lunedì 25 ottobre 2010

Marchionne il bugiardo

Chi lo conosce bene lo chiama “Marpionne” e uno, dopo averlo ascoltato ieri sera a “Che tempo che fa”, capisce bene il perché. Il capo della Fiat, il commercialista abruzzese emigrato nel '66 in Canada perché suo padre "non si fidava dell'Italia",  è un gran bugiardo, anzi appartiene alla peggior specie di bugiardi in circolazione; i bugiardi seriosi e per questo più credibili.
Berlusconi è un ballista spudorato, te lo dice in faccia che sta mentendo e non cerca di dissimulare le sue menzogne e ne fa lui stesso la caricatura. Ma Marchionne no, vuole proprio ingannare chi lo ascolta in buona fede. Lo senti parlare, serio e professionale, tutto, cifre e statistiche, voce stanca e affaticata di chi porta da solo il peso della verità e dici: “Che bravo, dice proprio come stanno le cose”. E invece mente perché ti racconta solo la sua verità, che, come si insegna nelle scuole di comunicazione, è solo la sua personale versione dei fatti.
Bugiardo, quando dice che l’Italia non produce un euro degli utili Fiat (2 miliardi), Bugiardo quando dice che la Fiat non chiede soldi allo Stato (negli ultimi due anni) e non guadagna dagli incentivi governativi perché in Italia ha “solo” il 30% del mercato. Bugiardo quando dice che il problema della competitività italiana è provocato dalla Fiom e da una minoranza di operai che si oppongono a lavorare, pagati, dieci minuti in più. Bugiardo quando dice che se la Fiat andasse via dall’Italia i suoi conti andrebbero meglio e che lui sta qui solo perché non vuol creare un grave problema sociale. Bugiardo.

Dice delle verità solo quando ci rivela che lui sta risanando la Chrysler con i soldi di Obama, sta industrializzando la Serbia con i soldi della Unione Europea, perché se si mettono questi due fatti vicino alla sua dichiarazione: “non ricevo soldi dallo Stato da due anni” si capisce bene qual sia il suo gioco. Continua a mentire infine quando afferma di avere ripagato i miliardi ricevuti dall’Italia in tutti questi anni. Si calcola che a partire dal 1996 sono stati concessi al gruppo Fiat contributi per complessivi 208 milioni di euro. In particolare, per Termini Imerese risulta essere stato agevolato un investimento di 48,27 milioni di euro.
Ma al di là delle cifre che cosa c’è? Un indotto composto di tre sole aziende e 400 addetti, che producono plastiche per plance, paraurti e sedili. L’ambizione che l’impianto fertilizzasse lo sviluppo industriale della Sicilia, è rimasta solo un’ambizione e la regione non ha guadagnato niente dalla presenza Fiat.
Marchionne dice: “Via dall’Italia per me è meglio”. Come si fa a non tirargli in faccia i suoi spiccioli e rispondergli a muso duro: "Accomodati, perché non te ne vai”?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi non sono industriali, ma veri delinquenti. Troppo comodo andare via dall'Italia adesso che ha spolpato l'osso fino in fondo.
Prima deve mantenere le promesse fatte a tutti gli operai che si sono fatti il mazzo in fabbrica con la speranza di un rilancio dell'azienda, a tutti quelli che hanno "volontariamente" firmato un accordo / ricatto pur di conservare il posto di lavoro e, soprattutto, restituire fino all'ultimo centesimo i soldi che lo stato gli ha concesso e che tutti noi VERI contribuenti abbiamo scucito con le tasse.
Che schifo! Lea.

Dr. Arch. Fabrizio Allegro ha detto...

