giovedì 30 luglio 2009

Lega, dialetti e scuola in affanno.

L’esame di “cultura locale” (leggi dialetto) chiesto dalla Lega, progetto assolutamente coerente con il suo “Mein Kampf” nordista, ha sollevato un vespaio, dentro e fuori il Parlamento. Bossi e i suoi continuano la loro campagna di conquista sul piano culturale e pongono nel solito modo plebeo e ignorante questioni non banali. Anche Gian Antonio Stella sul Corriere si chiede perché “un problema legittimamente posto, quello delle graduatorie nei concorsi pubblici che al Nord hanno regole più rigide e al Sud più elastiche, venga tradotto in un attacco a tutti i docenti meridionali venato di vecchi rigurgiti razzisti”?
La risposta purtroppo è facile: perché i grandi partiti, di centrodestra e di centrosinistra continuano a fregarsene del fatto che la scuola italiana è piena di cattivi insegnanti, non solo meridionali (ma in gran parte meridionali), che sono tali perché fanno un lavoro che non è sostenuto dalla passione e dall’inclinazione per l’insegnamento. Molti di loro, insomma, al Nord come al Sud, lo fanno perché non sono riusciti a fare altro.
La nostra scuola, nelle classifiche internazionali risulta in drammatico ritardo “con la luminosa eccezione di alcune regioni settentrionali piene zeppe, a sentire il Carroccio, di docenti terroni “, scrive giustamente Stella. Ma allora la scuola italiana non ha bisogno di maestri e professori capaci di pronunciare con la zeta dura e non dolce la parola “Monza”. Ha bisogno di maestri e professori che conoscano e sappiano insegnare bene la matematica, la fisica, l’inglese, la storia, l’italiano. Che sappiano insegnare il comune sentire intorno all'idea della Patria, dell'Unità, del Risorgimento per ricucire, senza derive localiste o razziste, le lingue di oggi con le lingue di ieri più vicine a quello “che pensa il nostro cuore”.
Io più che l’esame di dialetto agli insegnanti vorrei fare un esame di cultura generale agli eletti, locali e nazionali che tutti i giorni danno purtroppo prova di desolante ignoranza. Il Paese ci guadagnerebbe molto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo in pieno con Arcari. Anch'io, quando ho letto la notizia, ho pensato:
A. Sarebbe già importante che gli insegnanti sapessero insegnare bene l'italiano -prima del dialetto- e la storia italiana emondiale -prima delle culture locali, seppure importantissime.
B. La disparità di preparazione tra gli insegnanti del nord e del sud (non di tutti, sia chiaro) è reale....ma anche per una questione di "malcostume" nella gestione dei concorsi pubblici. Vale anche per gli avvocati: quanti (milanesi) negli anni scorsi sono andati a sostenere l'esame per diventare avvocato al sud??
ciao!!carola

Unknown ha detto...

ma che dialetto.. questa è la proposta reale della lega in aggiunta all'articolo 12


Articolo 12 bis

Dopo l'articolo 12 aggiungere il seguente:

Articolo 12 bis -

1. L'iscrizione all'Albo di cui all'articolo 12 prevede il superamento di un test d'ingresso a carattere culturale e professionale.

2. Il Ministro del'istruzione, università e ricerca affida al Comitato di valutazione regionale, di cui all'art.12 ter la somministrazione di cinque moduli a risposta aperta finalizzati all'accertamento della conoscenza e consapevolezza dei valori, degli scopi, degli obiettivi e dei requisiti generali dell'insegnamento.

3. Il Comitato di valutazione regionale valuta in particolare:
a) le aspettative e gli obiettivi che i docenti si pongono, al fine di garantire il raggiungimento degli standard previsti e il possesso delle qualità personali e intellettuali adatte per diventare insegnanti;
b) la conoscenza delle proprie responsabilità future all'interno del sistema d'istruzione e sui metodi da attuare riguardo i bisogni educativi speciali meno diffusi, relativi agli alunni portatori di handicap;
c) la conoscenza di una vasta gamma di strategie per promuovere l'educazione alla cittadinanza, alla legalità, alla salute e il rispetto delle proprie radici culturali;
d) l'influenza che il sistema valoriale può avere sull'apprendimento degli studenti, influenzando il loro sviluppo fisico, intellettuale, linguistico, culturale ed emotivo;
e) la buona conoscenza delle tecnologie didattiche, sia nell'insegnamento della loro materia sia come supporto del ruolo professionale.

4. Il test d'ingresso si valuta in centesimi e si intende superata se il candidato consegue un
punteggio non inferiore a 80/100.

5.L'esito del test concorre alla formazione del voto finale nella graduatoria di merito, ai sensi del comma 3 dell'articolo 12 octies.

6.La prova si svolge nelle sedi individuate dagli uffici scolastici regionali.