domenica 24 luglio 2011

Che politica c'è dietro i NoTAV?

Molti amici mi rimproverano per i miei giudizi severi sul movimento No TAV. Cerco di spiegarmi. Mi sono convinto che al ribellismo violento, che assalta il cantiere di Chiomonte in Val di Susa, non importa nulla dell'Alta Velocità.  E tanto meno del lavoro iniziato nella valle. 
Alla Maddalena si tenta di realizzare un tunnel di cinque metri e mezzo di diametro, che equivale a una fognatura di Torino. Anche i problemi di salute che sarebbero causati dalle perforazioni della roccia sono una grande bugia: è uno scavo normale come quelli che si fanno in pieno centro, tra i monumenti e in zone densamente popolate delle grandi città, Milano, Torino, Roma. Eppure, stando alle cronache,  il proprietario del cantiere della Italcoge, Ferdinando Lazzaro, la sera di martedì 28 giugno, mentre rincasava, è stato aggredito da una squadra di No Tav. Volevano pestarlo e gli hanno spaccato un gomito.
C’è un clima di rabbia incomprensibile tra gli “antagonisti” della Val di Susa che può essere spiegato soltanto con la politica e con gli scopi veri di chi sostiene il ribellismo. Oggi, nel luglio 2011, il centro-destra è in grande difficoltà. Per la prima volta dal 2006, anno della seconda vittoria di Romano Prodi, le tante sinistre emarginate ed abbandonate dagli elettori intravedono la possibilità di ritornare al potere. La speranza si regge sul PD di Pierluigi Bersani. Senza il PD, non c’è spazio per queste forze politiche a serio rischio di estinzione.
Dunque bisogna condizionare Bersani e il PD facendo passare per vera una bugia, quella che nel “vento nuovo” che ha cominciato a spirare dopo le amministrative e i referendum, la corrente più forte sarebbe quella degli “antagonisti” che mettono in uno stesso mazzo, difesa dell’acqua pubblica e No al nucleare, No Tav e No alle grandi opere. Per costoro, vincere in Val di Susa è l’unico modo per imporsi all’ancora fragile riformismo del PD. E renderlo debole nei confronti dell’alleato-concorrente più temibile: il populista  di sinistra Nichi Vendola. Insomma l'obiettivo della sinistra violenta è sempre il solito: destabilizzare la maggioranza riformista e impedirgli di governare (le foto pubblicate dal sito MBNews riprendono le scritte all'esterno della sede PD di Monza).
Soltanto così si spiegano molti dei fatti che accadono in Val di Susa. Per cominciare, Vendola ha sempre considerato il ribellismo anti-Tav una “rivolta di popolo” contro i poteri forti. Il suo partito, Sinistra Ecologia Libertà, è in prima fila nelle marce in Val di Susa, con dirigenti nazionali e locali. Il tutto sull’onda della “partecipazione referendaria” che secondo questa sinistra avrebbe posto “al centro dell’agenda politica la difesa dei beni comuni”. Mentre tutti sappiamo che i problemi al centro dell’agenda politica sono la crisi economica e il mancato sviluppo del Paese che emargina dal lavoro e dal reddito milioni di persone.
Esattamente quello che accade in Val di Susa dove a convivere con i guai è la popolazione che da troppi anni è prigioniera della lotta contro l’alta velocità, un conflitto scatenato attorno a un progetto che di fatto blocca e cristallizza tutto. “Siamo diventati tutti più poveri” dicono molti valsusini e lo confermano i dati economici del territorio. Nella valle il reddito pro capite è la metà di quello di Torino. Negli ultimi due anni l’occupazione è scesa del 20%. Nell’arco di ventiquattro mesi i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono calati del 35%. Questo e non il tunnel spinge probabilmente molti giovani valsusini a tirare le pietre e i bulloni. Fossi al loro posto forse lo farei anch’io. Ma non contro i poliziotti e i carabinieri che non c’entrano. Perché io, anche avessi 20 anni, capirei che c’è chi vuol sfruttare la mia rabbia per altri scopi che non hanno niente a che vedere con la difesa dei miei interessi. E non mi farei ingannare.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente, aggiungo solo che molti di costoro che appoggiano i movimenti ed il loro modo di manifestare (nn pacifista) sono gli stessi contrari alla "guerra" ....
Giovanna Baracchi

Anonimo ha detto...

