domenica 9 marzo 2014

'Ndrangheta: il ruolo del "manager" fallito Astolfi

Marcel Astolfi, condannato a 5 anni e mezzo per la bancarotta fraudolenta commessa ai danni di Metalli Preziosi e Lares, aziende di cui era divenuto proprietario grazie alla corruzione di un commissario di governo, è stato implicato per un periodo accertato che va dal 2011 al 2012 nella organizzazione mafiosa che faceva capo al boss Giuseppe Pensabene.
Questo fatto clamoroso emerso dell'inchiesta della magistratura ha scatenato la stampa locale (e anche purtroppo il sindaco Alparone) che si è dilungata in supposizioni infondate sull'ipotesi che i fallimenti fraudolenti provocati dall'Astolfi alle due società fossero in qualche modo collegati alla 'ndrangheta. Ipotesi completamente campata per aria dal momento che le due cose sono avvenute in tempi diversi: il crack di Metalli Preziosi e Lares risale infatti al 2009 mentre l'avvicinamento del "manager" alla 'ndrina di Seveso è avvenuto due anni dopo.
Leggere l'ordinanza di arresto che riguarda i rapporti tra Astolfi e l'organizzazione criminale calabro-brianzola è persino divertente perché si scopre che il "manager", a quell'epoca già arrestato e rinviato a giudizio per il fallimento delle due aziende padernesi, aveva tentato di "bidonare" pure il boss della 'ndrina, Giuseppe Pensabene, ottenendo ingenti fondi per portare a termine affari sballati da lui proposti provocando così sgradite perdite alla banda.
Ecco alcuni passi che nell'ordinanza sugli arresti dell'operazione Tibet lo riguardano:
"ASTOLFI Marcel, in qualità di partecipe (da settembre 2011 sino a maggio 2012), ha procurato diversi affari all'organizzazione criminale, come il tentativo fallito di importare oro di contrabbando dal Senegal (Capo 51) dell'imputazione; l'operazione di scambio di denaro contante contro bonifici bancari con il gruppo di imprenditori bresciani rappresentato da DON Francesco (Capo 42) dell'imputazione]; ed altri affari poi non concretizzatisi. Lo stesso PENSABENE lo aveva inserito nell'organigramma della sua squadra per seguire gli investimenti nel settore dell'oro. A maggio 2012, dopo che gli affari promossi da ASTOLFI Marcel erano falliti o non avevano dato la resa inizialmente ipotizzata, PENSABENE Giuseppe lo allontana dal gruppo associato".
Lo allontana dopo averlo minacciato pesantemente e preso a ceffoni per imporgli la restituzione di 100mila euro, come si legge qui:
....(Pensabene) mediante violenza e minacce, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere ASTOLFI Marcel, procacciatore di affari della sua associazione mafiosa, che riteneva responsabile del fallimento di diversi affari come l'importazione dell'oro di provenienza senegalese, nonché l'interruzione dei rapporti di cambio di denaro contante contro bonifici bancari o assegni con l'imprenditore bresciano DON Francesco, a consegnargli a titolo di risarcimento per il fallimento dei predetti affari, una somma pari a l 00 mila euro, così cercando di procurarsi un profitto ingiusto con pari danno patrimoniale per la persona offesa. Non avendo conseguito l'evento per cause indipendenti dalla propria volontà (non essendovi prova certa della successiva dazione di denaro da parte di ASTOLFI Marcel). Violenza e minacce consistite nell'avere PENSABENE Giuseppe percosso con uno schiaffo ASTOLFI Marcel e nell'avergli rivolto pesanti frasi minacciose nel quale gli rappresentava la possibilità di ritorsioni, episodio avvenuto nel pomeriggio dell'1.04.2012, all'interno dell'ufficio di PENSABENE Giuseppe sito a Seveso (MB) vicolo Giani n. 16.

In conclusione il giudizio degli inquirenti sull'effettivo ruolo di Marcel Astolfi nell'organizzazione criminale è il seguente:
"Del pari, nel caso dell'indagato in esame, non è sufficiente per dimostrare un vero vincolo ed una affectio societatis, il fatto che ASTOLFI Marcel si recasse spesso nel "tugurio" dove si incontrava con gli altri sodali, e veniva tenuto aggiornato di tutti gli affari ed eventi che condizionavano la vita del gruppo ed anche di episodi criminali posti in essere nella zona di pertinenza dell'associazione mafiosa. E' lui che, in data 02.01.2012, suggerisce a PENSABENE di effettuare una "bonifica" del "tugurio" allo scopo di rinvenire eventuali microspie [cfr. intercettazione ambientale progr. n. 1978 del 02.01.2012 ore 08.21.52, registrata all'interno del "tugurio", sopra riportata].
Piuttosto, emergono nei suoi confronti singole iniziative illegali para imprenditoriali, per di più fallite, sorte in un contesto di interesse reciproco, ma mai di vera compartecipazione. Il PENSABENE, che non è nato ieri, sembra infatti metterlo alla prova e si adira non poco di fronte agli insuccessi e soprattutto alle consistenti perdite di denaro. Immediatamente pronuncia un "interdetto", escludendo l'ASTOLFI dai rapporti con gli altri (v. conversazione con SANGIOVANNI) e non esita a percuoterlo fisicamente, anche a dimostrazione della sua supremazia.
In altre parole, proprio il confronto con gli altri imprenditori indagati ed associati al PENSABENE consente di delineare una figura diversa per l' ASTOLFI, che effettivamente "cerca" di mettersi in affari col primo, ma non vi riesce e viene presto messo alla porta".


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