domenica 29 gennaio 2012

Contro il "fastidio" della memoria

Ricevo da Giovanna Baracchi questo report sulla manifestazione di stamani al Parco Nord.
Nonostante l'aria gelida, si è svolta stamattina al Parco Nord la celebrazione ufficiale al Monumento dei deportati. Presenti i Comuni del Nord Milano, Cormano e Bresso con i sindaci Roberto Cornelli e Fortunato Zinni , Sesto S.Giovanni, Cinisello Balsamo, Nova Milanese, Cologno Monzese, Muggiò, Cusano Milanino, Cernusco sul Naviglio, Paderno Dugnano con l'assessore Salgaro, Milano e la Provincia di Milano. Numerose anche le associazioni presenti.
Gli interventi particolarmente significativi di Giorgio Pizzinato che ha ricordato non solo i deportati ebrei, ma anche lavoratori della Falck e della Breda, che nel rivendicare il diritto al lavoro su tre turni, alla mensa, a eguali diritti per le donne persero la vita nei lager (i loro nomi sono ricordati nelle piccole targhe vicino a monumento), ai ferrotranvieri milanesi che dopo uno sciopero fecero la stessa fine.
Riporto una parte del discorso del rappresentante Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei campi nazisti, Giuseppe Valota, particolarmente toccante:
Di fronte a noi appaiono 30 masselli su cui sono incisi 570 nomi di deportati dell'area industriale di Sesto San Giovanni divisi per fabbriche. Il sacrificio degli operai e tecnici delle grandi e piccole fabbriche dell'area sestese che hanno pagato duramente la loro scelta di libertà.Arrestati dai fascisti e poi consegnati in mano ai nazisti.Mauthausen, Auschwitz, Ravensbruck, Gusen, Ebensee, Hartheim, questi nomi evocano sofferenze, profonde lacerazioni ed è stato difficile descrivere ciò che li dentro è accaduto... Sia chiaro, la storia non si ripete mai allo stesso modo, qualche volta si tramuta addirittura in tragica farsa,come i movimenti neonazisti, mai tramontati. Salvare la memoria, conservarla, rapportarla al presente non è affatto senso comune.
Questo fastidio e orrore della memoria, questo fascino dell'oblio e della dimenticanza, questo desiderio di amnesia, non puo' produrre altro che deserto morale. I nostri deportati con ancora nel loro animo e nelle loro carni i segni incancellabili del lager, intuivano ciò che in fondo diceva Primo Levi: "quando ritornerete non sarete creduti e poi tutto cadrà nell'oblio". Facciamo in modo che questo non avvenga.

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