Tentativo di sfratto del presidio Lares questa mattina a Paderno Dugnano. A seguito delle numerose segnalazioni del rischio rappresentato dalle condizioni di abbandono dell’area dismessa che l’azienda (ormai quasi interamente smantellata) occupava, Arpa e Tribunale di Milano hanno sollecitato al Comune di Paderno Dugnano un’ordinanza di “messa in sicurezza” di quanto resta della Lares. E come hanno inteso realizzare le istituzioni questa messa in sicurezza? Presentandosi con una decina di agenti di una Polizia Privata (vedi foto) a bloccare i cancelli con catene e lucchetti, installare telecamere di sicurezza, cercando di allontanare definitivamente dal perimetro della vecchia fabbrica il presidio dei lavoratori che da due anni picchetta l’azienda occupando l’ex deposito delle biciclette. Interesse immediato della curatela era inoltre portare fuori dai capannoni ancora in piedi le ultime due macchine. Ma per far questo dovrà trovare un accordo con i lavoratori. “Noi non abbiamo sgomberato il deposito e non abbiamo consentito l’uscita delle macchine perché l’incaricata dal Tribunale continua a dilazionare la richiesta alla Regione della concessione (già approvata) della nostra Cassa Integrazione in Deroga – dice Leonardo Beltrame, leader del presidio -. Quando la smetterà di fare quelle che a noi appaiono delle pressioni indebite e farà come vuole la norma la richiesta del provvedimento a nostro favore, non avremo difficoltà a sbloccare le macchine”.
La trattativa su questo punto continua con l'assistenza della Fiom e la sua conclusione positiva consentirà alla nuova proprietà dell’area di procedere allo sgombero dei rifiuti e dei prodotti pericolosi che ancora rimangono all’interno del vecchio stabilimento, e di iniziare il risanamento del terreno inquinato e lo smaltimento dei rifiuti. “Il presidio resisterà fino all’ultimo perché noi vogliamo riprendere a lavorare, non chiediamo la carità – dicono i lavoratori -. Noi siamo stati le vittime dimenticate da tutti di truffe, furti e inganni, perpetrati ai nostri danni da personaggi mandati a gestire la nostra azienda dal Governo. Le istituzioni sono pertanto responsabili della nostra attuale situazione e devono fare la loro parte ridandoci il lavoro che ci è stato rubato”.
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