Nei giorni scorsi la mia amica Giovanna mi ha
invitato a dedicare una riflessione al tema della solitudine. Una
bella sfida, ma ho deciso di provare. Anche perché da diversi mesi
a causa della mia malattia sto sperimentando sulla mia pelle il
rapporto quotidiano con questa "bella signora, col suo mare nero
nella notte scura".
Molti sono gli amici che in questo
periodo mi hanno confermato la loro vicinanza e solidarietà, ma la
solitudine che bussa alla porta quando la tua vita cambia in modo
così radicale, prende in mano in esclusiva il timone
delle tue giornate e comincia a governarti, ti piaccia o meno. Il male ti isola improvvisamente e
inesorabilmente da tutti i progetti, i programmi, le visioni del
futuro che avevi costruito e ti trasferisce a vivere in una stanza della tua anima di cui ignoravi l'esistenza. Una stanza
a dimensioni variabili, un giorno è grande una notte è piccola,
arredata ogni volta con oggetti diversi, alcuni noti, altri che non
avevi mai visto e che pure riconosci perché ti appartenevano. Avete presente la stanza
nella quale si ritrova l'astronauta di "2001 Odissea nello
spazio" alla fine del suo viaggio dentro al buco nero? Ecco, la
stanza della solitudine è una cosa del genere.
Essa contiene tutti i ricordi di quello
che credevi di conoscere e delle tante esperienze che credevi di
avere vissuto anche se non ne sei sicuro perché la solitudine non
distingue tra la realtà e i sogni. Inoltre lo scorrere del tempo
nella stanza della "bella signora" è diversamente
misurabile. Passato e futuro si annullano. Solo il presente conta,
ma di che presente si tratta? Del presente di lotta al dolore che
oggi cerco di tenere sotto controllo con i farmaci e con la
consulenza dei bravi medici che mi curano? Del presente con moglie e
figli, rapporti che cerco di mantenere "normali" offrendo
loro ogni volta che è possibile momenti piacevoli, viaggi e altre
cose che fino ad ora non ci si era voluti permettere?
Fino a ieri ho tentato di portare
dentro la stanza anche le cose che mi avevano impegnato e
appassionato negli anni e nei mesi passati: la politica locale, la
piccola cronaca padernese, le polemiche e il dibattito sui temi
dell'attualità cittadina, ma vi ho rinunciato perché ho capito che
queste cose non hanno più valore né utilità e la loro presenza
nella stanza della mia solitudine è priva di senso.
Quale sarà l'approdo di questo ultimo viaggio fluviale con la solitudine non mi è dato sapere, ma ho già toccato con mano i benefici del mio solitario "fare il morto". Ho incontrato nuovi amici, ho riscoperto il valore di quelli dimenticati, ho verificato la possibilità di costruire con loro o grazie a loro, nuove cose, grandi e piccole, ho imparato a lasciarmi guidare dal loro affetto e dalle idee insospettabili che si erano fatti su di me. Ho scoperto di conseguenza anche molti nemici, che mi avevano fino a ieri nascosto il loro astio, il loro piccolo rancore e hanno approfittato della mia solitudine per esternarlo, finalmente, senza timore, sgombrando così il mio orizzonte dalla loro negativa presenza.
Insomma, non bisogna aver paura della
solitudine, ma amarla come una "bella signora", dai tanti
silenzi e dai tanti amanti alla schiera dei quali è importante
aggiungersi.
Ps: domani 21 agosto, compio 68 anni e inizierò il mio nuovo ciclo di chemioterapia. Sono stato battezzato nella chiesetta parrocchiale di Villapizzone, in origine cappella della grande villa gentilizia dei Radice Fossati dedicata a San Martino. Una delle prime immagini di cui ho memoria è infatti il rosone dipinto che sta sopra il portale della chiesa. Mostra un soldato romano a cavallo che taglia il suo mantello rosso per darlo a un povero sdraiato nella neve. Inutile dire che il dipinto ha un posto d'onore nella mia stanza della solitudine.
Ps: domani 21 agosto, compio 68 anni e inizierò il mio nuovo ciclo di chemioterapia. Sono stato battezzato nella chiesetta parrocchiale di Villapizzone, in origine cappella della grande villa gentilizia dei Radice Fossati dedicata a San Martino. Una delle prime immagini di cui ho memoria è infatti il rosone dipinto che sta sopra il portale della chiesa. Mostra un soldato romano a cavallo che taglia il suo mantello rosso per darlo a un povero sdraiato nella neve. Inutile dire che il dipinto ha un posto d'onore nella mia stanza della solitudine.
6 commenti:
Sapevo che affrontare un tema così delicato per te caro amico mio non sarebbe stato facile ma grazie alla tua sensibilità che ha avuto il sopravvento il risultato di questo post e quello che giunge ai lettori ha il sapore dealla poesia.La poesia della vita che ci spinge a toccare realtà che parevano miraggi.Domani sarà un giorno importante ..il mio augurio e quello di tanti amici ti dimostrera'ancora affetto e vicinanza...p.s.conosco bene la Chiesa di Villapizzone visto che ho vissuto in via Varesina...magari una visita nn sarebbe male!Cosa ne pensi?Giovanna
Non voglio aggiungere nulla a quello che tu e Giovanna avete scritto, non sono brava come voi con le parole, il rischio in questi casi e' sempre quello di cadere nella retorica, ma voglio augurarti un buon compleanno nonostante la chemio nonostante tutto e mi auguro di ritrovarti presto nelle battaglie che ci accomunano anche se intorno a noi ormai sembra ci sia rimasto solo un deserto , quindi tieni duro, anche se so che non è facile. Un abbraccio Lorena
Auguri Carlo. E' una data che ci lega ed è importante anche per me: oggi sono 31 anni che è nato mio figlio Stefano.
Come diceva Pasolini, bisogna essere molto forti per amare la solitudine e tu lo sei.
Che il ciclo di chemioterapia sia efficace.
Caro. Carlo, mi basterebbe saper scrivere bene la metà di quanto sai fare tu, allora proverei a scriverti quello che ho nel cuore dopo aver letto il tuo bellissimo scritto sulla tua esperienza con la solitudine. Ma non sono capace...scriverei delle banalità. E allora ti faccio solo tantissimi auguri per il tuo compleanno e ...per tutto il resto!!!
Carola
Caro Carlo, è passato un mese da quando mi hai detto della tua malattia e nonostante le tue parole piene di dolore sono felice di sapere che stai ancora lottando come un leone per te, per la tua famiglia e per tutti quelli che ti stanno vicino. Sei stato un grande Maestro per me, nel lavoro ma anche nella vita, grazie di cuore. Non mollare !!. Auguri Carla
Grazie Carla, ti rispondo solo oggi perché sto un po' meglio. Sono commosso dalle tue parole affettuose che mi definiscono "maestro" di vita e di lavoro. Non sono sicuro di essere stato un buon maestro, ma certo insieme abbiamo fatto tante belle cose. Mi ricorderò sempre l'inaugurazione della prima centrale eolica a tecnologia italiana avviata sulle montagne della Daunia, un evento con 300 persone quasi tutte autorità locali, organizzato da noi tre, tu, io e Irene (un grato ricordo anche a lei)praticamente per telefono. Ecco per queste iniziative professionali estreme forse ti sono stato maestro. Lotto e lotterò fino all'ultimo, stai sicura. Un forte abbraccio.
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