"Internazionale" di questa settimana pubblica una recensione della mostra "Death in the
making", all’Atlas Gallery di Londra fino al 6 luglio,con la quale si celebra il
centenario della nascita di Robert Capa, il grande fotoreporter che ha
ritratto i drammi del secolo scorso.
Nato a Budapest nel 1913, il suo
vero nome era Endre Ernő Friedmann. Quando iniziò la sua
professione a Parigi cambiò il nome ungherese e diventò Robert
Capa. Uno dei suoi primi reportage fu quello sulla guerra civile in
Spagna di cui un simbolo è la famosa e molto discussa (c'è chi la
ritiene non scattata da lui, ma dalla sua compagna, la fotografa tedesca Gerda Taro) immagine del miliziano colpito a morte.
Capa è anche
l’autore del celebre scatto dello sbarco in Normandia (qui sopra).
Il fotografo infatti partecipò il 6 giugno 1944 alla sbarco dei
marines sulla spiaggia di "Omaha", dove
migliaia di soldati vennero uccisi mentre tentavano di prendere terra
(3mila di cui 1.000 nella prima mezz'ora). Capa sopravvisse alla
carneficina, ma non riuscì a riportare altre foto diverse da uno
spezzone di rullino (11 foto) tra cui c'era quella nebulosa, sfocata e
mossa divenuta poi famosa. La versione ufficiale è che le sue
immagini vennero rovinate dal tecnico in laboratorio, ma io sono
propenso a credere che nemmeno Capa sarebbe riuscito a riportare
altro dall'inferno di Omaha Beach. La sua ora suonò 10 anni dopo in
Vietnam che allora si chiamava Indocina. Morì saltando su una mina a
Thai Binh il 25 maggio 1954.
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