Il Consiglio Comunale aperto di ieri sera è stato commentato positivamente da maggioranza e opposizione che l’hanno considerato l’inizio di un percorso comune che dovrebbe portare la città unita ad affrontare e dare soluzione ai problemi posti sul territorio dalla grande crisi industriale e occupazionale che stiamo vivendo. Toccherà come sempre a me fare il guastafeste e dire che non basta, che bisogna fare di più.
Le intenzioni sono buone e il primo passo sembra essere stato fatto col piede giusto, ma non possiamo non dire che la partenza dei politici padernesi alla scoperta dell’universo lavoro avviene con grande e colpevole ritardo. Basti pensare che l’assemblea di ieri sera è arrivata dopo ben cinque mesi dalla formale richiesta fatta al sindaco dei lavoratori Lares. Si poteva e si doveva rispondere subito invece, perché in autunno l’emergenza era in atto da tempo e il disagio dei lavoratori insopportabile. Questo va detto per rispetto verso chi in questi mesi si è sentito abbandonato e ieri sera in aula non nascondeva la sua delusione perché la proposte sulle quali sembra esserci oggi l’accordo unanime o quasi delle forze politiche, appaiono così futuribili e lontane, mentre le scadenze delle diverse situazioni di crisi sono così ravvicinate e urgenti.
“Chi non ha fatto l’inchiesta non ha il diritto di prendere la parola” sentenziava un grande leader politico del secolo scorso. Se questo è vero come sembra perché prima di fare questa assemblea pubblica gli amministratori padernesi non hanno provveduto a raccogliere le informazioni per presentare ieri sera ai cittadini, non delle soluzioni che nessuno del resto si aspettava da loro, ma almeno, questo sì, un quadro realistico della nostra situazione sociale, economica e produttiva.
Personalmente sono rimasto deluso e angosciato dal fatto che tutti gli interventi istituzionali e politici evidenziavano l’assoluta mancanza di conoscenza dei dati di base della crisi. Quante aziende, e di che settori, operano a Paderno Dugnano? Quanti sono gli occupati, uomini e donne? Quanti i disoccupati e i cassintegrati, quanti lavoratori in mobilità? Che dinamica c'è tra aperture e chiusure di aziende, avviati al lavoro e licenziati. Quali settori ancora assumono e quanti invece licenziano? Queste domande elementari, non sono nemmeno state poste, ma non perché i dati relativi al profilo produttivo e occupazionale della città siano ormai noti, bensì perché nessuno sa niente di niente.
Azzardo una risposta: perché il tema “lavoro” non era previsto né dai programmi elettorali né da quelli ideali di questa giunta? Che infatti, non prevede la figura di un assessore al "Lavoro e attività produttive" come ci si aspetterebbe in una città come la nostra. L’unica delega che si avvicina al tema è quella del “Commercio”, affidata assieme ad altre otto all’onnivoro assessore Di Maio il quale ieri sera non ha detto una parola sullo stato dell’occupazione di un settore che dovrebbe invece conoscere a menadito. Forse che il commercio padernese va alla grande?
Adesso tutti dicono di voler creare un’agenzia, una consulta, un ufficio a cui affidare l’incarico di indagare e raccogliere dati su questo mondo incognito del lavoro e dei lavoratori, Meglio tardi che mai. Aveva proprio ragione la lavoratrice della Lares che ieri sera ha preso il microfono per dire a tutti: “siamo contenti che vi siete ricordati di noi, cosa aspettavate a farlo, che eravamo morti?”.
1 commento:
Purtroppo riguardo alle problematiche del mondo del lavoro, ci si trova davanti alla politica dell'improvvisazione. Oggi un mio amico mi ha raccontato di essere stato messo in cig dal suo datore di lavoro. La ditta è molto piccola, sono circa 6 o 7 persone inclusi i proprietari. L'ammontare dei suoi giorni di cig sono circa 2 e mezzo al mese, ciò significa che lui deve restare a casa circa mezza giornata alla settimana e a causa di questo, lui e i suoi colleghi a fine settimana devono fare i salti mortali per finire il lavoro e stare a casa in cig e questo perchè non vi sarebbe nessun bisogno della cassa.Non solo, siccome adesso pare che chi è in cig debba fare un corso di riqualificazione professionale, non importa quale. Quindi lui si è recato all'agenzia dove si è visto appioppare un corso di informatica, durata circa 5/6 giorni e che costerà allo stato la bellezza di 1200 euro.senza contare l'onorario dell'impiegato dell'agenzia. Ha senso tutto questo? Si sperperano milioni di euro in operazioni inutili come queste, poichè io dubito che un corso di informatica di 5 ore posssa riqualificare qualcuno al lavoro , invece di destinarli alle aziende che invece potrebbero essere rimesse in piedi.
Antonio
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