lunedì 26 aprile 2010

Il 25 aprile delle canzoni

La diatriba puerile su Bella Ciao, mi ha fatto venire in mente una canzone di Sergio Endrigo, "La ballata dell'ex" che usci in Italia nel 1966. Erano gli anni in cui dopo la celebrazione del ventennale della Resistenza, il primo presidente "partigiano", Giuseppe Saragat, tentò senza riuscirci di farne una grande festa nazionale. La canzone affronta il tema della cosiddetta "Resistenza tradita", che ci fece discutere in quegli anni,  raccontando una storia semplice, quella di un partigiano come tanti, che era salito in montagna non solo per "liberare l'italia dall'oppressore", ma per costruire un mondo nuovo dove per tutti ci fossero "uguaglianza e libertà". Finita la lotta, lasciate le montagne e consegnate le armi, il partigiano torna al suo paese e scopre che "è rimasto sempre quello" e che nulla è cambiato perché "il nemico è sempre là". Dopo tanto combattere e soffrire, con il ritorno della pace, si ritrova solo davanti al vecchio Stato che gli chiede conto delle sue azioni di guerra. Solo, questa volta, e senz'armi, perché i vecchi compagni non ci son più, "son tutti al ministero o all'aldilà".
A volte una canzone spiega tante cose senza usare molte parole. Sergio Endrigo era riuscito a condensare interi libri sulla Resistenza in tre strofe ricordando a tutti quello che era stata davvero: una guerra di liberazione, patriottica, ma anche civile e politica. Una parte significativa se non maggioritaria di chi l'ha combattuta, infatti, voleva cacciare il fascismo per "cambiare il mondo", dando a tutti non solo la libertà, ma anche l'uguaglianza. Insomma, fare la rivoluzione. Ma non c'è riuscita. Bella Ciao non era La marsigliese.

La ballata dell'ex
Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano / La notte solo il vento gli faceva compagnia / Laggiù nella vallata è già pronta l'imboscata / Nell'alba senza sole eccoci qua / Qualcuno il conto oggi pagherà
Andava per i boschi con due mitra e tre bombe a mano / Il mondo è un mondo cane ma stavolta cambierà / Tra poco finiranno i giorni neri di paura / Un mondo tutto nuovo sorgerà / Per tutti l'uguaglianza e la libertà
In soli cinque anni questa guerra è già finita / È libera l'Italia l'oppressore non c'è più / Si canta per i campi dove il grano ride al sole / La gente è ritornata giù in città / Ci son nell'aria grandi novità
E scese dai suoi monti per i boschi fino al piano / Passava tra la gente che applaudiva gli alleati / Andava a consegnare mitra barba e bombe a mano / Ormai l'artiglieria non serve più / Un mondo tutto nuovo sorgerà / Per tutti l'uguaglianza e la libertà
E torna al suo paese che è rimasto sempre quello / Con qualche casa in meno ed un campanile in più / C'è il vecchio maresciallo che lo vuole interrogare / Così per niente per formalità / Mi chiamano Danilo e sono qua
E vogliono sapere perché come quando e dove / Soltanto per vedere se ha diritto alla pensione / Gli chiedono per caso come è andata quella sera / Che son partiti il conte e il podestà / E chi li ha fatto fuori non si sa / E chi li ha fatto fuori non si sa
Se il tempo è galantuomo io son figlio di nessuno / Vent'anni son passati e il nemico è sempre là / Ma i tuoi compagni ormai non ci son più / Son tutti al ministero o all'aldilà / Ci fosse un cane a ricordare che ...
Andavi per i boschi con due mitra e tre bombe a mano...

8 commenti:

Anonimo ha detto...

in occasione della celebrazione del 25 aprile ho dovuto assistere con grande tristezza e sbigottimento alle consuete manifestazioni di intolleranza verso alcuni rappresentanti delle istituzioni, colpevoli solo di non appartenere alla tradizione di sinistra: mi riferisco naturalmente agli ignobili fischi rivolti ai sindaci di roma e milano da quelli che, chissà con quale diritto, si sono autoproclamati "i padroni della festa".ogni volta accade ed ogni volta sono disgustato da questa arroganza ; l'arroganza di chi non riesce a liberarsi dall'erronea equivalenza "antifascismo = comunismo"; l'arroganza di chi vorrebbe addirittura stravolgere la storia, non riconoscendo che alla liberazione hanno certamente contribuito quelli (di qualsiasi idea politica) che si sono organizzati sulle montagne per combattere i nazi-fascisti, ma anche quelli che svolgevano un'attività oscura, preziosissima e non meno pericolosa all'"ombra dei campanili e delle canoniche" e quelli che la lotta l'hanno condotta quotidianamente, continuando a svolgere lavori e servizi che permettessero al paese di andare avanti; l'arroganza, soprattutto, di chi si lancia nelle più spericolate disquisizioni dialettiche pur di limitare, se non addirittura cancellare, il contributo, più che determinante, che alla liberazione è venuto dagli eserciti alleati.
credo che tutti attribuiscano alla liberazione una straordinaria importanza; sarebbe giusto e sarebbe bello che questo evento fosse celebrato da tutti, ma a nessuno si può chiedere di sacrificare il rispetto per la verità e per la memoria.

andrea favrin

carlo arcari ha detto...

Va bene Favrin, oggi la Resistenza l'hanno fatta tutti, anche il padre di Fisogni che si è arruolato nella Repubblica Sociale. Lo ha fatto a fin di bene, anzi, "per l'onore d'Italia", come c'era scritto sulla sua divisa. Ma si, siamo tutti italiani. Come lo era Trieste Vitta Zelman, arrestata a Paderno Dugnano il 5 ottobre 1943 da altri italiani e deportata ad Auschwitz.

Anonimo ha detto...

come volevasi dimostrare: "la liberazione è solo roba loro!".
un'altra occasione buttata... peccato.

andrea favrin

carlo arcari ha detto...

Come volevasi dimostrare cosa Favrin? Chi è arrogante? Chi cerca di non far suonare Bella Ciao perché "è di parte", chi dice che i repubblichini avevano fatto solo il loro dovere? Chi dice che gli americani soprattutto e non la Resistenza ci hanno dato la democrazia? L'argomento è questo sai, Favrin, mica un altro. Discutiamone finchè vuoi.

Anonimo ha detto...

egr. sig. arcari, "divieto di suonare bella ciao", " apologia dei repubblichini", "alleati più importanti dei partigiani", sono argomenti che lei ha introdotto e che francamente mi pare abbiano poco a che vedere con quanto ho scritto; forse però mi sbaglio; ad ogni modo, il mio post è lì da leggere; ognuno è libero di fare le considerazioni che ritiene più pertinenti.

saluti
andrea favrin

carlo arcari ha detto...

Favrin, ma sei tu che sei intervenuto su un mio commento che parlava di Liberazione come guerra civile e politica, o mi sbaglio?

Anonimo ha detto...

non si sbaglia.

saluti
andrea favrin

Unknown ha detto...

Se non ricordo male, una prima versione diceva: "Ma i tuoi compagni ormai non ci son più / Son tutti al ministero o alla tivù", e forse Endrigo avrebbe ancora più ragione adesso di allora.