“Oltre il giardino” è il titolo italiano di un film famoso (Being There) uscito nel 1979. Fortemente voluto dall’attore Peter Sellers, questo sarà anche il suo penultimo film (morirà prematuramente un anno dopo), e forse la sua più intensa interpretazione, che gli valse anche una candidatura al Premio Oscar.
Come molti ho letto il libro da cui è tratto, il romanzo "Presenze" (1971) dello scrittore polacco Jerzi Kosinski, dopo aver visto la versione cinematografica diretta da Hal Ashby, con Peter Sellers, Shirley MacLaine, Melvyn Douglas. La storia è emblematica perché tratta in modo leggero, ma efficace, tutti i temi del nostro tempo: la crisi economica mondiale che tocca anche i Paesi più ricchi e potenti, l’impatto devastante dei media sulla cultura di massa che ha ormai soppiantato quella borghese, la morte e la decadenza della società occidentale, la fragilità dei suoi valori.
Chance, un giardiniere analfabeta di mezza età, che non è mai uscito dalla casa nella quale ha vissuto e lavorato per tutta la vita, alla morte del vecchio padrone si ritrova in mezzo alla strada, con una valigia di vecchi abiti di lusso e un disarmante candore frutto di una totale ignoranza. L'unico collegamento col mondo esterno in tutta la sua vita è stata solo la televisione.
Vagando disorientato e senza meta per le strade di una Washington sporca e degradata, ben diversa dal suo mondo, il giardino, e da quello che lui vedeva rappresentato attraverso la TV, Chance viene investito dall'auto della moglie di un influentissimo personaggio, un anziano finanziere, consigliere del Presidente degli Stati Uniti, molto ammalato e alla fine della sua vita. La donna si preoccupa di soccorrerlo e lo porta nella sua grandiosa villa per farlo curare. Chance si rimette presto dal piccolo incidente, ma poi si trattiene come ospite, visto che il vecchio finanziere, colpito dalla sua riservatezza, lo tiene in grande considerazione, e sua moglie addirittura se ne innamora.
Chance non capisce queste dinamiche, dato che a lui interessa solo aver trovato un’altra casa accogliente dove stare, inoltre quei pochi concetti che esprime riguardano il giardinaggio (unico argomento conosciuto) e la sola cosa che gli interessa è guardare la televisione. Ma in un mondo che è portato a vedere ciò che vuol vedere più che ciò che è, anche un ritardato mentale viene scambiato per un saggio, sensibile e arguto osservatore. Quando qualcuno cerca di parlargli con una metafora, una forma allegorica, oppure un doppio senso, Chance interpreta alla lettera, rispondendo quindi in modo bizzarro. Le risposte vengono interpretate come frutto del suo grande senso dell'umorismo.
L'equivoco non è destinato a sciogliersi, anzi: in qualunque contesto lui si trovi, dall'incontro con il Presidente degli Stati Uniti, alla partecipazione ad un talk-show televisivo, le risposte di Chance, sempre molto semplici e invariabilmente riferite al mondo del giardinaggio, vengono scambiate per profonde metafore, proprie di una persona dalla grande saggezza e illuminante filosofia.
I servizi segreti, sopravvalutandolo, impazziscono nel vano tentativo di rintracciare la pur minima informazione su di lui. Chance non esiste: non è iscritto all'anagrafe, non ha conti in banca, non ha beni a lui intestati e, non essendo mai uscito dalla sua casa, ovviamente non ha nemmeno lasciato tracce della sua esistenza in nessun luogo. La totale assenza di qualsiasi indizio sulla sua identità (il suo mestiere viene da tutti scambiato per il suo cognome, presentandosi lui come Chance Giardiniere) fa credere a Cia ed FBI, ma anche ai servizi segreti soviatici, che si tratti di un personaggio altolocato, protetto dalle più alte sfere del potere, che hanno avuto cura di far sparire tutti i documenti che lo riguardano.
Alla morte del suo nuovo amico, eminenza grigia del potere espresso dal presidente USA, quest'ultimo pronuncia un discorso di commemorazione, mentre chi muove le fila del potere e presenzia il funerale già si chiede nelle mani di chi mettere la presidenza, in vista della scadenza del mandato. L'attenzione dei grandi industriali finisce per indirizzarsi verso Chance, il quale, in un finale surreale, si allontana dalla cerimonia, teneramente distratto dalla natura intorno alla casa. Nel film, egli si avvia verso un laghetto, che percorre a piedi come fosse solido, una metafora forse della sua ingenua leggerezza mentale che gli permette di "camminare sulle acque".
Oltre il giardino
Jerzy Kosinski
Feltrnelli (1996) Collana: Universale Economica
Prefazione di Walter Veltroni.
Pagine: 142
Prezzo: Euro 6,20
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