Sottovalutazione della presenza mafiosa sul territorio e sua penetrazione nel tessuto delle imprese locali, gestione economica dei centri anziani scaricata sulle spalle dei volontari, disinteresse per la loro funzione sociale, mancanza di progetti di aggregazione. Queste sono le carenze che hanno prodotto quanto è accaduto. Anche un cieco vedrebbe che non si può mettere una struttura importante e onerosa, complessa e sensibile qual è un centro di aggregazione sociale aperto alla cittadinanza, solo nelle mani dei volontari, scaricandosi di ogni dovere e responsabilità, anzi, dicendo loro: "arrangiatevi, autogestitevi, non disturbate e soprattutto pagate tutte le spese perché risorse per voi non ce ne sono". In queste condizioni è naturale che un'associazione obbligata a tirare fuori dalle sue tasche migliaia di euro ogni mese per dare un servizio alla città, accetti volentieri le richieste di fare cene e feste a pagamento nei suoi locali (come il contratto di gestione prevede) senza stare troppo a indagare su chi sono o sarebbero gli aspiranti festaioli. Come farebbe qualunque locale pubblico. E questo è solo un esempio di buon senso che spiega molto di quanto è accaduto.
Sono questi i temi che la vicenda del centro anziani ci ha messo sotto gli occhi e di cui si dovrebbe discutere. Cose serie che non si possono affrontare, meno che mai risolvere, con una “Commissione d’inchiesta”, iniziativa che, viste le intenzioni e la cultura politica di chi la propone, è destinata a sollevare il solito, dannoso, polverone. Sotto il quale Alparone e Bogani sperano evidentemente di riuscire a nascondere anche per i prossimi mesi la loro nullità politica e amministrativa. Ma si sbagliano. Alla lunga, un baro, non ha alcuna possibilità di vincere, nemmeno al poker, contro un avversario che gioca onestamente le sue carte seguendo le regole. Le opposizioni, infatti, non abboccheranno e si preparano ad incalzare i due dilettanti su tutti i fronti sociali aperti dalla crisi: lavoro, scuola, ambiente, trasporti, salute, legalità, cultura. Le vacanze sono finite, cari ragazzi, ed è ora di tornare in aula e provare finalmente a lavorare per la città.
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