domenica 8 novembre 2009

Crocefissi, finte crociate e vere crocefissioni

Mia figlia sedicenne che frequenta il liceo mi ha riferito una discussione avvenuta a scuola sul problema del crocefisso esposto nelle classi. La discussione si è svolta prima della recente sentenza della Corte Europea che ha dichiarato la presenza del simbolo religioso nelle scuole una “violazione del diritto dei genitori ad educare i propri figli”.
La questione aveva diviso la sua classe: da un lato ragazzi legati a CL o giovani leghisti brianzoli che difendevano la presenza del Cristo in croce come l’espressione obbligatoria di una identità nazionale, dall’altro studenti che la ritenevano invece un’imposizione religiosa integralista da rifiutare in nome del principio costituzionale della laicità dello Stato.
Interrogato sulla questione ho risposto così. Per me lo stato è laico mentre la religione appartiene alla sfera intima della persona pur riconoscendo che tale sfera comprende anche il suo vivere nella società. Società in cui un cristiano porta una testimonianza, niente di più e niente di meno. Non essendo un assiduo frequentatore di chiese o di sacramenti mi comporto tuttavia in molte scelte della mia vita seguendo dettami che sono a tutti gli effetti cristiani perché esprimono valori che sento miei: solidarietà, difesa dei deboli e dei poveri, compassione per gli umili, inviolabilità della persona. Insomma, credo nel decalogo di Mosè e cerco di seguirlo riconoscendomi figlio della tradizione giudaico cristiana. Credo che tutti gli uomini devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri e che se non riescono ad amarsi l’un l’altro come fratelli devono però rispettarsi e aiutarsi a vicenda in nome del comune destino. Non credo che questa mia religiosità abbia bisogno di simboli, pertanto il crocefisso esposto nelle aule e in altri luoghi pubblici, mi è indifferente. Non mi sarei mai sognato di chiederne la rimozione, ma credo che si debba rispettare la sentenza europea se il suo giudizio sarà confermato dopo il ricorso presentato dal governo italiano.
A mia figlia ho anche cercato di spiegare perché in realtà io con considero il crocefisso un simbolo religioso e basta. Esso è infatti anche l’immagine di un fatto storico preciso, realmente accaduto: il martirio e l’uccisione di un uomo che predicava l’amore, la separazione tra la sfera di Dio e quella degli uomini, la fratellanza, il rifiuto della schiavitù, la non violenza, la carità. Dopo di lui milioni di uomini hanno seguito la stessa sorte su qualche patibolo e ancora oggi la seguono e la seguiranno in tutto il mondo.

Per me la religione con questo c’entra poco, ma c’entra molto la natura dell’uomo che spontaneamente, nel profondo del suo cuore, ha sempre sentito come buoni e giusti questi valori, perdendosi però purtroppo per strada a causa di altre componenti della sua stessa natura. Il crocefisso ad alcuni di noi, non so a quanti, ma a me sì, ricorda proprio questo. Mettendolo per legge sui muri delle scuole d'Italia e di altri uffici pubblici, da 80 anni a questa parte, non mi sembra proprio si sia ottenuto qualche miglioramento. Perchè il mondo, cioè la natura umana, si cambia solo a partire da quello che riusciamo a cambiare dentro di noi, non mettendo o togliendo qualcosa dai muri.

2 commenti:

GC80 ha detto...

Gentile Sig. Arcari, d'accordo sullo stato laico (che dovrebbe essere ragionevole...), ma il crocifisso deve stare dov'è. Il cristianesimo non è solo la religione (quantomeno formale) della maggioranza degli italiani, ma è parter integrante e fondante della nostra storia, della nostra cultura e -consequentemente- della nostra vita. A questo punto, seguendo il ragionamento di molti detrattori del crocefisso e "illuministi" dovremmo abolire Natale e Pasqua (cosa festeggiamo?); togliere i Santi dal calendario (non servono a nessuno...); coprire le facciate delle chiese (onde evitare che "disturbino"); e, perchè no?!, vietare anche l'esclamazione "Mio
Dio!"
Buona giornata

Ernesto ha detto...

Caro Arcari concordo con la risposta data "all'interrogazione". Per nulla invece con le argomentazioni di "GC80", in quanto la nostra cultura è fatta di tante cose, anche straniere (a meno che qualcuno non voglia cancellare la letteratura che non sia made in Italy). La religione, anche se legata alla cultura dei cittadini dove vivono è comunque un fatto privato hce poco ha a che spartire con una Stato Laico e plurale. Non capisco poi "la storia" dell'abolizione delle festività citando quelle religiose. Le festività civili e religiose fanno parte di accordi fra le parti tant'è che negli anni 80 ne sono state abolite 5 (di cui 2 ripristinate come il 6 gennaio e il 2 giugno). La libertà di opinione e di espressione non può essere intesa come un obbligo per tutti ad accettare quello che pensa la maggioranza opeggio il più forte. Invece di disquisire sul simbolo del Crocifisso sarebbe opportuno soffermarsi sui valori che Gesù Cristo diffondeva. Più che difenderne l'immagine sarebbe opportuno emularne i valori quali l'uguaglianza, la tolleranza, la solidarietà e la giustizia. Di questi tempi invece molti sostenitori ne fanno un uso strumentale calpestandone i valori ma nessuno si candalizza o raccoglie firme.
Cordialmente Ernesto Cairoli