Il giornalismo in Italia è un fantasma, una vera e propria "bolla" professionale che sarebbe ora di sgonfiare e ridurre alle sue vere dimensioni. Lo afferma Davide De Luca su Il Ducato on line.
Sulla carta siamo il Paese con più giornalisti di tutta Europa. Sono 110 mila, tra pubblicisti e professionisti, gli iscritti all’Ordine. Ma questo numero abnorme riflette una realtà distorta.
Nel 2010 solo in 58 mila hanno versato i contributi obbligatori, ciò significa che solo la metà degli iscritti ha lavorato regolarmente nel corso dell’anno (questa cifra include sia chi è assunto in redazione e paga i contributi all’Inpgi, sia i precari, i co.co.co e tutti gli altri collaboratori che sono iscritti alla gestione separata dell’Inpgi, l’Inpgi 2). Tutti gli altri? Probabilmente non fanno i giornalisti, ma un altro mestiere.
Scrive De Luca: La situazione in Europa dimostra ancora una volta "l'anomalia" nazionale. In Italia c’è un giornalista ogni 545 abitanti. In Inghilterra, secondo le stime più recenti, sono 40 mila (cioè un giornalista ogni 1.645 abitanti). Situazione simile in Francia dove la circolazione di quotidiani e altri media è in linea con quella del Regno Unito e la popolazione è la stessa: ci sono appena 37.400 giornalisti (un giornalista ogni 1.737 abitanti). Cifre paragonabili a quelle tedesche: la Germania, con circa venti milioni di abitanti in più rispetto a Francia e Regno Unito, ha 48 mila giornalisti a tempo pieno (ai quali però vanno aggiunti circa 25 mila freelance: in tutto un giornalista ogni 1.176 abitanti).
Scrive De Luca: La situazione in Europa dimostra ancora una volta "l'anomalia" nazionale. In Italia c’è un giornalista ogni 545 abitanti. In Inghilterra, secondo le stime più recenti, sono 40 mila (cioè un giornalista ogni 1.645 abitanti). Situazione simile in Francia dove la circolazione di quotidiani e altri media è in linea con quella del Regno Unito e la popolazione è la stessa: ci sono appena 37.400 giornalisti (un giornalista ogni 1.737 abitanti). Cifre paragonabili a quelle tedesche: la Germania, con circa venti milioni di abitanti in più rispetto a Francia e Regno Unito, ha 48 mila giornalisti a tempo pieno (ai quali però vanno aggiunti circa 25 mila freelance: in tutto un giornalista ogni 1.176 abitanti).
Troppi operatori per un mercato piccolo e immobile. Una statistica ancora più indicativa, infatti, è il rapporto tra giornalisti e copie di giornali vendute giornalmente che vede l’Italia fanalino di coda. Secondo una ricerca Ocse del 2010 in Germania ogni 100 mila copie di quotidiani o periodici ci sono 75 giornalisti di carta stampata. In Francia per vendere lo stesso numero di copie ne bastano 72. In Italia ne occorrono ben 127. E gli italiani non leggono i giornali. In Germania ogni mille abitanti si vendono 244 giornali al giorno, in Francia 117, da noi solo 88. Insomma i giornalisti iscritti all'Ordine sono più del doppio di quanto il mercato è in grado di assorbire.
Come siamo arrivati a questa situazione? Le ipotesi sono diverse. Il sindacato accusa gli Ordini regionali di non revisionare l'elenco degli iscritti per mantenere le quote di consiglieri nel Consiglio Nazionale. Ma l'Ordine respinge questa lettura e se la prende con una legge "antica" che prevede una procedura anacronistica per diventare giornalisti. L’Ordine non ha discrezionalità quando qualcuno rispetta i parametri per ottenere l’iscrizione. Sulle revisioni ammette i ritardi, ma nega che la "bolla" sia creata da questi. Dopo quindici anni di iscrizione all’elenco dei pubblicisti non è possibile essere cancellati. Fino a che questa norma è nella legge non c'è niente da fare.
L'anomalia italiana, insomma, sono come sempre gli italiani.
L'anomalia italiana, insomma, sono come sempre gli italiani.
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