domenica 3 ottobre 2010

Partecipazione a Paderno: l'Università la studia la giunta la cancella

L’Università di Bergamo sta conducendo da due anni una ricerca sullo sviluppo della partecipazione democratica dei cittadini alla gestione dell’amministrazione pubblica e sull’evoluzione di questa buona pratica nei Comuni italiani. Uno di questi Comuni considerato fino a ieri un “modello” per le sue attività e iniziative in questo senso, è Paderno Dugnano. L’ho scoperto nei giorni scorsi quando un ricercatore dell’ateneo bergamasco mi ha contattato per un’intervista in qualità di titolare di questo blog che viene considerato un prodotto del processo di partecipazione in atto nella nostra città.
Naturalmente il ricercatore mi ha chiesto come vedevo la realtà cittadina alla luce del cambiamento di direzione politica che le elezioni del 2009 hanno impresso alla città con l’ingresso della destra nel Palazzo. Non ho potuto che confermare quello che egli stesso aveva già notato seguendo le notizie sui giornali e sui quattro blog padernesi, tutti nati (non a caso) immediatamente prima o immediatamente dopo quell’evento. Il percorso di partecipazione che le giunte di centro sinistra avevano seguito negli ultimi 15 anni è stato deviato e in buona sostanza si è fermato a seguito del cambio di guida politica. Quello che la giunta Alparone ha fatto in 15 mesi di governo è sotto gli occhi di tutti: cancellazione brutale e offensiva del Bilancio Partecipato, tentativo di chiusura dello sportello immigrati (in realtà un’iniziativa di volontariato) al Villaggio Ambrosiano, ostilità dichiarata nei confronti del Centro di aggregazione sociale Falcone Borsellino, ostilità verso la ludoteca Carcatrà e altri centri di aggregazione , ostilità in genere verso tutte le realtà di autogestione e partecipazione esistenti in città, oratori esclusi, delegittimazione di ogni comitato nato al di fuori dal controllo dell’amministrazione e della maggioranza al potere, svuotamento di fatto del ruolo e dell’autonomia dei Consigli di quartiere, perennemente occupati dalla giunta per iniziative di bassa propaganda, negazione di ogni vero decentramento.

Insomma, ho detto al ricercatore, il “modello” Paderno Dugnano è da un anno a questa parte sotto pesante attacco. Ma come reagiscono i cittadini, cosa è rimasto della cultura della partecipazione promossa della passata gestione politica? Certo, ho spiegato all’intervistatore, c’è stata una risposta a questa offensiva reazionaria, in parte promossa dai partiti del centro sinistra, in parte spontanea dei cittadini, soprattutto quando hanno percepito che questa nuova politica li danneggiava e toccava pesantemente i loro interessi in termini di tagli o rincari dei servizi, cancellazione di opere pubbliche già decise e approvate, cambio di direzione delle iniziative rivolte alla società.
Mi è stato chiesto anche un giudizio sul ruolo dei blog in questo passaggio. Ruolo che indubbiamente hanno avuto e continuano ad avere perché i cittadini, ma anche la stampa locale, ormai li segue e li utilizza per diffondere e ricevere informazioni su quel che succede in città, denunciare disservizi e segnalare iniziative dal basso. I blog, infatti, sono diventati strumenti di partecipazione che tentano di riempire in qualche modo il buco fatto dalla politica della nuova giunta nel tessuto istituzionale. Luoghi virtuali di dibattito, informazione, mobilitazione, inziativa politica con i quali i cittadini hanno la possibilità di rientrare in scena e farsi sentire.
Resta un fatto sul quale tutti i padernesi, soprattutto quelli che hanno votato Alparone “per cambiare”, dovrebbero interrogarsi: perché il modello partecipativo di Paderno Dugnano, riconosciuto e studiato dalle Università italiane come un esempio di innovazione, viene negato e combattuto da questa amministrazione che lo ha considerato sempre un nemico da cancellare? Era questo il “cambiamento” che vi aspettavate?

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