lunedì 6 febbraio 2012

Rifiuti: dal termovalorizzatore al dissociatore

30 anni fa consideravo le nuove tecnologie di gestione, trattamento e riciclo dei rifiuti, quelle per lo sviluppo del'energia rinnovabile, la robotica e l'informatica applicate a produzione e organizzazione del lavoro, le nuove frontiere del futuro destinate a cambiare in meglio la nostra vita. Oggi sono molto meno fiducioso. 
La gestione dei rifiuti basata sul riciclo, che io credevo una leva del cambiamento, in 30 anni è diventato il più importante business criminale del nostro Paese, favorito da una politica industriale attenta solo a minimizzare i costi e da una cultura di governo del territorio che ha puntato solo a sfruttare "l'emergenza" e si è guardata bene dal promuovere lo sviluppo di attività in grado di riciclare correttamente i rifiuti come materia prima e creare nuovo sviluppo.
In questo quadro di sostanziale resistenza al nuovo le discariche hanno figliato le "ecoballe", enormi depositi a cielo aperto di rifiuti urbani insaccati nella plastica, gli inceneritori hanno figliato i "termovalorizzatori" che sono sempre dei forni, ma modificati per produrre energia elettrica da vendere a prezzi maggiorati all'Enel. E questa innovazione negata ha prodotto puntualmente disastri. Ogni tanto compare qualche "nuova tecnologia", ma quasi sempre, visti i precedenti, viene accolta dalla gente con sfiducia, sospetto e allarme. E' il caso della proposta di costruire un impianto di "dissociazione molecolare" a Limbiate.
Il "dissociatore" non brucia i rifiuti, li riscalda in assenza di ossigeno e li trasforma in gas, cioè in energia, ma non è un inceneritore. L'impianto, frutto di una tecnologia americana degli anni 90, in estrema sintesi, funziona così: scinde le molecole organiche dei rifiuti urbani riscaldandoli in un ambiente chiuso a temperature di circa 400 gradi e in assenza di ossigeno se non per la quantità necessaria per mantenere il processo alla temperatura desiderata. Dal processo sono generati dei gas "sintetici” che possono essere utilizzati per ottenere energia. L'impianto non produce emissioni perché il gas prodotto all'interno della cella viene recuperato e riutilizzato. La quota di materiali residui (soprattutto ceneri) non supera il 5% della carica organica.
Insomma sembrerebbe sulla carta un impianto quasi sostenibile dal punto di vista ambientale perché si dice consentirebbe un recupero dell'85% dei rifiuti, senza dar luogo ad emissioni o scarichi nocivi in atmosfera. Ma allora perché a Limbiate ci si oppone strenuamente alla sua costruzione?
"Perché stanno montando l'impianto di nascosto in un capannone e nessuno ci aveva avvertito fino a quattro mesi fa. Perché Limbiate smaltisce già i suoi rifiuti per il 57% con la raccolta differenziata e per il restante tramite l'inceneritore di Desio che è in parte di sua proprietà" affermano i cittadini e gli amministratori locali contrari alla localizzazione. "Sull'impianto costruito senza che quasi nessuno sapesse niente, chiediamo che Arpa e Provincia di Monza vengano al più presto a riferire in commissione ambiente. Il dissociatore - spiega il consigliere regionale Pippo Civati - ci risulta quasi pronto e sembra non sia stata necessaria alcuna autorizzazione regionale, ci è stato detto, perché tratterà quantità di rifiuti inferiori a certe soglie. Ma per la sua natura e per le numerose incongruenze contenute nelle comunicazioni in seguito fornite dall'azienda proponente, ci sembra proprio strano che un impianto che dovrebbe trattare anche rifiuti speciali non pericolosi, non debba essere sottoposto a nessuna verifica".
Inoltre, si chiedono gli amministratori e i cittadini di Limbiate, se si tratta di un impianto tecnologicamente avanzato e ad emissioni zero, perché l'azienda costruttrice si è comportata in modo così poco trasparente con noi? Sembra uno strano modo davvero di proporre una tecnologia ambientale "innovativa". Se poi andiamo a guardare chi è l'azienda proponente, la Ecotrattamenti Srl di Milano, scopriamo che sul sito della Regione Lombardia viene così classificata alla voce "attività": raccolta e demolizione carcasse veicoli a motore. Insomma, per la Regione è solo uno sfasciacarrozze. Forse i limbiatesi fanno bene a diffidare.

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