martedì 17 dicembre 2013

Il programma di Renzi? Un genere letterario

Come si fa a vincere le primarie e scalare il primo partito italiano senza avere uno straccio di idea credibile da offrire ad iscritti ed elettori? La miglior risposta l'ha data Matteo Renzi con il discorso di domenica scorsa a Milano, quando ha preso possesso della carica di segretario del partito. 
Pippo Civati, ex alleato sul fronte della rottamazione e oggi competitor, ha definito il suo discorso "un genere letterario di successo". In quell'occasione Renzi ha presentato i sette punti del programma da realizzare subito che appaiono però solo parole vuote dal momento che non ha contestualmente spiegato come, con quali risorse e quali azioni concrete egli intende realizzare tale programma.
Partiamo dal primo punto: il lavoro. "La priorità è un gigantesco piano per il lavoro" ha annunciato Renzi. Nella sua piattaforma per le primarie egli proponeva di cambiare i Centri per il lavoro e il sistema della formazione professionale. E di diminuire i contributi a pioggia che ricevono solo alcune aziende per abbassare le tasse a tutte le aziende.
Come potranno i futuri Centri per l'impiego che oggi non producono posti di lavoro (secondo Eurostat nel 2013 solo il 3,7% dei disoccupati ha trovato lavoro tramite i Cpi) a fronte di 10mila addetti ai centri stessi che costano 800 miliardi di euro l'anno? Come si intende cambiare il sistema della formazione professionale che oggi è una fonte di spesa che produce solo guadagni per chi gestisce corsi di formazione? Renzi non lo dice.
Secondo punto: il sussidio universale: "Noi dobbiamo dire che tutti coloro che perdono il posto di lavoro, hanno diritto a un sussidio universale". Si tratta di un'entrata economica garantita dallo Stato a coloro che non hanno un reddito. Anche qui Renzi non dice come e dove intende trovare le risorse per questo istituto di assistenza universale.
Terzo punto: superamento del Senato. "Alla prossima legislatura noi non eleggiamo più 315 senatori. Il Senato non deve più avere una funzione elettiva e va sostituito con una camera delle autonomie, composta di rappresentanti designati da Regioni e enti locali e senza indennità di carica aggiuntive". Una proposta di riforma costituzionale che deve ancora trovare i necessari consensi per avere una speranza di venire realizzata.
Quarto punto: legge elettorale. "Sulla legge elettorale non ci tiriamo indietro, si deve fare entro la fine di gennaio, al netto delle vacanze di Natale". Renzi pensa ad una legge sul modello di quella per l’elezione del sindaco nei Comuni al di sopra dei 15 mila abitanti: un sistema maggioritario con doppio turno nel caso nessuno dei candidati superi in prima battuta la soglia del 50%. Anche qui però è poco credibile che entro gennaio come agli afferma si riuscirà a muovere un passo.
Quinto punto: immigrazione e jus soli. "Nel patto di coalizione serve l'impegno a modificare la Bossi-Fini e inserire lo jus soli". Renzi apre alla possibilità che i figli degli immigrati possano ottenere la cittadinanza italiana, ma va ricordato che questo è già possibile per i nati in Italia al compimento del 18mo anno e comunque non si può definire questa una priorità assoluta del nostro Paese.
Sesto punto: le unioni civili. "I civil partnership, le unioni civili, devono essere nel patto di coalizione". Una bella dichiarazione che deve però fare ancora i conti non solo con i partiti della coalizione ma soprattutto (per le coppie gay) con alcune aree dentro al PD. E anche questa non è una priorità sentita come tale dai cittadini.
Settimo punto: Il finanziamento pubblico. E' la parte più debole del suo "programma". Infatti egli annuncia la sua disponibilità a rinunciare "ai 40 milioni di rimborsi elettorali 2014 a patto che Grillo dica sì ad abolizione del Senato, nuova legge elettorale che favorisca il bipolarismo e rinuncia ai rimborsi anche dei consiglieri regionali". Grillo ha risposto ricordando che il M5S ha già rinunciato ai rimborsi elettorali del 2013 e ha restituito da luglio a oggi circa 5 milioni di stipendi e spese dei suoi parlamentari. Insomma Renzi al posto di dire, stop ai rimborsi subito, pone ridicole condizioni per non fare quello che altri hanno già fatto. Patetico. 
A mio avviso il sindaco di Firenze ha iniziato la sua lunga marcia dentro il partito democratico mostrando subito la debolezza, per non dire inconsistenza, politica delle sue idee. La cosa più divertente è che Angelino Alfano, alleato indispensabile di Letta al Governo, ha definito i sette punti, fregandosi le mani, "un programma di sinistra, sinistra", cioè dal suo punto di vista irrealizzabile e soprattutto perdente. Perché non si occupa concretamente dei problemi, ma cerca di cavarsela cavalcando in qualche modo proposte ideologiche già sentite in passato e che non hanno fatto presa sugli elettori. Se il buon giorno si vede dal mattino....

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