lunedì 5 settembre 2011

Il Grillo sparlante e l'arroganza del potere

Tra maschi, starsi sui coglioni a prima vista è una grande semplificazione. Forse non è giusto, ma è umano e molto spesso si avvicina al vero. 
Uno di quelli che ho sempre respinto a prima vista, cioè da quando 30 anni fa è comparso sul teleschermo, è “l’anomalo” Beppe Grillo. Mio malgrado, quando mi è capitato di incontrarlo di persona (es. l’anno scorso al Villaggio) l’ho trovato anche  simpatico, ma non ci posso far niente; le cose che dice e gli atteggiamenti che prende mi provocano un’istintiva avversione e quando lo vedo cambio canale.
Ma se lui mi è antipatico, mi fanno imbufalire al massimo i politici “ufficiali” , i nominati del Palazzo, che fanno di tutto per dimostrare a Grillo che ha ragione da vendere a ricoprili di insulti, perché si comportano in modo istituzionalmente indegno, arrogante, mettendosi sotto i piedi platealmente le norme e i diritti, dimostrando così il loro disprezzo concreto per i cittadini elettori.
Lo scrive oggi il Corriere della Sera. "Da ben quattro anni il Senato evita accuratamente di esaminare le proposte presentate da Beppe Grillo e firmate da oltre 350.000 italiani. Sette volte di più di quelle necessarie. Riassumiamo? A metà dicembre del 2007, nella scia delle polemiche intorno ai costi della politica e «V-Day», il comico-capopopolo genovese si presenta a Palazzo Madama, pedalando su un risciò (anche lo show vuole la sua parte...) per consegnare una catasta di sottoscrizioni raccolte in un solo giorno su tre disegni di legge. Sintesi: 1) Nessun cittadino può candidarsi in Parlamento se condannato in via definitiva o in primo e secondo grado in attesa di giudizio finale. 2) Nessuno può essere eletto alle Camere per più di due legislature (10 anni). 3) Basta con i deputati e i senatori «nominati» dai capi partito e via alla riforma elettorale perché possano essere votati dai cittadini con la preferenza diretta”.
Ognuno è padrone di pensare quel che vuole, ma se i senatori hanno il diritto di prendere questi disegni di legge, valutarli, decidere che si tratta di fesserie e cestinarli, quello che non possono fare è di ignorare quelle proposte, firmate da centinaia di migliaia di cittadini elettori, facendo finta che non siano mai arrivate. Non possono farlo perché violano l'articolo 71 della Costituzione che prevede appunto l’istituto dei disegni di legge di iniziativa popolare.  Questi, infatti, a prescindere dai loro contenuti, devono (non possono, devono) avere una risposta da parte del Parlamento. È un diritto e un dovere dei parlamentari. I cittadini che hanno presentato una proposta di legge popolare hanno il diritto assoluto di avere una risposta. Ma i senatori se ne fregano. Grillo li insulta, e ha ragione. E allora dico ai senatori del PD, perché non dimostrate voi di essere davvero “diversi” smettendola di ignorare 350mila cittadini?

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