giovedì 17 giugno 2010

PD, basta con la politica senza popolo

Tira una brutta aria sulla politica italiana. Martedì ero a Roma per lavoro e verso le due sono entrato in un ristorante dietro Montecitorio dove avevo appuntamento con un medico specializzato in cellule staminali. Nella saletta del primo piano il vecchio cameriere ci ha portato a un tavolo vicino al quale stavano pranzando due signori di cui uno era Walter Veltroni. Ho detto al cameriere: ci hai messo vicini al segretario, e lui ghignando: a quale? Ce ne sono due. Mi giro e nel tavolo a fianco stava mangiando Franceschini con altri amici. Ho fatto la mia intervista e intanto tenevo d’occhio i nostri i quali, finito di mangiare e parlare, se ne sono andati uno dopo l’altro senza degnarsi di uno sguardo, quasi fossero estranei e non i due primi segretari fondatori del PD. 
La crisi mette in ginocchio crudelmente tutti i partiti e la cosa riguarda sia destra che sinistra. La mancanza di idee nuove, basate su visioni credibili del futuro e nuovi programmi da proporre al Paese, produce solo un dibattito isterico sulle regole interne dei due soggetti finora sterili nati dalle rispettive fusioni a freddo. Confronto che diventa a volte un silenzio babelico, un afono rumore di fondo dal quale non emergono idee e argomenti, ma fastidiosi proclami e rivendicazioni astiose. Il recente assalto alla segreteria del PD attuato dagli ex democristiani che si riconoscono nell’accusa a Bersani di ridurre il partito a un “monocolore di sinistra perché non valorizza le loro idee” ne è la prova. Un assalto velleitario che come al solito alterna accuse infondate a minacce a vuoto, dove le famose “idee” degli ex Dc che si sentono orfani stando all’opposizione si riducono alla richiesta di “dire qualche sì” a Berlusconi per “tornare in gioco”. Dire sì su cosa: le intercettazioni, la giustizia, la manovra? Il tutto mentre il Paese affonda sempre più in una miseria spalmata su intere fasce sociali di ex ceto medio che la precarietà dei guadagni di professionisti e piccoli imprenditori, lavoratori autonomi e artigiani, commercianti e tecnici, rende insostenibile per l’intero sistema.
Basta con le parole inutili, il dibattito a vuoto, il continuo girare intorno a se stessi, le manovre oscure. La gente chiede al centro sinistra delle scelte vere, che dicano con chiarezza con chi si sta, dove si va, per raggiungere cosa. Scelte che non possono essere ecumeniche. Basta con l’ambigua utopia di voler rappresentare tutti gli interessi in gioco: quelli perseguiti da Marchionne con il do ut des di Pomigliano, non sono quelli dei lavoratori Fiat, non sono quelli dei lavoratori italiani in genere, probabilmente non sono quelli del Paese. C'è molto di non detto in quell'ultimatum. Ad esempio perché la Fiat vuole investire 700 milioni a Pomigliano quando in Polonia ha uno stabilimento più produttivo e molto meno costoso dove la Panda viene già prodotta da anni con successo? Filantropia, nazionalismo, amore per la patria? Difficile crederci, un interesse c'è, ma non è visibile e la Fiom fa bene a puntare i piedi.
La politica, in questo caso il centro sinistra, non può stare a guardare, deve schierarsi e scendere in campo con una proposta alternativa se ce l’ha o stare coerentemente dalla parte dei soggetti più deboli per difenderne gli interessi violati dalla multinazionale torinese. Meglio perdere stando col popolo che perdere comunque senza il popolo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ormai ve ne accorgete anche voi...non siete e non sarete mai a fianco del popolo, lo dite in maniera formale ma siete chiusi in voi stessi e nelle amministrazioni dove (ancora) governate,siete chiusi nei palazzi, si, come facceva la giunta Massetti, almeno il CENTRO destra, con le sue forze eterogenee cerca di capiere,ascoltare, e cerca (si ci prova) a risolvere i problemi, dal 1984 la sinistra è nulla, dalla morte del vostro "grande" segretario Berlinguer, ma erano altri tempi....rassegnatevi

Luca

carlo arcari ha detto...

E perché dovremmo rassegnarci? La destra neo ed ex fascista è stata "nelle fogne" per 50anni e ancora oggi quando vedo Gasparri o LaRussa, sento la puzza di quelle latrine. Berlusconi ha leccato culi democristiani e socialisti e pagato tangenti per oltre 30 anni prima di poter alzare la sua testolina calva e giocare a fare il padrone del vapore. La ruota gira, le cose cambiano e niente è per sempre; il "mai" non esiste. Ascoltare non significa capire. Ci vuole una solida teoria e ci vuole una chiara visione per indicare all'Italia il futuro. Oggi nessuno ce l'ha o ha la forza di annunciarla ed è per questo che anche gli scarafaggi e le pantegane ballano in cucina senza vergogna. Ma è una parentesi, la crisi si incaricherà di fare chiarezza e quando arriverà, perché questa è solo l'anticamera della recessione che ci attende, i nani e le ballerine spariranno e la gente tornerà a riconoscere e votare per i suoi migliori rappresentanti.

Giuseppe Maneggio ha detto...

Peccato che certa sinistra abbia oramai sposato la grande finanza e il filo atlantismo più bieco. I vari segretari che ogni anno si succedono alla guida del PD, Ulivo, PDS o come diavolo si chiama qualla coalizione, non hanno fatto che confermarlo:
- Romano Prodi (consulente Goldman Sachs la più grande banca d'affari USA)
- Walter Veltroni che afferma di non essere mai stato comunista. Grande amico del guerrafondaio Clinton.
- Massimo D'Alema che permise all'aviazione USA usando il nostro territorio, di bombardare criminalmente Belgrado per 78 giorni.
- Dario Franceschini non lo commento neppure perchè talmente insipido da aver disgustato anche l'elettorato di sinistra.
Inutile menzionare anche l'ultimo ministro delle finanze del governo Prodi, quel tal Tommaso Padoa Schioppa che con il suo mandato tecnico (non era stato eletto da nessuno) fece quasi rimpiangere "vampiro" Visco che almeno non aveva interessi con la grande finanza anglosassone. Anche con Padoa Schioppa la Goldman fù investita di innumerevoli incarichi speculativi sul nostro patrimonio (Panfilo Britannia del 1992 docet).

Mi fermo ma potrei continuare per ore ad elencare nomi e fatti legati alle contraddizioni di una sinistra italiana tenuta in vita per accanimento terapeutico.

Alla luce di quanto detto appare irrealistico che la crisi possa far pagare il conto all'attuale esecutivo. Nella crisi, generata dalla finanza "illuminata e creativa" degli americani, non dimentichiamocelo, ci siamo tutti e al limite dovrebbe essere l'intera classe politica e pagarne le conseguenze, rea di averci svenduto la nostra sovranità monetaria e di averci fatto entrare nell'oceano tumultuoso della globalizzazione senza le dovute difese.

Ergo e concludo, non vedo molte speranze per l'attuale PD, un contenitore vuoto, lontano dai reali problemi della gente. Un partito che balbetta o tace sulle reali cause dei problemi che ci attanagliano. Un esempio? Si sussurra dei problemi del precariato senza dire che la prima legge al riguardo fù fatta da Tiziano Treu durante il primo governo Prodi.

Meditate gente, meditate...