Questo post mi ha colpito ed avevo proprio in mente di scrivere qualcosa, quindi l'opportunità la ho colta al volo.
Quindi, siamo daccordo che qualche bufala sia stata propinata al pubblico ma io credo che anche uno sprovveduto se ne sia accorto. E' pur vero che il modo in cui viene passato il messaggio può lasciar intendere che quella sia la "vera" verità. E' però anche facile capire che se la Fiat è divenuta il colosso capace delle grandi operazioni oltre confine che conosciamo (l'acquisto di Chrisler, l'Opa su GM/Opel, ecc), sia merito di tutto il gruppo, dall'imprenditore fino all'ultimo operaio ma anche dello stato, quindi di tutti gli italiani che vi hanno contribuito (in modo più o meno consapevole). E' bene ricordare che non c'è solo lo spirito di iniziativa o le capacità manageriali (come sottointendeva nelle sue dichiarazioni Marchionne) a supporto di queste nuove "opportunità" per l'azienda. E allora vorrei dare una chiave di lettura al tema del rapporto con lo stato. Quanto gli italiani siano realmente consapevoli di quale sia questo rapporto non lo so, ma il mio invito è a riflettere sul legame tra incentivi statali ed azienda privata, ma non solo.
Il primo tema ci ricorda che lo stato ha sempre incentivato la produzione e la commercializzazione delle auto (e Fiat in passato è sempre stata l'azienda dominante del mercato interno, mentre è solo nel passato più recente che si trova in forte concorrenza, quindi che non contribuisca alla crescita della azienda per quanto prodotto in italia è una vera bufala).
Lo stato ha sempre incentivato la produzione in passato, ed a più riprese, con gli sgravi all'impresa e ne ha incentivato la commercializzazione dei prodotti perchè ha erogato fondi (soldi pubblici) per l'acquisto delle auto. Tutti ne siamo consapevoli, giovani e meno giovani. Ma siamo consapevoli di quale sia la reale necessità del paese di "spendere" per la fiat ?
E qui il secondo tema; lo stato guadagna cifre importanti (sarebbe meglio dire spaventose) grazie al consumo di carburante. L'accise e le imposte in genere sul combustibile sono il 70% di quello che si paga dal distributore. Quindi ogni 1,3 euro per litro venduto, diamo circa 1 euro allo stato. Ecco il rapporto "malato" tra pubblico e privato che pagano tutti i contribuenti italiani da mezzo secolo. Se non si producessero e commercializzassero i mezzi di consumo che attingono al mercato dei carburanti che vantaggio ne avrebbe lo stato !? E questo è il motivo per cui non si abbandona il mercato del petrolio per le rinnovabili in ogni settore. E questo è lo stesso motivo per cui in Italia (anomalia in europa) le merci viaggiano all'80% "su gomma" e non con altri mezzi. Lo Stato ha un forte interesse affinchè si facciano le infrastrutture (pensando alla questione locale padernese) anche perchè maggiore mobilità equivale a maggiori consumi (di carburanti). Questa "economia" non è più sopportabile, e non lo è per i cittadini. Colgo l'opportunità per chiedere ai lettori di adoperarci tutti per cambiare e passare ad una economia sostenibile, quindi.
Le auto "sosteibili" oggi sul mercato sono (solo) "ibride" o con motori mossi da derivati del petrolio come il GPL (gas di petrolio liquefatto), ma sappiamo che si potrebbero già produrre auto ad idrogeno, ad aria compressa, ad energia elettrica FV interamente prodotta da fonti primarie, e così via.
Se guardiamo da questo punto di vista la questione allora il presente a "tinte fosche" che i Marchionne o i ministri dello sviluppo (?) ci propinano è ben altra cosa.
Mi scuso per la lunghezza del commento.
Buona giornata.
Fabrizio Allegro

Giovanna B. ha detto...

Interessante analisi ..anche se far capire alle persone l'importanza dell'economia sostenibile non è semplice soprattutto xquanto riguarda le auto "ibride"....x quel che mi riguarda, circa 4 anni fà ho "fortemente"voluto acquistare un'auto a GPL ma i tempi di attesa sono stati circa di 6 mesi...mi auguro che ad oggi la situazione sia migliorata

Anonimo ha detto...

Chissa se il nostro "caro" Fazio inviterà, a breve, x par condicio, nel suo studio il segretario della FIOM, Landini, o uno degli operai FIAT di Pomigliano d'Arco

emiliano abbati

Anonimo ha detto...

Io penso che Fazio inviti i personaggi nel suo studio anche per metterne in evidenza gli aspetti meno piacevoli o comunque perchè un pubblico critico si faccia una propria opinione della persona e dei fatti che espone. Poi può piacere o meno il suo modo di porsi, ma almeno così abbiamo saputo qual'è il punto di vista di Marchionne.
Il punto di vista dell'Arch. Allegro, invece, mi fa pensare ancora una volta che per cambiare le cose in Italia dobbiamo rinnovare completamente la classe politica e dirigente con una nuova leva di giovani propositivi e motivati. Posto che gli si faccia spazio.
La vedo nera.
Lea.