“Come si prevedeva le risposte sono state: siamo in carica da un anno e qualche mese lasciateci studiare il territorio vedremo terremo conto di quello che avete suggerito e rivolto come sempre alla precedente amministrazione, che gli aveva fatto notare che c'erano anche loro all'opposizione, Bogani ha risposto: voi non siete riusciti in cinque anni ad approntare il PGT, dateci tempo, (con molto aggressività). Conclusione: sempre colpa degli altri dateci tempo vedremo ecc..”.
Questo secondo la nostra lettrice Silvia, in estrema sintesi, il risultato dell’incontro organizzato giovedì scorso alla Biblioteca Tilane sul tema. “Consumo del territorio”. Chi si attendeva di più dalla presenza di Bogani, titolare per l’amministrazione della partita, è rimasto deluso. Chi invece, come lei, non si aspettava molto di più del solito traccheggiare, ha avuto ragione. Del resto con questa amministrazione a pensare male si fa (forse) peccato, ma quasi sempre si indovina.
Anche altri miei informatori presenti alla serata mi hanno assicurato che Bogani per l’ennesima volta non ha detto niente. Perché evidentemente non ha (ancora) niente da dire. Perché non è certo lui a fare il PGT e il confronto politico può avvenire solo se chi discute idee e opzioni diverse ha in comune un linguaggio e una cultura amministrativa e tecnica, oltre che una proposta seria da fare. Cosa che la giunta finora non ha mai dato l’impressione di avere, mentre il centro sinistra delle linee guida e dei punti fermi in tema di territorio li ha e li ha già dichiarati.
Quali sono le idee di Bogani, del suo sindaco e della sua giunta sul PGT? Non lo sa nessuno. Dobbiamo per ora contentarci di leggere le cose che egli ha ufficialmente scritto sull’argomento (il programma elettorale della Lega e il documento di presentazione del Piano Casa ad esempio). Nel ducumento del 2009 rivelava di non avere un’idea chiara delle cose di cui parlava, nel secondo testo invece tratteggiava un’idea di città francamente inaccettabile. L’impostazione della “città per comparti” (qui si abita, qui si lavora, qui si fa sport, qui si studia, qui si fanno gli acquisti), infatti, oltre ad essere culturalmente ferma agli anni ’50 del secolo scorso, è contraria alla natura stessa delle città che sono da sempre miste, residenziali, commerciali, artigianali e produttive.
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