Il sindaco di Paderno Dugnano è un uomo prevedibile. Alle richieste urgenti dei cittadini non risponde o risponde dopo sei o sette mesi, ma se c’è da mettersi in mostra, parlarsi addosso ed esibirsi sul palchetto mediatico, diventa velocissimo.
Ieri, mentre il comunicato stampa di Ezio Casati, relativo al “no” unanime dell’assemblea provinciale all’inceneritore del Villaggio Ambrosiano, era ancora caldo sullo schermo del mio pc, egli aveva già pubblicato sul sito comunale una nota con la quale cercava di intestarsi il merito di questo risultato, frutto invece della mobilitazione dei Comitati cittadini e dell’impegno degli esponenti dell’opposizione negli enti locali.
La Provincia di Milano, scriveva, “ ha recepito, e fatto anche propria, la contrarietà che la nostra Amministrazione Comunale ha espresso in ogni sede sulla richiesta di realizzazione di un termovalorizzatore nella nostra città”. Chiaro no? La Provincia di destra, stando al sindaco, non ha votato, dopo aver detto "no" per anni, a favore di una richiesta avanzata dal centrosinistra e in particolare dai consiglieri Ezio Casati del PD e Massimo Gatti di RC-PdCI, ma ha “recepito la richiesta” della sua giunta.
Il gioco è scoperto e questa “conversione” della Provincia, che evidentemente risente del clima preelettorale imposto dal tramonto di Berlusconi, viene spacciata come la decisione “coerente” con una serie di atti che il sindaco continua a presentare come “decisivi”, mentre non hanno deciso né potevano decidere un bel niente.
Il famoso ritiro nella primavera 2010 del permesso a costruire, rilasciato, non alla Paderno Energia titolare del progetto di inceneritore, ma a un’altra azienda proprietaria dell’area che voleva realizzare capannoni industriali, fa il paio con la “sospensione” delle autorizzazioni a tutti gli impianti da realizzare che la Provincia ha deciso sei mesi fa in attesa del Piano dei Rifiuti regionale. Cioè un atto inutile, il primo, e un atto dovuto, il secondo, venduti come scelte politiche “coerenti”.
Il famoso ritiro nella primavera 2010 del permesso a costruire, rilasciato, non alla Paderno Energia titolare del progetto di inceneritore, ma a un’altra azienda proprietaria dell’area che voleva realizzare capannoni industriali, fa il paio con la “sospensione” delle autorizzazioni a tutti gli impianti da realizzare che la Provincia ha deciso sei mesi fa in attesa del Piano dei Rifiuti regionale. Cioè un atto inutile, il primo, e un atto dovuto, il secondo, venduti come scelte politiche “coerenti”.
Il tutto continuando a chiamare pervicacemente l’inceneritore “termovalorizzatore”, cioè la barba finta, il termine tecnico ipocrita, dietro il quale c’è un semplice forno che brucia rifiuti pericolosi, al quale la giunta Alparone ha detto “no” ufficialmente solo molti mesi dopo la richiesta di localizzare l’impianto comunicata dalla Provincia nel dicembre 2009 e tenuta nascosta ai padernesi.
Ancora il 2 febbraio 2010, infatti, un Alparone possibilista scriveva in un comunicato stampa sul progetto di Paderno Energia: “Ciò non esclude che la nostra Amministrazione non possa valutare tutti quei progetti che possano apportare alla città interventi volti a migliorare la qualità della vita di tutti noi e ad implementare i servizi a favore dei residenti nei quartieri interessati”.
1 commento:
Meno male che con questa giunta tutto viene risolto, possiamo dormire sonni tranquilli, hanno detto no al termovalozzatore, vogliono l'interramento della Rho-Monza aggiustano le scuole rifanno le strade, non hanno soldi sono proprio bravi padri di famiglie, sono proprio dei benefattori chi li critica è proprio un ingrato, Luna
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