio Metropolis di via Oslavia.
Si tratta di un appuntamento importante per Paderno Dugnano che consentirà ai più giovani e a chi non conosce quelle vicende di prendere atto di una realtà molto scomoda per tutti. Il film di Vicari, ci sbatte in faccia con la violenza delle immagini, la realtà della violenza criminale scatenata a Genova nel luglio 2001 contro i giovani del G8 da uno squadrone di 200 agenti della Celere, mandati appositamente alla scuola Diaz per fare una strage che solo casualmente non si è verificata.
La "macelleria messicana" perpetrata dentro la scuola e le torture che sono seguite nella caserma di Bolzaneto sono una vergogna che ha infangato e ancora infangano l'Italia e le sue istituzioni di cui sono politicamente responsabili l'allora capo del governo, Silvio Berlusconi e i suoi ministri, i funzionari della Polizia di Stato e gli agenti autori del massacro. A Genova si è verificata una gravissima sospensione della democrazia e dei diritti umani che rappresentano ancora oggi a 11 anni di distanza una ferita aperta che non si rimarginerà mai a meno che la politica, tutta la politica, non sappia fare ammenda delle sue colpe e riconoscere ciò che è avvenuto per quello che è stato.
Il film, un documentario sull'orrore poliziesco, ricostruisce minuziosamente e con molto verismo quanto è successo in quei due luoghi, la scuola e la caserma, ma purtroppo non chiarisce e non denuncia adeguatamente le responsabilità politiche e istituzionali dell'accaduto, quasi si sia trattato di una serie di episodi casualmente avvenuti tra poliziotti invasati e violenti, dirigenti incompetenti e giovani vittime.

Nel film non si accenna minimamente, come fanno notare alcune vittime che hanno potuto vedere l'opera in anteprima, ai vertici della polizia che da subito hanno operato in maniera assolutamente inaccettabile, senza compiere un solo gesto di ripudio di quell’episodio, arrivando a ostacolare la stessa inchiesta della magistratura come più volte denunciato dagli stessi magistrati della pubblica accusa. A undici anni di distanza, non si possono ignorare le promozioni dei funzionari inquisiti, la scelta di 25 imputati su 27 di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande dei PM, la totale impermeabilità allo stesso esito del processo d’appello, che ha portato a condanne pesanti per altissimi dirigenti di polizia, rimasti tutti al loro posto: in qualsiasi altro Paese europeo sarebbero stati sospesi dagli incarichi.
L'Italia è dunque ancora un Paese a democrazia insufficiente, che nasconde nel suo cuore di tenebra un connaturato fascismo violento e sanguinario come il dottor Jekyll nascondeva mister Hyde? Non so dare una risposta, ma sono andato a ripescare una lettera che scrissi a mia figlia, allora 28 enne, che mi chiedeva appunto nei giorni successivi a Genova se l'Italia fosse precipitata in un incubo fascista come nelle dittature sudamericana dove si ammazzavano e torturavano impunemente gli oppositori. Il mio giudizio a caldo allora fu quello che leggete qui sotto. Oggi non l'ho sostanzialmente cambiato.

Cara Anna,
va tutto bene anche se ho avuto mal di testa per tre giorni quasi avessero manganellato anche me. La rabbia mi sta passando, ma non il rancore né lo schifo per quel che è successo. Non siamo in Cile, ma non lo eravamo neanche nel '70. L'Italia non è una repubblica del Terzo Mondo, ma ne conserva alcuni tratti distintivi tipici del carattere fascista latino, retaggio di un passato recente e poco metabolizzato che riemerge sotto stress, spontaneamente nei comportamenti polizieschi e nella cultura piccolo borghese plebea della nostra maggioranza ex silenziosa, oggi al governo.
Non è meglio né peggio di allora, è tutto squallidamente uguale, l'unica differenza vera è che i fratelli d'Italia oggi non dispongono di una mediazione istituzionale: gli uni disprezzano gli altri che li ricambiano odiandoli. Oggi lo scontro appare ed è diretto e coinvolge l'intero Paese o quasi. Si tratta di milioni di persone che odiano e disprezzano sentendoli nemici e estranei altri milioni di persone che fanno lo stesso.
Come andrà a finire, mi chiedi? Potrebbe finire molto male se il clima resta quello dei discorsi fatti da Berlusconi e dai suoi scagnozzi neofascisti come Larussa (che a Milano nel '70 era un picchiatore nero che conoscevamo fin troppo bene) in Parlamento.
Dipende soprattutto da quel che farà il centrosinistra. E qui è il punto: la sinistra è politicamente molto debole e il centrosinistra nel suo complesso non ha ancora una linea credibile e condivisa. Questo vuoto politico rappresenta la sua vera parte di responsabilità sui fatti di Genova. Sono pessimista nel breve periodo, ma confido a medio termine nella buona volontà, nel recupero dell'intelligenza politica degli eredi di grandi partiti che hanno una grande memoria storica e nella fortuna oltre che nell'energia vitale dei più giovani.
Ciao, papà.

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