mercoledì 1 giugno 2011

Alparone e la "banda dei quattro"

Il problema Falcone e Borsellino non è stato risolto e il nodo non è stato sciolto. Quattro anziani volontari, “quattro cattive persone” come le ha definite il sindaco senza nominarle, ma alludendo alla loro identità, tengono in scacco e minacciano “con migliaia di volantini anche sotto le mie finestre”  la sua amministrazione. Il sindaco, ieri sera,  dopo aver ancora una volta tentato di tirare dalla sua parte i 750 soci del Falcone e Borsellino, dividendoli dai “cattivi” dirigenti, ha chiesto con inutile retorica all'opposizione un voto unanime sulla modifica al regolamento dei Centri Anziani, limitatamente a quello padernese.
Alparone non lo ha avuto quel voto e forse, come è accaduto in altri casi in cui la convergenza era a portata di mano, non lo gradiva, perché anche questa volta non ha fatto niente per averlo. Il massimo che ha concesso a un’opposizione molto disponibile è stato un emendamento generico all’articolo sulla “norma transitoria” che dice pressappoco: l’amministrazione si impegna nell’individuazione dei partner che dovranno collaborare alla gestione del Centro di Aggregazione a prendere necessariamente in considerazione le associazioni del territorio. Per il resto nebbia, non è stato detto come l’amministrazione deciderà l’affidamento a questo o quel partner (ma già la scelta di non chiamarlo “associazione” è significativa).
L’esecutivo voleva una cambiale in bianco dalla minoranza; “Chiedo un atto di fiducia anche se il percorso che faremo non è chiaro” ha detto Alparone. Non l’ha avuta né la cambiale né la fiducia. Ha incassato il goffo “sì” di Cerioni (Idv) che ingenuamente lo aveva dichiarato prima di ascoltare le dichiarazioni di voto del leghista Caldan e le parole del sindaco, dopo le quali avrebbe voluto ritirarlo. Ha registrato lo scontato voto contrario di Mauro Anelli (RC-PdCI) e l’astensione fredda del gruppo consiliare del PD che non ha voluto concedere alibi di sorta per non ostacolare l’apertura entro un mese della struttura promessa dall’assessore Ghioni. Il quale, da parte sua, si è  impegnato a scrivere il nuovo regolamento dei Centri Anziani insieme alla minoranza e procedere velocemente (entro l’estate) al superamento della fase ”transitoria”.
Ma erano troppe le perplessità rimaste per il capogruppo democratico Coloretti. “Si poteva entrare nel merito e discutere i lineamenti del nuovo regolamento anche con la pendenza del TAR – ha detto -, la fase transitoria, inoltre, quanto durerà: 2-3 anni? In questo modo la giunta ci taglia fuori dalle scelte e la condivisione è una parola vuota. Noi chiediamo che venga salvaguardato il carattere sociale del Centro, dobbiamo sapere che cosa si farà li e in quali spazi. Senza contare che se la gestione sarà solo in mano all’esecutivo questo vorrà dire prevedere dei costi che finora non ci sono stati. Perché invece non discutere il regolamento tutti insieme fino a giugno e arrivare entro quel mese a una soluzione condivisa che porti a scegliere la nuova associazione alla quale affidare la gestione del Centro? C’è l’impegno dell’assessore ad andare in questa direzione, ma non basta a dissipare le ombre che rimangono”.
Per il PD è intervenuta anche la vicepresidente del Consiglio Comunale, Carla Pedretti, ex assessore ai Servizi Sociali, per sottolineare che ci sono cose poco digeribili nel documento della giunta e ha chiesto all’assessore di indicare due criteri chiari sulla base del quale fare un piccolo bando per garantire alle variegata realtà del volontariato padernese la possibilità trasparente di partecipare con una proposta di gestione. Ma la risposta è stata negativa, non tanto da parte dell’assessore, quanto da parte dei capigruppo della maggioranza, in particolare Caldan che è tornato, come un disco rotto,  ad accusare il PD e la vecchia gestione di tutto quello che è successo, confermando che per il suo partito dovrà essere l’amministrazione a occuparsi direttamente del centro che non potrà mai più essere affidato a un’associazione di volontari che lo gestiscono in autonomia.
Con altre parole anche Ghioni, nella sua replica, ha ribadito che “la strada della partecipazione è già stata tentata, ma non ha funzionato”, per quando riguarda la stesura di un regolamento condiviso con tutto il Consiglio Comunale,  ha dichiarato che lui “vorrebbe farlo ma non può”, perché il tempo stringe, il caldo incombe e bisogna aprire subito il Centro. Insomma sotto le parole c’è solo il muro.
Coloretti nella dichiarazione di voto finale ha rilevato che "mentre Ghioni non lo sa come procederà il percorso che dice di voler iniziare”, ad ascoltare i capigruppo della maggioranza sembra che invece loro sappiano bene come finisce e si siano dimenticati di avvertirlo. “Se è così sappiate che la partita è tutta da giocare e che del regolamento si dovrà discutere nelle Commissioni perché la natura sociale del Centro per noi deve esser garantita come deve essere garantita a tutti i cittadini la possibilità di fruizione dei suoi servizi” e ha concluso riferendosi alle ripetute accuse di Caldan; “Bisogna essere garantisti sempre, quando si parla di parentele e quando si parla di chi ha sbagliato, ma non ha commesso alcun illecito penalmente rilevante”.
Del monologo finale del sindaco ho già parlato in apertura. Non voglio ripetere le frasi da lui pronunciate sulla famigerata “banda dei quattro”, parole che ancora una volta mettono in pessima luce in primo luogo lui e la sua amministrazione. Come si fa, infatti, ad affermare seriamente che la nostra città sarebbe assediata “dalla protervia e dall’arroganza” di quattro pensionati che minacciano di riprendersi il Centro Falcone e Borsellino, una struttura pubblica che il sindaco facendo sforzi eroici e resistendo a fortissime pressioni, è deciso invece a “liberare” strappandolo alle loro grinfie? Ma chi ci crede a questa storia ridicola?

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