Marcel Astolfi, condannato a 5 anni e
mezzo per la bancarotta fraudolenta commessa ai danni di Metalli
Preziosi e Lares, aziende di cui era divenuto proprietario grazie
alla corruzione di un commissario di governo, è stato implicato per un
periodo accertato che va dal 2011 al 2012 nella organizzazione
mafiosa che faceva capo al boss Giuseppe Pensabene.
Questo fatto clamoroso emerso dell'inchiesta della magistratura ha
scatenato la stampa locale (e anche purtroppo il sindaco Alparone)
che si è dilungata in supposizioni infondate sull'ipotesi che i fallimenti fraudolenti provocati dall'Astolfi alle due società fossero in qualche
modo collegati alla 'ndrangheta. Ipotesi completamente campata per aria dal momento
che le due cose sono avvenute in tempi diversi: il crack di Metalli
Preziosi e Lares risale infatti al 2009 mentre l'avvicinamento del "manager"
alla 'ndrina di Seveso è avvenuto due anni dopo.
Leggere l'ordinanza di arresto che
riguarda i rapporti tra Astolfi e l'organizzazione criminale calabro-brianzola è
persino divertente perché si scopre che il "manager", a
quell'epoca già arrestato e rinviato a giudizio per il
fallimento delle due aziende padernesi, aveva tentato di "bidonare" pure
il boss della 'ndrina, Giuseppe Pensabene, ottenendo ingenti
fondi per portare a termine affari sballati da lui proposti provocando così sgradite perdite alla banda.
Ecco alcuni passi che nell'ordinanza sugli
arresti dell'operazione Tibet lo riguardano:
"ASTOLFI Marcel, in qualità di
partecipe (da settembre 2011 sino a maggio 2012), ha procurato diversi affari all'organizzazione
criminale, come il tentativo fallito di importare oro di contrabbando dal Senegal (Capo 51)
dell'imputazione; l'operazione di scambio di denaro contante contro bonifici bancari con il
gruppo di imprenditori bresciani rappresentato da DON Francesco (Capo 42) dell'imputazione];
ed altri affari poi non concretizzatisi. Lo stesso PENSABENE lo aveva inserito
nell'organigramma della sua squadra per seguire gli investimenti nel settore dell'oro. A
maggio 2012, dopo che gli affari promossi da ASTOLFI Marcel erano falliti o non avevano dato
la resa inizialmente ipotizzata, PENSABENE Giuseppe lo allontana dal gruppo associato".
....(Pensabene) mediante violenza e
minacce, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a
costringere ASTOLFI Marcel, procacciatore di affari della sua
associazione mafiosa, che riteneva responsabile del fallimento di
diversi affari come l'importazione dell'oro di provenienza
senegalese, nonché l'interruzione dei rapporti di cambio di denaro
contante contro bonifici bancari o assegni con l'imprenditore
bresciano DON Francesco, a consegnargli a titolo di risarcimento per
il fallimento dei predetti affari, una somma pari a l 00 mila euro,
così cercando di procurarsi un profitto ingiusto con pari danno
patrimoniale per la persona offesa. Non avendo conseguito l'evento
per cause indipendenti dalla propria volontà (non essendovi prova
certa della successiva dazione di denaro da parte di ASTOLFI Marcel).
Violenza e minacce consistite nell'avere PENSABENE Giuseppe percosso
con uno schiaffo ASTOLFI Marcel e nell'avergli rivolto
pesanti frasi minacciose nel quale gli rappresentava la possibilità di ritorsioni, episodio
avvenuto nel pomeriggio dell'1.04.2012, all'interno dell'ufficio di PENSABENE Giuseppe sito a Seveso (MB)
vicolo Giani n. 16.
In conclusione il giudizio degli
inquirenti sull'effettivo ruolo di Marcel Astolfi nell'organizzazione criminale
è il seguente:
"Del pari, nel caso dell'indagato in
esame, non è sufficiente per dimostrare un vero vincolo ed una affectio societatis, il fatto che
ASTOLFI Marcel si recasse spesso nel "tugurio" dove si
incontrava con gli altri sodali, e veniva tenuto
aggiornato di tutti gli affari ed eventi che condizionavano la vita del gruppo ed anche di episodi
criminali posti in essere nella zona di pertinenza dell'associazione mafiosa. E' lui che, in data
02.01.2012, suggerisce a PENSABENE di effettuare una "bonifica"
del "tugurio" allo scopo di
rinvenire eventuali microspie [cfr. intercettazione ambientale progr.
n. 1978 del 02.01.2012 ore 08.21.52, registrata
all'interno del "tugurio", sopra riportata].
Piuttosto, emergono nei suoi confronti
singole iniziative illegali para imprenditoriali, per di più fallite, sorte in un contesto di
interesse reciproco, ma mai di vera compartecipazione. Il PENSABENE, che non è nato ieri, sembra
infatti metterlo alla prova e si adira non poco di fronte agli insuccessi e soprattutto alle
consistenti perdite di denaro. Immediatamente pronuncia un "interdetto", escludendo
l'ASTOLFI dai rapporti con gli altri (v. conversazione con SANGIOVANNI) e non esita a percuoterlo
fisicamente, anche a dimostrazione della sua supremazia.
In altre parole, proprio il confronto
con gli altri imprenditori indagati ed associati al PENSABENE consente di delineare una figura
diversa per l' ASTOLFI, che effettivamente "cerca" di
mettersi in affari col primo, ma non vi riesce e
viene presto messo alla porta".
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