sabato 23 luglio 2011

Val di Susa: i No TAV soffiano sulle braci di Genova

Oggi alle 17 a Genova sfileranno 10mila persone per ricordare gli eventi tragici di 10 anni fa. La manifestazione dovrebbe essere pacifica, ma quello che è accaduto stanotte in Val di Susa non fa ben sperare. 
Circa 600 manifestanti che si oppongono alla TAV si sono radunati ieri in tarda serata intorno al cantiere di Chiomonte, già luogo degli scontri violenti del 3 luglio, e lo hanno attaccato in più punti, dopo aver accatastato fascine di legno, rami e altri materiali infiammabili hanno appiccato incendi. Hanno cominciato una fitta sassaiola contro le forze dell'ordine, puntando contro poliziotti, carabinieri, finanzieri, alpini e guardie forestali, potenti raggi laser. Un gruppo di manifestanti completamente coperti con protezioni per l'autodifesa - ha riferito la Questura di Torino - ha anche cominciato a tagliare una parte della recinzione del cantiere. La polizia ha risposto con getti d'acqua degli idranti e, poi, con il lancio di alcuni lacrimogeni.
Insomma se questo è lo spirito con il quale il “movimento”, che intende aprire il corteo a Genova proprio con  gli striscioni dei No TAV, si prepara alla manifestazione di oggi pomeriggio, c’è di che essere preoccupati. Se dopo 10 anni la ferita di Genova è ancora aperta, mi sembra evidente che ci sono forze che non intendono rimarginarla, ma riaprirla continuamente con l'uso della violenza. Una delle ragioni per le quali si sfaldò il movimento di Genova fu proprio la divergenza sul modo di manifestare il dissenso, le pratiche del conflitto. L’incapacità di isolare chi lo intendeva in modo radicale, figlia di quell’alibi, portò alla diaspora dei cattolici e di altre associazioni. I dirigenti di allora non fecero mai autocritica su questo punto e la mancata chiarezza produce oggi il bel risultato che il movimento No TAV della Val di Susa sembra condannato a ripercorrere la stessa strada fallimentare costellata di violenza. 

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