domenica 15 gennaio 2012

Un profilo "religioso" per la sinistra?

Giovanni Giuranna è un amico e lo stimo molto, ma a volte si comporta in modo stranamente reticente. Ha lanciato dal suo blog un sasso nello stagno del centrosinistra padernese (ne lancia tanti), proponendo un tema alto, di discussione politica e culturale e poi, quando qualcuno (io) si è fatto avanti dicendo "parliamone, discutiamo", si è tirato subito indietro.
Il sasso è un articolo che né L'Avvenire né L'Unità hanno voluto pubblicare, scritto da Fulvio De Giorgi,  docente di Storia della Pedagogia e dell'educazione all'Università di Modena e Reggio Emilia, apparso su un mensile dal nome significativo Il Margine (gennaio 2012) con il titolo "L'incrociarsi di due resistenze"L'autore invita a riflettere su questo tema: "il posto dei cristiani laici non può che essere a sinistra per rivendicare una più profonda uguaglianza", ma "una deriva radical-liberale delle sinistre" (prigioniere di fatto di un'ottica individualista a scapito della prospettiva comunitaria) rende tuttora difficile la valorizzazione dell'esperienza credente".
Ho letto con attenzione l'articolo. De Giorgi in pratica da un lato rimprovera ai cattolici un riflesso anticomunista obsoleto e immotivato nei confronti della sinistra (quella del PD) che non è più "comunista" da oltre un quarto di secolo, dall'altro più pesantemente accusa quest'ultima di avere, dopo la sconfitta storica del socialismo reale, ceduto a una deriva radical-liberale e al pensiero debole del capitalismo globale subendone di fatto l'egemonia.
Insomma, egli esorta gli ex comunisti divenuti miscredenti, a ritrovare "un orizzonte religioso", "che trascenda il sistema sociale dato"; che superi lo stato di cose esistenti avrebbe detto Marx. Per De Giorgi la sinistra avrà un futuro se saprà darsi un autentico "profilo religioso" in cui anche i "credenti" potranno riconoscersi e insieme ai non credenti o ai diversamente credenti, per dare vita un progetto politico innovativo. Anche l'ex premier britannico laburista, Tony Blair, a livello internazionale ha detto qualcosa del genere sostenendo che "è Dio l'idea nuova per affrontare la crisi".
Immagino perché nè Avvenire nè l'Unità l'hanno pubblicato. Messa così la discussione rischia di deragliare subito in uno scontro a sinistra tra etica e diritti civili, tra fede e libertà individuali. Ma il problema esiste e il dibattito merita di venire preparato e realizzato, se non con l'ufficialità di un convegno almeno con un seminario. Anche perché i tempi della politica ormai ce lo impongono. 
Ecco un esempio di questa necessità. "Milano manterrà l'impegno per il registro delle unioni di fatto - ha detto il sindaco milanese Pisapia in un intervista televisiva - dobbiamo dare risposte a situazioni diverse, io sono orgoglioso che diventi realtà, lo faremo entro quest'anno". L'argomento che cinque anni fa aveva spaccato il Pd e indebolito il governo Prodi torna dunque di attualità e il partito non può oggi continuare a eluderlo per non rischiare di dividersi. De Giorgi dice che la sinistra deve darsi "un profilo religioso" e allora cominciamo da qui: cosa c'è di più religioso della famiglia in Italia? La mia posizione ad esempio è la seguente. La coppia etero o omosessuale che chiede il riconoscimento legale e pubblico del suo essere famiglia esprime un profilo religioso o no? Io credo di si, se la coppia non ne sentisse il bisogno impellente, infatti, perché lo chiederebbe? Per mandare i propri figli all'asilo nido comunale, per avere diritti in materia di assegnazione e subentro delle Case Popolari, di visitare il convivente in ospedale o in carcere? Anche, ma non solo per questo. Dietro la richiesta della coppia c'è il desiderio di vedere riconosciuto il proprio impegno d'amore e il ruolo che questo ha nella società assumendo così diritti e doveri di una famiglia. Insomma vogliamo rispondere positivamente a questa domanda di famiglia che è sociale, ma anche morale? Se la risposta è sì, allora vuol dire che la stragrande maggioranza del Pd ha già assunto un profilo religioso, si tratta a mio avviso di riconoscerlo e farlo emergere culturalmente e politicamente.

4 commenti:

Giovanni Giuranna ha detto...

Grazie Carlo per l'attenzione. Non intendo affatto sottrarmi al confronto e all'approfondimento, ma sono convinto che il tema per la sua complessità richieda di essere affrontato "a piccole dosi" (prenderlo "di petto" può essere addirittura controproducente). Si tratta di far maturare una sensibilità e una capacità di restare in dialogo, accettando di non capirsi subito. E' un po' come nel dialogo ecumenico... (dal quale, secondo me, c'è molto da imparare).

carlo arcari ha detto...

Sono d'accordo, infatti ho proposto la piccola dose del registro delle unioni civili. siamo favorevoli e contrari? Discutiamone e verifichiamo se è possibile arrivare su questo tema a una conclusione condivisa. Continuare a tirare sassi nello stagno a cosa serve? A dialogare senza capirsi? A far maturare sensibilità? Quanto tempo ci vorrà a superare le resistenze mentre le domande della società chiedono risposta?

Giovanni Giuranna ha detto...

Sì, ci vuole molto tempo. Sarebbe bello che non fosse così, ma serve pazienza e lungimiranza politica. Sulle unioni civili il Governo Prodi ha tentato di trovare in modo serio un punto di mediazione, ma sappiamo tutti come è andata a finire. Secondo me, è più importante interrogarsi sul tema centrale dell'articolo di De Giorgi: come far superare a tanti cristiani la paura della sinistra? e come far uscire la sinistra dalla deriva liberale-radicale-individualista?

carlo arcari ha detto...

Giovanni, è proprio questo il punto: la sinistra è in preda a una "deriva liberale-radicale-individualista" come afferma De Giorgi o no? Io non vedo come sia possibile discutere seriamente partendo da premesse del genere. De Giorgi, infatti, lo afferma come se fosse un fatto assodato senza fare esempi, senza argomentare, senza spiegare: che significa deriva liberal-radicale? Tu dici che i cristiani "hanno paura della sinistra": mi chiedo e ti chiedo perché e di cosa hanno paura? Del comunismo che non esiste in nessun Paese europeo? Non capisco proprio.