In termini assoluti, significa che su
3.107.000 di votanti, Bersani è stato scelto da 1.393.900 e Renzi
da 1.103.700. Il sindaco di Firenze ha vinto il confronto in tre
regioni, con un grande successo in Toscana (le altre sono Umbria e
Marche). Bersani ha tenuto in Piemonte, è rimasto nella media
nazionale in Lombardia, e sbancato da Roma in giù, con percentuali
altissime.
E' possibile a questo punto fare
qualche analisi del voto in vista del ballottaggio di domenica
prossima. Togliendo i voti degli altri candidati (ammesso che nessuno
dei loro sostenitori dovesse recarsi alle urne), si riparte da circa
56 a 44%, ma ovviamente questo non è automatico e la sfida resta
tutta aperta.
La lettura dei numeri offre diversi
spunti di riflessione. Se si confronta il risultato della sfida
Bersani-Renzi del 2012 a quella Bersani-Franceschini del 2009 si
registra che, a livello nazionale, il segretario ha preso molti più
voti: 1,623,239 contro 1,387,465, mentre Renzi con 1,099,612 voti ha
sostanzialmente mantenuto quelli di Franceschini (1,045,123). Il
terzo sfidante del 2009, il senatore Marino, ne aveva totalizzati
380,904 contro i 605,028 ottenuti da Puppato, Vendola
e Tabacci.
A fronte di questo risulta evidente che
la strategia di Renzi, tesa a mobilitare elettori esterni al
perimetro classico del centro sinistra in realtà è fallita, nonostante tutte le previsioni e le affermazioni dei politologi della grande stampa che ha sempre appoggiato sostanzialmente
il "rottamatore". A votare domenica è andato alla fine
solo il "popolo" del centro sinistra. La destra e i suoi
elettori sono rimasti a guardare e Renzi ha perso perché non ha di fatto spostato gli equilibri politici nazionali catturando nuovi voti, né quelli interni del centro sinistra e nemmeno quelli del PD.
Questo è ciò che appare, ma Renzi
non è Franceschini e la sua affermazione (che non ha avuto il
sostegno dell'area ex popolare che faceva riferimento a Franceschini) basata sullo slogan martellante, "noi il nuovo, loro il vecchio", pone
qualche domanda cruciale.
La prima è: gli elettori del PD che hanno scelto Renzi sono elettori che guardano dentro oppure fuori l'attuale Partito Democratico? La seconda è: se dovesse perdere la sfida di domenica prossima, Matteo Renzi, parteciperà nel 2013 al Congresso del PD per organizzare all'interno del partito una nuova area politica e porre la sua candidatura a guidarlo, oppure no? Insomma Renzi, come i suoi elettori, vede il suo futuro dentro o fuori il PD?
La prima è: gli elettori del PD che hanno scelto Renzi sono elettori che guardano dentro oppure fuori l'attuale Partito Democratico? La seconda è: se dovesse perdere la sfida di domenica prossima, Matteo Renzi, parteciperà nel 2013 al Congresso del PD per organizzare all'interno del partito una nuova area politica e porre la sua candidatura a guidarlo, oppure no? Insomma Renzi, come i suoi elettori, vede il suo futuro dentro o fuori il PD?
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