L'emorragia cerebrale che ha
colpito oggi l'ex segretario del PD, Pierluigi Bersani, mi ha
umanamente colpito. La sua sofferenza fisica dimostra che purtroppo
le pesanti sconfitte personali e politiche subite negli ultimi mesi lo hanno crudelmente
percosso.
Ad abbatterlo è stato lo
smacco della non vittoria elettorale di febbraio 2013, ma a
schiantarlo è stata la miserabile pugnalata alle spalle che i
parlamentari "democratici" gli hanno inferto in occasione
dell'elezione del Presidente della Repubblica. Un'esecuzione in puro
stile mafioso che 101 "eletti" di quello che egli credeva
fosse il suo partito, hanno portato a termine a freddo, sbeffeggiando
platealmente la sua leadership e umiliandolo davanti al Paese intero.
L'attuale segretario del PD,
il rottamatore Renzi, in quella vicenda non ha avuto forse responsabilità
dirette, ma ha comunque giocato un ruolo dal momento che, questo è
certo, i pugnalatori di Bersani sono oggi saliti tutti sul suo carro
trionfale. E anche questa consapevolezza deve aver avvelenato non
poco la vita di Bersani in questi ultimi mesi.
E' duro, Infatti, ascoltare il sindaco fiorentino dirsi più interessato alle battute offensive che al
dibattito politico. Sentirlo sostenere con arroganza che lui risponde
agli elettori delle primarie e non ai militanti del partito.
Assistere al lavoro di una segreteria dedita
solo a sfregiare le basi culturali, ideali e programmatiche del
PD, marchiandolo con uno stile di gestione bullesco
e volgare, deve essere stato insopportabile.
Lo è stato per quelli
come me che nel "nuovo partito della sinistra europea" hanno un giorno
creduto. Figuriamoci per lui.
2 commenti:
Non sono un medico e anche se lo fossi non sarei in grado di fare una diagnosi senza esami.
Da fuori vedo che Bersani ha fatto un grande sforzo per trasformare un partito sull'orlo della dissoluzione in una forza ancora capace di vincere e con i referendum e le amministrative di Milano sembrava avercela fatta.
Ha fatto questo lavoro con umiltà e pancia a terra per anni.
Poi è scattato qualcosa che è già scattato altre volte quando la sinistra era troppo sicura di vincere, non solo in lui ma in tutto il PD.
E da dopo le elezioni ha praticamente pagato lui per tutti, prima andando da solo a farsi prendere in giro dai grillini in streaming poi venendo retrocesso a un deputato semplice, scomparso dalle cronache e dai ruoli chiave come se fosse un signor Nessuno. E vedere l'apparato che aveva appoggiato lui saltare sul carro di Renzi è stato l'ultimo atto dell'immolazione del capro espiatorio che paga per tutti come se non ci fossero altri che erano d'accordo con lui quando sbagliava.
Certo questa è la politica quando sei al potere vengono in tanti a Porta Venezia ma quando cadi molti di loro sono a Piazzale Loreto a vederti a testa in giù. Ma cambiando così le cose probabilmente non ci si deve stupire se alla fine rimarrà tutto uguale.
Tanti auguri a Bersani, persona schietta e onesta.
Bisogna però ricordare che la candidatura di Prodi arrivò alla "viva il parroco" dopo il flop di Marini (palesemente osteggiata da Renzi che fin da subito voleva Prodi) che era stato messo lì per cercare il dialogo con Berlusconi.
Per poter candidare Prodi, non gradito per lo più ai dalemiani, bisognava affrontare un percorso diverso e più articolato anche per questi motivi:
1)per qualche neo eletto in parlamento era un nome obsoleto
2)alcuni deputati non ritenevano positivo che Prodi fosse nell'elenco delle persone gradite anche ai 5 Stelle (logica per la quale fu scartato anche Rodotà)
3)Alcuni centristi (e i
dalemiani) ritenevano che candidare Prodi fosse un atto di guerra nei confronti del Pdl e di Berlusconi (logica opposta al dialogo che rappresentava Marini)
Tanti auguri allora a Bersani di pronta guarigione, ma i suoi errori politici restano tutti lì immacolati.
Aris Baraviera
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