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giovedì 16 ottobre 2014

Rho-Monza: una lotta civile da raccontare per immagini

La lotta che impegna migliaia di cittadini padernesi contro le istituzioni locali (Provincia di Milano, Regione Lombardia) e la società Serravalle Spa, incaricata dal governo di trasformare la vecchia statale Rho-Monza in un'autostrada urbana con un progetto insostenibile (14 corsie autostradali in mezzo alle case) va avanti ininterrotta da cinque anni.
Siamo ormai a ridosso della scadenza ufficiale che doveva essere l'apertura di Expo, ma è ormai chiaro a tutti che per quanto riguarda la tratta di Paderno Dugnano,quella che va dalla Milano-Meda a Novate-Bollate, niente di concreto verrà realizzato entro la scadenza, ma nonostante questo ritardo e le difficoltà oggettive (finanziarie e tecniche) che l'hanno provocato, Serravalle ha comunque proceduto con la complicità delle istituzioni alla devastazione del verde della nostra città radendo al suolo centinaia di alberi solo per "marcare" la proprietà di un territorio che invece appartiene ai cittadini e affermare un "fatto compiuto".
Per raccontare questa lunga lotta civile e anche per fare un omaggio alla determinazione dei loro concittadini, un gruppo di fotoreporter, giornalisti e blogger attivi a Paderno Dugnano, che hanno seguito la vicenda passo passo e l'hanno pubblicata sui loro giornali e blog dal 2009 a oggi, hanno deciso di raccontare la loro storia per immagini con una mostra collettiva privilegiando le fotografie sul testo scritto. 
Molte delle foto scattate dai sei fotografi (tanti sono  i professionisti  coinvolti) che verranno esposte nella mostra attualmente in preparazione, sono famose perché già conosciute dai lettori, ma moltissime non lo sono affatto e rappresentano una sorpresa. 
Anche la scelta di utilizzare solo le immagini al posto della parola scritta è una sorpresa per chi abitualmente fa il contrario.  Il  giornalista di solito scrive l'articolo e poi usa le foto come "didascalie" del testo. In questo caso avverrà il contrario e ciò dimostrerà che le immagini sono un linguaggio autonomo, potente e indipendente, in grado di raccontare da sole una storia.
Non vedo l'ora di constatare questo rovesciamento di potere tra i due medium di massa con i miei  occhi.

domenica 9 giugno 2013

Professione fotoreporter: Robert Capa a Londra

"Internazionale" di questa settimana pubblica una recensione della mostra "Death in the making", all’Atlas Gallery di Londra fino al 6 luglio,con la quale si celebra il centenario della nascita di Robert Capa, il grande fotoreporter che ha ritratto i drammi del secolo scorso.


Nato a Budapest nel 1913, il suo vero nome era Endre Ernő Friedmann. Quando iniziò la sua professione a Parigi cambiò il nome ungherese e diventò Robert Capa. Uno dei suoi primi reportage fu quello sulla guerra civile in Spagna di cui un simbolo è la famosa e molto discussa (c'è chi la ritiene non scattata da lui, ma dalla sua compagna, la fotografa tedesca Gerda Taro) immagine del miliziano colpito a morte.


Capa è anche l’autore del celebre scatto dello sbarco in Normandia (qui sopra). Il fotografo infatti partecipò il 6 giugno 1944 alla sbarco dei marines sulla spiaggia di "Omaha", dove migliaia di soldati vennero uccisi mentre tentavano di prendere terra (3mila di cui 1.000 nella prima mezz'ora). Capa sopravvisse alla carneficina, ma non riuscì a riportare altre foto diverse da uno spezzone di rullino (11 foto) tra cui c'era quella nebulosa, sfocata e mossa divenuta poi famosa. La versione ufficiale è che le sue immagini vennero rovinate dal tecnico in laboratorio, ma io sono propenso a credere che nemmeno Capa sarebbe riuscito a riportare altro dall'inferno di Omaha Beach. La sua ora suonò 10 anni dopo in Vietnam che allora si chiamava Indocina. Morì saltando su una mina a Thai Binh il 25 maggio 1954.

mercoledì 13 febbraio 2013

"Professione reporter", su Witness Journal


Il periodico online Witness Journal, diretto da Amedeo Novelli, ha pubblicato nella sezione Reportage, una selezione delle fotografie che avevo esposto nel 2012 al Centro Sociale Arci di Palazzolo, e mi ha intervistato sul tema del fotogiornalismo negli anni 70. In particolare mi hanno chiesto di raccontare com'era e come si faceva questo mestiere 35-40 anni fa a cavallo tra gli "anni di piombo" e la "Milano da bere".
Witness Journal è il primo mensile di fotogiornalismo online italiano. Uscito ad Aprile 2007, si basa su un modello nuovo e aperto al contributo di chiunque abbia voglia di raccontare storie attraverso le immagini. Fino a oggi ha pubblicato 55 numeri per un totale di 510 reportage su oltre 1.300 proposti attraverso il forum e la redazione. Il giornale offre un palcoscenico sia per storie spesso destinate all'oblio, sia per i numerosi fotogiornalisti che sempre di più incontrano difficoltà nel far conoscere il loro lavoro.