La crisi ti fa vedere il mondo da tutta un’altra angolazione. Comieco, consorzio nazionale per il riciclo di carta e cartone, ha rilasciato i dati relativi al 2009, anno in cui in Italia sono state raccolte 3 milioni di tonnellate pari a 52 chilogrammi a testa di rifiuti cartacei recuperabili. Ma è un dato solo apparentemente “positivo”. Gli italiani non sono diventati più “ricicloni”, sono solo diventati più poveri. Prova ne sia che stando ai dati diffusi dal consorzio stesso, a fronte del 9% in meno di imballaggi di cartone immessi sul mercato, la raccolta differenziata del materiale dall'immondizia rispetto al 2008 è aumentata solo del 5,2%.
Insomma cresce la percentuale di riciclo, ma diminuisce molto di più la quantità di cartone immessa sul mercato per via del crollo dei consumi. Perché l'andamento della produzione di cartone da imballaggio è il più sicuro indicatore dello sviluppo della nostra economia. La crisi fa bene all’ambiente, dicono soddisfatti gli ambientalisti, fautori dell'ideologia della “decrescita”, vista da loro come l’unica strada percorribile per cambiare lo stile di vita consumista dei paesi ricchi. Ma la cosa non mi convince: è un caso se le regioni italiane dove, secondo Comieco, si raccoglie e ricicla meno packaging di cartone sono Sicilia e Calabria, cioè quelle con il PIL più basso e il più carente livello di legalità e qualità della vita? Non è un caso.
1 commento:
il dato si commenta da solo a prescindere dalla crisi. In quelle regioni, viste le continue emergenze rifiuti, fare la differenziata è l'ultimo dei problemi e degli obiettivi. Prima ci stanno gli appalti, le mafie, le discariche (abusive e non) e infine la mancata informazione alle famiglie sui temi del riciclaggio (...dei rifiuti!).
Potremmo anche essere nel boom dell'economia ed avere l'80% di riciclato che comunque da alcune parti non ci sarebbe interesse a procedere in tal senso. E non per colpa della gente comune.
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