lunedì 4 ottobre 2010

Fratelli dell'Uomo: uno spot per il Sud del mondo

Ciak, si gira! L'inquadratura ha per protagonista il movimento di un braccio che si stende in avanti con slancio, come a spargere i semi di un futuro raccolto. L'azione si ripete più volte. A compiere il gesto sono persone comuni, incontri abituali delle nostre città, che per un attimo interrompono la propria attività quotidiana per mimare una semina virtuale. Tra queste, fa eccezione la presenza di personaggio noto, il velista Giovanni Soldini (a sinistra), che presta il suo volto alla campagna, mantenendo un impegno che da diversi anni lo vede a fianco di Fratelli dell'Uomo. L'ultima scena affida l'interpretazione a una giovane donna africana, che con naturalezza fa piovere avanti a sé una manciata di semi (questa volta reali), promessa di un benessere al cui raggiungimento siamo tutti chiamati a partecipare. E’ quanto racconta in 30 secondi l’ultimo spot realizzato da Fratelli dell'Uomo, che nell'anno della Biodiversità dedica la propria campagna alla valorizzazione, alla conservazione e al recupero delle sementi locali a vantaggio di alcune comunità contadine del Senegal e della Bolivia. Fratelli dell’Uomo da oltre quarant’anni sostiene attività mirate a favorire uno sviluppo partecipato e sostenibile delle popolazioni più svantaggiate. In particolare, in ambito rurale, supporta le associazioni contadine per perseguire e conservare la propria sovranità alimentare: il diritto dei popoli a un cibo sano, culturalmente appropriato, prodotto attraverso metodi sostenibili ed ecologici, definendo in autonomia i propri sistemi agricoli e alimentari. Ciò significa, tra gli altri obiettivi, promuovere la produzione familiare, che valorizza la diversità biologica al posto di un modello industriale impegnato a sfruttare solo una piccola varietà di specie agricole su ampie estensioni, con conseguente erosione della biodiversità. La libertà dei coltivatori è infatti minacciata dai nuovi diritti di proprietà e dalle nuove tecnologie che stanno trasformando i semi da bene comune ad un bene di largo consumo, sotto il controllo centralizzato dei monopoli corporativi. Inoltre, la coltura locale tradizionale dà le migliori garanzie dal punto di vista nutrizionale oltre a innescare uno sviluppo economico virtuoso con la creazione e valorizzazione della filiera locale.

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