Il ricorso al TAR presentato dai dirigenti dell’associazione Falcone e Borsellino ha spiazzato la destra cittadina che ha reagito con livore e disappunto alla mossa, scontata e annunciata dai volontari già in gennaio dopo che la giunta aveva deciso di sciogliere d’autoritrà il loro sodalizio. Una decisione ingiusta e immotivata, secondo gli anziani padernesi, che hanno deciso di tutelare il buon diritto degli 800 soci sfrattati da Alparone tra gli applausi della sua maggioranza reazionaria che oggi mastica e sputa veleno.
“Noi vogliamo solo che il Centro riapra – afferma Pietro Di Bari, presidente dell’associazione e primo firmatario del ricorso -. Questo è l’obiettivo che vogliamo raggiungere, oltre a cancellare la delibera che ha sciolto senza ragione la nostra associazione. Abbiamo già dichiarato (vedi il Giorno di oggi) che se il sindaco, come dice di essere in procinto di fare, riaprirà subito il Centro, noi ritireremo subito il ricorso. Vediamo adesso chi davvero vuole il bene della città e dei cittadini. Ognuno faccia le sue scelte e si assuma le sue responsabilità”.
Alparone raccoglierà la sfida o continuerà a tenere chiuso il Centro nascondendosi dietro i lunghi tempi del ricorso amministrativo? Si accettano scommesse, ma io sono sicuro che non lo riaprirà tanto presto, perché questo è sempre stato il vero obiettivo suo e della sua maggioranza: chiudere un centro di aggregazione sociale aperto alle iniziative dei padernesi, dei comitati e delle associazioni che portavano avanti progetti (si all’acqua pubblica, no all’inceneritore, si all’interramento della Rho-Monza, ecc) scomodi per un’amministrazione di destra, asservita a interessi esterni a quelli della città come quella di cui è il primo responsabile. Un’amministrazione che da quando ha afferrato il potere lo usa solo contro la maggioranza dei cittadini.
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