venerdì 6 agosto 2010

Acqua pubblica: il comitato chiede un voto al Consiglio Comunale

La mobilitazione per “l’acqua pubblica”, che a livello nazionale ha raccolto oltre 1,4 milioni di firme e a livello locale ha bombardato con 3mila e-mail il Pirellone, suggerisce prudenza alla Regione Lombardia che ha deciso di far slittare a settembre la discussione sulla nuova legge che dovrà regolamentare la materia. L’orientamento di Formigoni è quello di affidare la responsabilità gestionale delle acque pubbliche alle Province con esautoramento di fatto dei Comuni (che manterrebbero la proprietà patrimoniale della rete idrica). Di fronte a questo progetto i soggetti che hanno raccolto le firme e gli enti locali che manifestano perplessità su più di un aspetto del decreto Ronchi, si muovono ancora in ordine sparso e questo problema di scarsa coesione va superato se si vuol portare a casa il risultato.
A Paderno Dugnano, ad esempio, il Comitato promotore del referendum dopo aver raccolto 1.700 firme di altrettanti padernesi (convalidate grazie all’impegno dei consiglieri di PD e RC-CI), ha depositato in Comune le firme e ha chiesto al Consiglio comunale di porre all’ordine del giorno un documento con il quale l’amministrazione dichiara la volontà di mantenere totalmente pubblico il controllo sulla gestione dell’acqua. Una richiesta che difficilmente avrà risposta positiva dal momento che i partiti dell’opposizione, PD, Prc-CI, IdV, da dicembre a oggi, hanno già tentato due volte di porre in consiglio la questione e per due volte sono stati respinti dalla maggioranza di destra che ha bollato come “strumentalizzazione” l’iniziativa.
Se a questo precedente si aggiunge poi il fatto che l’orientamento politico del sindaco è proprio impedire che su temi importanti per la città si verifichi una convergenza tra la “sua maggioranza” e l’odiato centro sinistra (come è già avvenuto suo malgrado sulle questioni della Rho-Monza e dell’inceneritore), si vede come le possibilità di successo del Comitato siano davvero scarse.

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