Volontariato e giunta Alparone faticano ancora, dopo quasi due anni, ad intendersi. La colpa è naturalmente dell’amministrazione e del sindaco che fin dalle sue prime scelte di governo ha puntato a condizionare l’autonomia delle associazioni con due decisioni: sciogliendo la Consulta del Volontariato che fino a quel momento si era posta come interlocutore “politico” sul piano sociale nei confronti del Comune, e tagliando i contributi di sostegno ai programmi delle associazioni cittadine attive sul fronte della solidarietà internazionale.
Da quel momento il dialogo si era molto ridotto fino alla nomina l’anno scorso di un assessore alle politiche sociali che però ad oggi non sembra essere riuscito a ricostruire un rapporto positivo con questo mondo, fatto di tante realtà diverse che di tutto hanno bisogno meno che di quel coordinamento dall’alto che la giunta tenta di riproporre con l’esca di iniziative ben poco credibili.
Ieri sera alla riunione che si è tenuta all’Auditorium Tilane nel confronto tra assessore e associazioni si è avuta la riconferma di questa persistente difficoltà a capirsi. Ghioni ha iniziato scoprendo l'acqua calda, cioè dicendo che il volontariato padernese ha come prima necessità quella di farsi conoscere per attirare donazioni e nuovi volontari, e ha proseguito annunciando che la giunta intende rispondere a questa esigenza realizzando un opuscolo a stampa che raccoglierà i dati delle associazioni cittadine e ha lanciato la sua grande idea: una Fiera del Volontariato da tenersi nel mese di luglio alla Cava Nord. I momenti qualificanti dell’evento secondo l’assessore sarebbero la “Fiera”, cioè la solita esposizione di bancarelle che illustrano le attività delle singole realtà e la possibilità (non ha specificato come) di far vivere ai cittadini quel giorno un’esperienza di volontariato.
Inutile dire che la maggioranza delle associazioni presenti hanno espresso perplessità, scetticismo, per non dire contrarietà a questa idea che è nello stesso tempo vecchia, presuntuosa e minimale e non risponde in realtà a nessun bisogno. Innanzi tutto perché come è stato detto chiaramente, quella della fiera ad hoc è un’idea trita e ritrita che in passato ha sempre dato pochissimi fruttti, poi perché non tiene conto della realtà e appare come un’idea priva di buon senso: chi ha voglia sotto il sole di una domenica di luglio di andare al parco Toti a prendere coscienza della condizione di un disabile sotto la tenda? E l’utile per le associazioni che dovrebbero sobbarcarsi l’impegno di questo evento, ben poco appetibile sia nella forma che nella modalità di presentazione dei contenuti, non può certo essere quello retorico che Ghioni ha ripetuto più volte: “se si riuscisse ad attirare un volontario in più con questa iniziativa sarebbe un successo”.
Quello che si chiedono in molti è: perché la giunta non capisce che il volontariato non ha bisogno di un coordinamento esterno che gli dica cosa fare, ma di strumenti abilitanti per realizzare autonomamente i propri progetti e di strutture minime, ma efficaci, per fare rete e coordinarsi da sole quando ne sentono la necessità? Inoltre il dialogo tra associazioni e amministrazione non può avvenire in questo modo. Negli anni scorsi il momento vero di dialogo tra istituzione e realtà sociali era quello in cui la giunta comunicava i risultati della sua politica e li metteva in discussione con le associazioni che li confrontavano con quelli delle loro attività, suggerendo altre iniziative. Dialogo, comunicazione, confronto, autonomia, queste sono le parole giuste da trasformare in fatti.
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