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martedì 27 agosto 2013

Prostituzione: un referendum per rottamare la Legge Merlin

Chi si recherà in Comune a firmare per i referedum radicali su una serie di temi che vanno dall'eutanasia alla giustizia, troverà anche un referendum per rottamare dopo 55 anni la legge Merlin. 
Alla campagna aderiscono i sindaci di molti comuni italiani, tutti con un unico scopo: “Salviamo i nostri marciapiedi”. Il referendum chiede di cancellare gli articoli che impediscono l’apertura di case di tolleranza, senza toccare le norme che puniscono il reato di sfruttamento della prostituzione e la campagna si è rapidamente diffusa a livello nazionale, con centinaia di punti attivi per la raccolta firme. 
Il business della prostituzione che approfittando dei "buchi" della legge Merlin è controllata in massima parte dalla criminalità organizzata, muove circa 9 milioni di clienti (tra occasionali e abituali), 5 miliardi di euro e 70 mila prostitute (dati Grupppo Abele). Sulle strade, ma anche in appartamenti, alberghi, sexy disco, centri massaggi, ecc. Le cronache raccontano il ritorno delle prostitute nei cinema, l'ingresso nelle sale Bingo e slot machine, la diffusione di centri relax (specialità di cinesi e thailandesi) e il boom di appartamenti. Senza dimenticare i locali mascherati da innocui night club.
Angela Colmellere, sindaco di Miane (Treviso) si dice pronta a consentire l'apertura di un postribolo nella sua città. “E’ una battaglia di civiltà che da donna mi sento di appoggiare, anche per restituire decoro alle città. Non sono contraria alla prostituzione, quando la donna è libera di scegliere. Il fallimento della legge Merlin è evidente: con la spinta di una presunta moralizzazione, ha gettato in strada migliaia di ragazze, soggette ai loro sfruttatori, senza controllo medico-sanitario. Nelle case d’appuntamento è tutto più garantito: igiene, sicurezza e libertà delle ragazze. Per non parlare del gettito fiscale, che potrebbe rimpolpare le casse dei comuni. Le uniche conseguenza negative ricadrebbero sulla malavita, che dovrebbe rinunciare al lucroso business”.
E i parlamentari a destra e a sinistra sembrano d'accordo. Iscrizione alla Camera di Commercio, con tanto di partita Iva, e poi patentino, certificato di qualità e anche cooperative in cui riunirsi per esercitare insieme, nello stesso edificio, la professione più antica del mondo. Sono alcune delle proposte avanzate dalla senatrice Pd, Maria Spilabotte. "Legalizzare e regolamentare la prostituzione, in modo da far emergere un giro d’affari enorme” è l’obiettivo di una proposta di legge presentata dalla Lega Nord al Senato, prima firma Massimo Bitonci e sottoscritta da tutto il gruppo.

venerdì 21 giugno 2013

Prostituzione, il PD volta pagina?

Cari lettori, vi segnalo questa "breve" pubblicata dal Corriere.it. Finalmente qualcuno nel centro sinistra comincia a proporre di voltare pagina su una materia che è stata trattata in Italia, per 60 anni, moralisticamente e in modo ipocrita, producendo così enormi utili per la criminalità organizzata ed enormi sofferenze alle donne costrette a pagare la "protezione" quando non  ridotte in schiavitù dai loro sfruttatori. L'unica cosa che mi lascia perplesso è il "certificato di qualità", che vuol dire

Iscrizione alla Camera di Commercio, con tanto di partita Iva, e poi patentino, certificato di qualità e anche cooperative in cui riunirsi per esercitare insieme, nello stesso edificio, la professione più antica del mondo. Sono alcune delle proposte avanzate dalla senatrice PD, Maria Spilabotte, che comprendono anche la depenalizzazione della prostituzione volontaria e donne impresarie di se stesse.
"Credo che sulla prostituzione - spiega Spilabotte - si debba superare un tabù e decidere di governare il fenomeno. Una regolamentazione è necessaria perché con la mancanza di regole o, peggio, con la proibizione, si produce solo una sostanziale indifferenziazione tra libere scelte di autodeterminazione e prostituzione coatta, sfruttata e gestita dalle organizzazioni criminali di tutto il mondo".