Due parole due, sul Festival di Sanremo le vogliamo dire? Non su Benigni o sul pacchetto di mischia, Belen, Canalis, Luca e Paolo (il “Ti sputtanerò” è il tormentone più cliccato di Youtube), ma sui cantanti arrivati sul podio e soprattutto su quello che ha condotto questa edizione che tutti hanno subito definito, la “migliore di sempre” numeri alla mano.
Primo classificato il professor Roberto Vecchioni, classe 1943, di Carate Brianza, in carriera dal 1966 quando ha tradotto in italiano un brano dei Beach Boys. Terzo classificato ripescato dal televoto, l'inossidabile Albano Carrisi, classe 1943, di Cellino San Marco, in carriera dal 1965, quando lavorava come operaio alla Innocenti di Lambrate e si faceva imporre il nome d’arte, Al Bano, da Celentano in persona.
Ma il più bravo di tutti, anche se non ha cantato niente durante le cinque serate, è stato Gianni Morandi, classe 1944, di Monghidoro. Anche lui in carriera da una vita, dal 1962, quando debuttò con “Andavo a 100 all’ora”, velocità massima raggiungibile con le ‘600 di quegli anni.
Tre vecchietti, tre pensionati a tutti gli effetti, portabandiera canori della mia generazione di cui hanno costituito la prima colonna sonora, quella dell’adolescenza e della giovinezza. Il fatto che abbiano vinto loro, non è senza significato. Va bene che l’Italia non è un paese per giovani, ma è un fatto che Morandi, dopo 50 anni, a vederlo in Tv sembra ancora quasi lo stesso ragazzo di allora. Lo guardi, lo senti parlare e presentare i suoi coetanei, Vecchioni e Al Bano e pensi: sono ancora io, come loro, lo stesso ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones? O yes.
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