Ricevo questa lettera aperta dei lavoratori (insegnanti e ATA) dell'Istituto Gadda di Paderno Dugnano rivolta ai genitori e agli studenti. I lavoratori della scuola hanno deciso di scioperare durante gli scrutini nei giorni 14 e 15 giugno per le seguenti ragioni. "Ci vediamo costretti ad un'iniziativa di lotta che procurerà disagi alle famiglie, ai nostri ragazzi e a noi stessi, ma sentiamo la necessità di superare l’omertoso silenzio che nasconde l’opera sistematica di smantellamento della scuola pubblica statale e dei nostri diritti di lavoratori - essi scrivono -. La cosiddetta Riforma Gelmini è stata dettata dai tagli richiesti dal ministro Tremonti; a queste decine di migliaia di tagli all’occupazione si aggiunge ora un taglio delle retribuzioni nei prossimi tre anni e un blocco della carriera che avrà sostanziali conseguenze a livello di TFR e pensionistico. La manovra Tremonti colpisce i dipendenti pubblici, nonostante il ministro Brunetta abbia dichiarato che i conti per quanto riguarda il settore sono sotto controllo, per ragioni ideologiche e per la facilità del reperimento delle risorse. In un Paese dove i tassi di evasione fiscale sono parossistici e i cittadini che versano le tasse sono costretti a pagare case, benefit legali e illegali ai politici attraverso un sistema di tangenti capillare, i sacrifici richiesti alle categorie più deboli (disoccupati, precari, lavoratori dipendenti, pensionati) sono immorali e intollerabili". Segue il testo della lettera.
Lettera a studenti e famiglie dell’IIS Gadda: sciopero degli scrutini 14-15 giugno.
Probabilmente quest’anno non troverete affissi alla data prevista gli albi con gli esiti finali che slitteranno (tranne quelli delle 5^) presumibilmente alla settimana successiva. E probabilmente non potrete nemmeno incontrare i docenti e/o i coordinatori per avere delucidazioni sui risultati e sui conseguenti sviluppi, perchè nel frattempo saranno iniziati gli esami di maturità e la maggior parte dei docenti sarà impegnata in quelle operazioni.
Tutto ciò accadrà perché, dopo lunghe discussioni e personali riflessioni a cui è seguito un dibattito assembleare, la maggior parte dei docenti che vi ha partecipato ha deciso si aderire agli scioperi indetti per i giorni 14 e 15 giugno, in concomitanza con l’inizio degli scrutini finali. Dagli scioperi sono esclusi gli scrutini delle 5^, che si terranno regolarmente secondo il calendario prefissato.
Per voi potrà essere un disagio, una scomodità, un ostacolo inatteso: ce ne rendiamo conto e ce ne scusiamo! Con questa breve comunicazione vorremmo spiegarvi i motivi che ci spingono a questa decisione: benché essa penalizzi sia voi che noi, la assumiamo ugualmente perchè intendiamo – insieme a tanti colleghi di altre scuole, altre città, altre regioni che faranno o che già hanno fatto la stessa cosa – lanciare un segnale che dica chiaramente che non va assolutamente bene come le autorità competenti – il governo, il ministero, le direzioni regionali – stanno maltrattando la scuola pubblica, che offre un fondamentale servizio sociale ai cittadini, e come stanno vessando i lavoratori che tale servizio rendono effettivo.
Per svariati motivi (risparmiare sui servizi e quindi sulla pelle dei più deboli, favorire le scuole private...) il governo ha in pratica deciso di smantellare la scuola pubblica, tagliando in tre anni 130.000 posti di lavoro tra insegnanti e ATA. Una buona parte è già stata tagliata; per il 2010-2011 più di 40.000 posti di lavoro saranno eliminati, altrettanti l’anno successivo. Nella provincia di Milano, solo alle superiori, l’anno prossimo ci saranno circa 400 insegnanti in meno: sarebbe come dire che chiudono 4 scuole delle dimensioni del Gadda.
Per quanto riguarda in particolare il nostro istituto, benchè siamo ormai a fine anno, ancora non si sa quante saranno le classi del prossimo anno, né quanti saranno i docenti, gli assistenti amministrativi e tecnici, i collaboratori scolastici. Di norma queste cose si sapevano da mesi; da quando c’è la Gelmini si sanno in ritardo o non si sanno affatto e si opera nell’incertezza e nella confusione. Ad esempio benché la riforma varata (che la maggior parte di coloro che nella scuola operano non condivide) partirà l’anno prossimo solo per le classi prime, verranno ridotte le ore di insegnamento anche nelle classi non soggette alla riforma. Non solo ciò è incredibilmente insensato, ma non si sa né quante né quali saranno le ore tagliate.
Perciò, al di là di quelli che saranno gli esiti finali anche di scrutini che si svolgessero regolarmente, anzi anche a scrutini effettuati e a quadri esposti, nessuno sarebbe in grado di dirvi in quale classe voi (studenti) o i vostri figli sarete/saranno l’anno prossimo, in quanti sarete/saranno nella classe, quante e quali ore farete/faranno. Di certo meno ore, meno insegnanti, probabilmente meno classi, ma un maggior numero di studenti per classe. E parallelamente meno possibilità di prestare la dovuta attenzione a ciascun/a ragazzo/a, di aiutare adeguatamente quelli/e con le maggiori difficoltà, di valorizzare le inclinazioni e le qualità individuali, di accogliere e inserire adeguatamente un numero ogni anno maggiore di studenti provenienti da altri paesi e che non conoscono ancora l’italiano. Con un numero crescente – anche fino a 30 e più – di alunni per classe si tornerà a una scuola che non punta alla crescita umana, culturale e intellettuale dei ragazzi, ma alla selezione che non educa ma reprime.
Ci sembrano già questi motivi più che sufficienti per esprimere un forte dissenso. Ma se non bastasse, ricordiamo come per ripianare i passivi dello stato causati dagli sperperi degli appalti truccati, dai ripetuti regali senza contropartita ai grandi industriali, dai mancati introiti di un’evasione fiscale senza pari, il governo presenta un conto salatissimo a tutti i lavoratori pubblici, e tra essi a noi della scuola: blocco del turn over, riduzione e blocco dei salari, blocco delle anzianità, innalzamento dell’età pensionabile delle donne, che si aggiungono ai licenziamenti di fatto in conseguenza dei tagli che colpiscono la nostra categoria.
Questa iniziativa di lotta e di solidarietà con i colleghi e le colleghe, giovani e precari, che resteranno senza lavoro e senza alcuna protezione sociale è volta a difendere la dignità della nostra funzione e, contemporaneamente, a tutelare il percorso formativo dei ragazzi.
I lavoratori del Gadda in lotta
Nessun commento:
Posta un commento