Interessante opinione la sua, per molti versi condivisibile per altri, a mio parere, no. Il movimento NO TAV ha avuto e ha tutt'ora grandi difetti ma ha un indiscutibile pregio quello di portare sulla scena nazionale il problema. Sulla politica che cerca sempre di cavalcare l'onda non mi esprimo ma vorrei ricordarle che anche un partito oggi al governo, fino al 2001, si proclamava fermamente contro l'opera a dimostrazione che tale il fenomeno è sempre trasversale (in rete ci sono ancora gli adesivi verdi con Alberto da Giussano).
Tuttavia il nocciolo del problema è sempre lo stesso: perché in questo paese tutto cala dall'alto (da un entità superiore più intelligente) senza che il popolo possa esprimersi?
In Francia si discute prima di fare un opera, la si spiega al territorio, si forniscono dati, precisi tempi d'intervento si mettono sul piatto della bilancia i pro ed i contro. Da noi NO.
Da noi chi manifesta è sempre un violento che non vuole lo sviluppo del paese, ma nessuno di quelli che grida al lupo al lupo, nei fatti è capace di motivare la necessità dell’opera con dati precisi. Per quanto riguarda il PD non facciamoci illusioni, è un partito che tendenzialmente cerca di non esprimersi mai, almeno a livello nazionale, con un pensiero unitario, mai una presa di posizione precisa, sempre il piede in due scarpe è questo che poi scatena l’indignazione dei cittadini, che non posso in alcun modo giustificare ma che posso capire.
Paderno e la vicenda Rho-Monza insegnano, il territorio va interpellato non possono essere coinvolte solo le amministrazioni altrimenti poi succede che i cittadini si organizzano e per fare un opera invece di metterci 2 anni ce ne impieghi 15.
Buona giornata
Gabriele

Emiliano ha detto...

Gabriele concordo pienamente con la sua analisi. X quanto riguarda il Pd non sempre stanno con il piede in due scarpe. Alle volte esprimono delle posizioni chiare molte altre volte no. Il problema sta, poi, nel contenuto di queste prosposte.

Emiliano Abbati

carlo arcari ha detto...

Gabriele, non è vero che chi manifesta è sempre un violento.Io manifesto per esempio a favore dell'interramento della Rho-Monza, ma non mi sogno di tirare sassi, petardi o altro ai Carabinieri, C'è invece chi lo fa. Questi sono violenti che con i loro gesti schiacciano ogni possibilità di discutere. Violenti che a mio avviso vanno isolati e respinti se si vuole avere l'appoggio dei cittadini e dei partiti. Senza il quale non si ottiene nulla.

Anonimo ha detto...

Arcari mi scusi non ho espresso bene il mio pensiero. In questo paese chi fa informazione tende sempre a definire chi manifesta come un violento un sovversivo che dovrebbe starsene a casa sua e accettare le scelte fatte da altri generalmente più intelligenti, e più belli di lui. Sono d'accordissimo sull'isolare i violenti che alcune volte fanno parte dei dissenzienti ed altre volte sono semplici infiltrati. Ma non credo che le famiglie che manifestano in Val di Susa come gli abitanti che ancora lottano a L'Aquila (approposito ma il Premier non va più a visitarla? i militari che ancora presidiano il centro storico contano di farlo per altri 10 anni?) o come i cittadini di Paderno che combattono per non avere 14 corsie di autostrada o un nuovo inceneritore debbano avere sempre meno risalto dei pochi che fanno della violenza la loro unica arma. L'informazione guarda sempre il dito e mai la luna.
Grazie ancora per lo spazio aperto di discussione che gestisce.
Gabriele

Anonimo ha detto...

Mi sono convinto che al PD come a tutto il resto dei politici non importi nulla della TAV. Quello che volete sono i soldi dell'Europa e i nostri... visto che l'Europa copre, sempre se paga, solo una parte dei costi altissimi di un'opera inutile.

Per quanto riguarda la violenza sono convinto che non serva a nulla, però non può non tornarmi in mente il dialogo tra Alessandro Magno ed il pirata nel De Civitate Dei e mi chiedo chi siano i violenti: se i cittadini che difendono le loro case e la salute loro e dei loro figli o i politici e gli imprenditori che vogliono guadagnare sulle loro teste.

carlo arcari ha detto...

Caro anonimo, la democrazia non è mai semplice.Il Pd sulla questione TAV in Val di Susa è diviso al suo interno e ancora discute. Gli amministratori Valsusini del Pd hanno deciso di stare comunque al fianco dei loro cittadini che protestano democraticamente e legalmente contro un'opera che ritengono inutile e dannosa. Altri esponenti piemontesi del partito invece credono che l'opera sia utile e chiedono che queste resistenze vengano superate. Non c'è, ma non sarebbe possibile, una posizione unica imposta dalla segreteria nazionale. Bersani infatti condanna le violenze, ma non sconfessa i sindaci del Pd che si dicono contrari all'opera. Questa non è ambiguità perché c'è molta differenza tra chi tira i sassi e chi manifesta civilmente il dissenso. E se a livello centrale si è accettata la TAV, questo non si può tradurre nell'imposizione con la forza di una scelta a chi sta sul territorio e rappresenta le comunità locali. Lo impone la democrazia e la democrazia è un esercizio molto difficile.