giovedì 5 agosto 2010

L'unità è un valore, non basta chiederla, bisogna ricercarla e volerla

L’altro giorno un collega giornalista che scrive su un periodico locale mi ha chiesto “Arcari, perché odii così tanto il sindaco Alparone?”. Ho risposto che non è vero, l’odio è un sentimento che non provo e non ho mai provato per nessuno. Inoltre è un sentimento che, come l'amore, non si può nutrire per una persona che non si conosce, e io il sindaco non lo conosco. Ma è vero che spesso sono molto duro nei miei giudizi sulle scelte, sugli atteggiamenti e sulle cose che fa perché non posso approvare chi ha sempre fatto di tutto per dividere Paderno Dugnano e ha alimentato unilateralmente questo scontro fin dal primo momento in cui si è seduto sulla poltrona di sindaco.
La ragione di questa mia posizione fortemente critica l’ho già spiegata e la ribadisco. Non sopporto chi fa politica con le menzogne e disprezzo politicamente chi fomenta le divisioni quando invece sarebbe suo dovere, dato il ruolo che ricopre, ricercare e realizzare il massimo consenso. Non ho alcuna stima per chi, mentre insulta i suoi avversari politici e li accusa di “cavalcare irresponsabili contestazioni”, si mette di traverso per impedire una necessaria e dunque doverosa unità di intenti, anche in un momento in cui questa unità andrebbe ricercata e ottenuta a tutti i costi.
L’ultimo esempio di questa evidente volontà di impedire ogni possibile dialogo tra centro destra e contro sinistra? Il 15 luglio scorso, in consiglio comunale, di fronte alla possibile convergenza su un Odg condiviso da tutti i consiglieri meno 1, cioè 29 eletti su 30, il sindaco ha rifiutato il voto che avrebbe espresso la sostanziale unanimità dell’assemblea sulla vicenda del Centro Falcone e Borsellino e ha risposto con arroganza al consigliere Gianfranco Massetti che lo esortava a dare un segnale unitario alla città affermando:“Io ho la mia maggioranza”. E due giorni dopo ha convocato e guidato una manifestazione di partito che l’ha visto scendere in piazza con la bandiera della sua fazione politica in spalla, come un militante descamisado qualsiasi.

Dopo avere fatto queste cose, guardate come oggi, sulla Calderina, egli ricostruisce in un editoriale quegli avvenimenti: “Sentiamo un grande bisogno di unità, cosa che è mancata nonostante la gravità degli episodi. Rimane il rammarico di aver visto in queste settimane un’opposizione che, al posto di mandare un segnale di unità della città e delle istituzioni, ha preferito promuovere e cavalcare un’inconcepibile quanto irresponsabile contestazione, prendendo in mano i megafoni per difendere posizioni politiche o di parte solo per contrapporsi a chi amministra”.
Cioè proprio lui, che ha rifiutato i voti della minoranza in consiglio comunale, che è sceso in piazza sventolando le bandiere del suo partito in una manifestazione dichiaratamente di parte, oggi accusa l’opposizione di non aver dato un “segnale di unità”. L’ipocrisia è così grossa ed evidente che è impossibile sottacerla. Lo chiedo a chi ogni tanto mi invita ad abbassare i toni della polemica: come si fa non denunciare come irresponsabile questo modo di governare? “La città ha bisogno di unità” ha scritto Alparone, ma a chi si rivolge con la sua “virtuosa” esortazione?

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